CARTA CANTA - La documentazione raccolta da Diego Brambilla, segretario della FederIspettori (l’associazione degli ispettori, ossia degli operatori, addetti alla revisione), si basa sui numeri ufficiali: in Italia, il 99,8% delle auto sottoposte alla revisione periodica obbligatoria viene promosso, quando nel resto d’Europa la percentuale di vetture ammesse scende a 90. Statistiche anomale, sottoposte ieri all’attenzione del parlamento europeo. Il sospetto è che da noi le revisioni siano spesso all'acqua di rose, a discapito della sicurezza stradale: circolano auto pericolose che aumentano le probabilità di incidente. Problema acuito da un’età media altissima del parco nazionale. Senza contare le conseguenze negative a livello ambientale, se macchine troppo inquinanti viaggiano lungo lo Stivale.
LA NOSTRA INCHIESTA - Proprio per tutelare sicurezza e ambiente, nove anni fa l’Ue aveva imposto in tutta la comunità procedure più rigide in sede di verifica ministeriale, con la direttiva 2014/45. Che però sono inefficaci, come alVolante (nel n. 5/2021della rivista) ha dimostrato con un’indagine sul campo: i furbetti della revisione facile la fanno franca senza intoppi.
ALLE RADICI DEL MALE - Secondo Brambilla, l’eccezione Italia ha più spiegazioni. Anzitutto, da noi i centri di controllo dove vengono effettuate le revisioni sono 9500: troppi rispetto al necessario. Per battere la concorrenza, è possibile che alcuni centri siano di manica larga, promuovendo auto che invece andrebbero bocciate. Inoltre, l’organismo di supervisione, prescritto dalla direttiva 2014/45, e affidato in Italia al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, non svolge in modo adeguato l’attività di vigilanza, in quanto il personale preposto è insufficiente, dice la FederIspettori. Terzo, chi effettua la revisione è un dipendente del centro di revisione: un conflitto d’interessi che impedisce ai controllori di svolgere il proprio compito in modo imparziale.
QUALI SOLUZIONI - Ecco perché Brambilla ha proposto in sede europea di agire in due direzioni: irrobustire l’organismo di supervisione, e rendere gli operatori che effettuano le revisioni indipendenti dai centri di controllo delle auto (come già avviene per i mezzi pesanti da febbraio 2023, con ottimi risultati). Ma ora, l’Ue indagherà: obiettivo, capire se e dove in Italia le revisioni siano fasulle. Non va esclusa la possibilità che contro l’Italia venga aperta una procedura d’infrazione, procedendo all’invio di una “lettera di messa in mora”: lo Stato deve presentare le proprie osservazioni. Se queste non convincono, si passa al contenzioso e alle sanzioni. Non sarebbe la prima volta: le multe pagate dall’Italia all’Ue ammontano a un miliardo di euro. Qualche esempio? Circa 282 milioni per le discariche abusive in Campania, altri 253 milioni per quelle nel Paese, e 114 milioni per il mancato recupero degli aiuti concessi alle imprese nel territorio di Venezia e Chioggia. Per adesso, ci sono circa 80 procedure d’infrazione pendenti.
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