Di piloti ne ho conosciuti tanti, ma la grinta, la consapevolezza e la determinazione di Sabine Schmitz, raramente l’ho ritrovata nei suoi colleghi di sesso maschile. Non avrei mai immaginato che quella ragazzina che, tanti anni fa, avevo visto giocare col suo cane nei dintorni dell’hotel Am Tiergarten (gestito dalla sua famiglia, dove vado dagli anni ottanta) e che si fermava in raccoglimento ogni volta che sentiva il rombo di una vettura sportiva, fosse destinata a diventare uno dei piloti più veloci e coriacei che io abbia poi incontrato sul circuito del vecchio Nürburgring.
Disponibile, ilare, amante del buon cibo e del buon vino, sprizzava simpatia da tutti i pori e aveva un sorriso contagioso, che si arricchiva di due lunghe fossette verticali nelle guance quando era particolarmente contenta. Conosceva a memoria ogni imperfezione e ogni angolo della sua Nordschleife (l’Anello Nord del Ring), tanto che, quando la direzione del tracciato riasfaltava alcuni tratti, immancabilmente si arrabbiava perché avrebbe dovuto riprogrammarsi mentalmente su quel tratto. Nell’”Inferno Verde” era capace di portare al limite qualsiasi auto, ma la divertivano molto quelle meno recenti, come Golf e Volkswagen Passat Wagon, con le quali girava in tempi da supercar. E sono ormai leggendarie le sue gesta alla guida di un vecchio furgone Ford Transit alleggerito, assettato e tenuto insieme col nastro adesivo, col quale riusciva a “dare la paga” a vetture ben più performanti.
Anche la sua brillante carriera agonistica ha avuto come comune denominatore il Nürburgring: nel 1996 (con un successo bissato nel 1997) è diventata la prima e unica donna a vincere la 24 Ore del Ring alla guida di una BMW M3, e nel 1998 ha conquistato pure il titolo di endurance VLN (un campionato che si disputa tutto sulla Nordschleife). In aggiunta, è stata l’”autista” ufficiale del “Ring Taxi” (con una BMW M5 portava in giro sul circuito appassionati e turisti assetati di brividi e adrenalina) e, dal 2004, ha pure intrapreso la “carriera televisiva” nel noto programma Top Gear, trasmesso dalla BBC.
Purtroppo, la nostra Sabine non è riuscita a cogliere la vittoria più importante, per la quale ha combattuto più strenuamente: quella contro la terribile malattia che il 16 marzo scorso l’ha portata via per sempre. Alla famiglia Schmitz, alla mamma Ursula, alle sorelle Susanne e Petra, al fratello Beat (col quale ha condiviso la passione per gli elicotteri), nonché al marito Klaus Abbelen e al cognato Patrizio Persiani (attuale gestore del ristorante Pistenklause), vanno le più sentite condoglianze di alVolante e alvolante.it.