MINACCE DI TASSE - È sempre più d’attualità l’atteggiamento che il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, avrà nei confronti dell’industria dell’auto. Dopo aver messo sulla graticola Ford e General Motors (qui per saperne di più) è toccato alla Toyota essere rimbrottata via social network da Trump. Il ragionamento è stato sempre lo stesso: se importerete negli USA auto costruite all’estero, saranno applicati pesanti “tasse doganali” (si parla del 35%).
APPARENTE TRANQUILLITÀ DI GHOSN - Nei giorni scorsi, in occasione dell’apertura del CES di Las Vegas, il presidente dell’Alleanza Renault Nissan, Carlos Ghosn, si era detto molto tranquillo sulla questione: “A proposito di quel che sarà la politica del presidente eletto Trump non bisogna preoccuparsi prima che siano prese iniziative concrete. Aspettiamo di vedere che cosa succederà il 20 gennaio (quando Trump si insedierà alla Casa Bianca). Noi operiamo a livello mondiale, in oltre 160 paesi e dappertutto ci adattiamo alla situazione normativa locale. E quasi dappertutto i governi ci dicono che per vendere dobbiamo costruire in loco; non è una novità. In Cina il 95% delle vetture vendute sono prodotte nel paese; in India addirittura il 97%. Noi, e non intendo noi di Nissan, ma noi costruttori siamo molto pragmatici: ci adattiamo alle varie realtà che incontriamo nel mondo. Sarà così anche negli USA di Trump, sempre che le novità valgano per tutti”. Ma se Trump metterà in pratica le sue idee ripetutamente espresse (revisione del trattato Nafta di libero scambio tra USA, Canada e Messico con introduzione di pesanti tasse doganali sui veicoli importati negli Stati Uniti), forse le case e soprattutto la Nissan avranno poco da star tranquille.
I NUMERI DI UN GRANDE BUSINESS - Il Messico vanta una grande produzione automobilistica (è il settimo produttore mondiale: 3.223.720 unità da gennaio a tutto novembre 2016); l’82,7% della produzione viene esportata: il 72% negli USA, il 10,5% in Canada. La Nissan di Carlos Ghosn produce in Messico, dove ha stabilimenti da 50 anni, oltre 800 mila veicoli (791.437 unità da gennaio a novembre), soprattutto Versa e Sentra. Poco meno della metà di questi veicoli (371.705 tra auto e veicoli commerciali) sono esportati negli Stati Uniti, dove peraltro ha altre fabbriche. Tali veicoli rappresentano circa un quarto delle vendite Nissan negli USA. E con numeri di tali dimensioni, la prospettiva di un nuovo regime doganale non può che inquietare.
GLI ALTRI SULLA GRATICOLA - In situazioni analoghe possono considerarsi la General Motors, la Ford e la FCA. La GM nei primi undici mesi del 2016 ha prodotto in Messico 649.823 veicoli, sportandone 424.668 nel Nord America. La Ford è arrivata a 363.396 unità prodotte e a 338.293 esportate nel Nord America. Il gruppo FCA conta 425.498 veicoli prodotti nei mesi da gennaio a novembre, con 391.515 veicoli esportati nel Nord America (in prevalenza “commerciali” leggeri: 382.100. Mazda e Honda, anch'esse presenti i Messico con fabbriche, sono dipendenti dal mercato statunitense per il 30 e il 10%, rispettivamente, della loro produzione. Anche la Toyota, messa all'indice da Donald Trump, esporta circa il 10% della sua produzione messicana negli USA (i pick-up Tundra e Tacoma), quindi sarebbe solo marginalmente colpita dalla tassa doganale.