UNO SBARCO COL “MARE IN TEMPESTA” - In questi tempi perturbati, la Porsche comincia una nuova avventura. In un momento di eccezionale difficoltà per l’intera industria automobilistica, alle prese con una crisi per certi versi senza precedenti innescata dalla pandemia di Coronavirus e ora aggravata dalle turbolenze internazionali in ambito politico, economico, energetico e finanziario, la casa di Zuffenhausen ha deciso di affacciarsi sul mercato azionario.
911 MILIONI DI AZIONI - La Porsche ha inaugurato la propria attività come società quotata alla Borsa di Francoforte ieri, 29 settembre 2022, ma la decisione era stata presa già da tempo. L’azienda tedesca controllata dal Gruppo Volkswagen punta a raggiungere entro il 2030 l’80% di auto elettriche sul totale delle unità vendute. Per centrare questo ambizioso obiettivo industriale serviranno circa 53 miliardi di euro: ieri, alla chiusura delle contrattazioni, sono stati collocati 113,9 milioni di azioni, corrispondenti a una raccolta di 19,5 miliardi. “Giocando” su un numero magico e denso di significato, quello che da quasi sessant’anni identifica il modello più famoso nella storia della cavallina bianca di Stoccarda, la Porsche ha suddiviso il proprio capitale in 911 milioni di azioni.
OBIETTIVO 100 MILIARDI - Dopo aver raggiunto nella mattinata di ieri un prezzo massimo di 86,78 euro, la quotazione iniziale si è attestata sugli 82,50 euro per azione. Moltiplicando per 911 milioni si ottiene il valore complessivo stimato: circa 75 miliardi di euro, un dato imponente, non lontano dalla capitalizzazione dell’intero gruppo Volkswagen, che si aggira intorno agli 80 miliardi. In una giornata molto negativa per le borse mondiali, soprattutto tra i titoli del settore automobilistico, l’avvio della Porsche in Borsa non solo evidenzia il segno “più”, ma fa segnare anche la maggior quotazione europea degli ultimi dieci anni. E le attese sono ancor più grandi: secondo il direttore finanziario della Volkswagen, Arno Antlitz, il marchio di Zuffenhausen potrebbe riuscire a superare i 100 miliardi entro il 2026. Sul medio termine, quindi, si prevedono guadagni consistenti, i quali serviranno a finanziare gli investimenti per l’elettrificazione.