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Putin fa pressione su Renault per salvare Avtovaz

05 ottobre 2009

Intervento del presidente russo perché i francesi partecipino al salvataggio della Avtovaz, di cui sono soci (col 25% delle azioni) dall’inizio del 2008. Ma neanche la Gaz, l’altra Casa automobilistica russa, se la passa bene, anzi…

La Lada Niva

UN ANNO NERO – Nel febbraio 2008 il mercato automobilistico russo sembrava destinato a una crescita inarrestabile. E la Renault pensò di espandersi a Est comprando (per oltre un miliardo di dollari) un quarto delle azioni della Avtovaz, il più grande tra i Costruttori locali. Oggi è cambiato tutto. Mentre nell’Europa occidentale gli incentivi hanno contenuto il calo delle vendite all’8,1% (dati da gennaio ad agosto 2009) e negli ultimi mesi si vedono segni di ripresa, a Mosca le cose vanno malissimo. Il crollo, in Russia, è addirittura del 51%, con una punta negativa del 56% proprio in agosto, rispetto allo stesso mese del 2008.

La situazione sta mettendo a dura prova Avtovaz e Gaz, che hanno annunciato forti tagli di personale (trovate qui la news): 27.600 dipendenti la prima (più di un quarto della propria forza lavoro) e circa 14.000 la seconda. Il futuro è incerto, con probabili ripercussioni negative, per quanto riguarda Gaz, persino sull’acquisizione di Opel: i russi sono partner di Magna e Sberbank nella cordata che ha comprato da GM la Casa tedesca.

 

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L'INTERVENTO DEL GOVERNO - Quella messa peggio, però, è la Avtovaz, che nei giorni scorsi ha ricevuto un sostanzioso aiuto di stato (25 miliardi di rubli, più o meno 827 milioni di dollari) per evitare la bancarotta. L’iniezione di soldi freschi non è bastata: al Costruttore (che prevede di chiudere in perdita il 2009 per 35 miliardi di rubli) servono almeno altri 12 miliardi per continuare l’attività. Di qui l’intervento di Putin (foto qui sopra): “noi abbiamo fatto la nostra parte, abbiamo difeso i nostri interessi”. Se la Renault non contribuirà, il governo di Mosca potrebbe pretendere un ridimensionamento della sua quota, pari al 25% delle azioni.

NATA CON LA FIAT – La Avtovaz nasce nel 1966 in seguito a un accordo tra l’allora governo sovietico e la Fiat, per produrre auto popolari a Togliattigrad (a un migliaio di chilometri a Sud-est di Mosca). Nell’Europa occidentale le macchine dell’azienda russa sono vendute con il marchio Lada.

 

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La "mitica" Zhigulì.

 

I MODELLI - La prima vettura prodotta è stata la Lada-Vaz 2101 (nota anche come Zhigulì), costruita su licenza Fiat. Si trattava della Fiat 124, spinta da un “1200” da 60 CV e con le sospensioni rinforzate per poter circolare sulle disastrate strade russe. Gli elevati standard qualitativi (rispetto alla media delle auto russe di allora) consentirono alla Zhigulì (foto qui sopra) di ottenere un grande successo negli Anni 70. Successo che condivise, dal 1976, con la fuoristrada Niva, ancora in produzione e in vendita anche in Italia.

La “star” degli Anni 80 è stata la Samara, in versione berlina (a tre e cinque porte) e famigliare, con motori “1100”, “1300” e “1500” e trazione anteriore. Della Samara sono anche state fatte versioni da rally e con la trazione integrale permanente.

 

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La Lada Priora a quattro porte.

Oltre alla Niva, oggi la Avtovaz produce la Kalina a tre e quattro porte e wagon (lunghezze da 385 a 404 cm), la 110 (428 cm) e la Priora (nella foto qui spora), una berlina e station wagon (435 cm).

700.000 AUTO ALL’ANNO
- L’Avtovaz impiega 105.000 persone. Lo stabilimento di Togliattigrad sforna ogni anno circa 700.000 auto e nel passato è arrivata più di un milione.

I soci, oltre alla Renault sono Russian Technologie e la cordata Troika Dialog; il resto del capitale è in mano all’azionariato diffuso. L’ingresso nella Avtovaz è costato a Renault 1,17 miliardi di dollari, in parte già rientrati grazie a un accordo di cessione di licenze per la produzione di modelli Lada basati sulla Dacia Logan.

GAZ: LA RIVALE DI SEMPRE
- È la seconda Casa russa per produzione, oltre che una delle più antiche: è stata fondata nei primi Anni 30 a Nižnij Novgorod (città che dal 1932 al 1991 ha avuto il nome di Gorki).

