AUTO TRENDY, POLITICHE VETERO - A quanto pare la Fiat 500L sta avendo un buon successo. Gli ordini sarebbero già oltre 100 mila e lo stabilimento dove la 500L viene prodotta, in Serbia, deve tenere ritmi di lavoro molto intensi. C’è però il rischio che la riuscita del modello abbia conseguenze negative impreviste per l’immagine per la casa. I ritmi produttivi sostenuti hanno infatti suscitato proteste da parte dei lavoratori dello stabilimento serbo e la vicenda ha portato alla ribalta le condizioni a cui lavorano quelle maestranze, condizioni che fanno apparire la Fiat come “il padrone delle ferriere” di antica memoria.
NON SOLO SOLDI - La vertenza si è aperta con due tipi di rivendicazione da parte dei lavoratori serbi: una salariale e l’altra relativa agli orari di lavoro. Per quanto riguarda il primo aspetto, la Fiat ha concesso senza grandi problemi un aumento del 13% dei salari, ma sul piano mediatico a essere amplificato è stato il valore dei salari: circa 34 mila dinari, cioè attorno a 300 euro al mese. Un importo che appare ancora più povero a fronte degli orari e dei turni di lavoro: 10 ore al giorno per quattro giorni, con frequenti necessità di arrivare a 12 ore e di lavorare anche un quinto giorno a settimana, sia pure per qualche ora in meno.
TURNI CONTESTATI - Oltre all’aumento percentuale delle paghe, l’accordo economico con i lavoratori ha previsto anche l’istituzione della tredicesima mensilità e di un bonus di 350 euro, ma la cosa ha calmato solo in parte i 2.500 lavoratori della fabbrica di Kragujevac, poco lontana da Belgrado. La questione degli orari e dei turni di lavoro resta però aperta con le maestranze che chiedono di lavorare secondo il più tradizionale turno su cinque giorni la settimana per 8 ore al giorno.
SPERIMENTAZIONE - Il turno 4x10 era stato introdotto in via sperimentale e doveva durare sei mesi, ma la Fiat ha poi imposto di proseguire con questa modalità, che per i lavoratori è risultata molto pesante e disagevole. Tutto ciò pone la Fiat in cattiva luce, anche perché è noto che per avviare la produzione della Fiat 500L nello stabilimento di Kragujevac ha beneficiato di un cospicuo contributo dello Stato serbo (circa 400 milioni di euro, la messa a disposizione di terreni, la creazione di una zona franca per gli aspetti fiscali e contributivi). Da notare che lo stabilimento di Kragujevac fa capo a una società appartenente per due terzi alla Fiat e per un terzo allo Stato serbo.
CONSEGUENZE EUROPEE - Per la Fiat l’aspetto più problematico di tutta la vicenda è il cadere della vertenza dello stabilimento serbo nel momento in cui in Italia è aperto un duro contenzioso sindacale riguardante le prospettive industriali, e in Europa si discute di cosa può fare l’Unione europea per consentire all’industria dell’auto di superare l’attuale grave crisi.