 

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La Gaz 21 "Volga".

 

L’AUTO DELLA NOMENCLATURA - La macchina più nota, la Gaz 21 “Volga” del 1956 (foto qui sopra) era un po’ la “Mercedes sovietica”, riservata ai funzionari del PCU, mentre per le massime cariche dello Stato c’erano le limousine ZIL e le “Chaika”, di ispirazione americana nella forma e nelle dimensioni. Oggi la Volga è un oggetto di culto in Russia, dove le sono dedicati vari fan club. Persino Vladimir Putin la apprezza, tanto che nel 2005 ha accolto George Bush proprio a bordo di una vecchia Gaz 21 perfettamente restaurata: sembra che dopo averlo invitato a guidare, sia stato costretto a riprendere in mano il volante, viste le difficoltà dell’americano col cambio manuale.

La GAZ è nota anche per la produzione delle prime fuoristrada, ispirate alle “jeep” costruite negli Stati Uniti durante la Seconda Guerra Mondiale.

Dopo aver acquisito nel 2006 dalla Chrysler un impianto di produzione dismesso dove veniva assemblata la Dodge Stratos, nel 2008 ha messo in produzione un nuovo modello, derivato in parte dalla Chrysler Sebring e denominato Volga Siber.

 

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La Gaz Volga.


NON SOLO AUTOMOBILI
- Attualmente l’azienda si chiama “Gaz Group” e comprende il ramo delle autovetture (appunto GAZ), autobus (Liaz e Paz) e  furgoni. La produzione automobilistica si limita alla Volga (discendente della “mitica” GAZ 21), una berlina di rappresentanza a quattro porte e cinque posti, lunga quasi cinque metri. È proposta con un motore 2.3 a benzina da 130 CV e con un 2.1 a gasolio da 110 cavalli.

Di proprietà del finanziere russo Oleg Deripaska, il Gaz Group ha la sua fabbrica più importante a Nizny Novgorod, a Est di Mosca.



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Ritratto di XMas
5 ottobre 2009 - 14:52
Chissà perché, Renault (o chi per lei) dovrebbe intervenire nel salvataggio di cotanta casa automobilistica: capisco il potere del gas e delle altre risorse naturali; capisco gli sntichi legami diplomatici tra le due nazioni (Francia e Russia, Zarista addirittura) dopo; ma che sia imposto da Kzar Putin il salvataggio, sinceramente... Senza contare che, viste le sovrappoisizioni di quote con la cordata pro-Opel, vorrei mai che ci ritrovassimo per questa via il marchi tedesco in mani francese. Non credo che la Merkel apprezzerebbe. E forse, anche le varie Antitrust (et similia) europee, potrebbero avere da ridire...
Ritratto di giò
5 ottobre 2009 - 14:57
Se la qualità delle macchine non migliora, vedo un futuro davvero nero per l'industria automobilistica russa. Renault può dare una mano decisiva per portare una ventata di modernità, come ha fatto con la Dacia (ma deve avere anche un tornaconto economico). Tuttavia la casa francese da sola non basta. I cinesi e gli indiani sono alle porte, e da loro la qualità sta migliorando continuamente e i prezzi restano bassi. Senza una radicale razionalizzazione del settore e pesanti investimenti... addio Lada. Gaz e Ural (con buona pace dei nostalgici).
Ritratto di giuggio
5 ottobre 2009 - 15:23
è vero, le auto sono rimaste quelle da socialismo reale... fuori dalla Russia (dove immagino siano "incentivate" in qualche modo rispetto alla concorrenza europea e giapponese) sono improponibili. In italia arriva la Lada Niva a 12.000 euro. Pochi? Mah, per un modello che è rimasto uguale dagli anni 70 a oggi, non direi.
Ritratto di zot
5 ottobre 2009 - 15:06
Certo che la situazione per la Magna si fa pesante: prima le commesse Fiat che si volatilizzano, adesso un socio col fiatone. Resterà col cerino Opel in mano?
Ritratto di vincenzo77
5 ottobre 2009 - 15:10
capisco che bisogna salvare il salvabile, ma da salvare ci sono solo i posti di lavoro dei dipendenti. Bisognerebbe partire con pregetti nuovi: ad esempio la renault,dopo aver messo le mani in"tasca", potrebbe contribuire alla realizzazione di una specie di sandero, che per i russi sarebbe una ferrari, e risollevare le vendite.
Ritratto di Montanelli
5 ottobre 2009 - 17:13
Certo che acquistare dei marchi che hanno una diffusione limitata è rischioso: se nell'est europa l'economia va male, le auto non sono piazzabili da nessun'altra parte perché costruite come 30 anni fa. Credo che nemmeno in Cina le vogliano.