CONTRO VOLKSWAGEN - “Un bagno di sangue sui prezzi e sui margini”, così Sergio Marchionne (foto sopra), amministratore delegato del gruppo Fiat Chrysler e presidente dell'Acea, l'unione dei costruttori operanti in Europa, definisce la politica di sconti del gruppo Volkswagen in occasione di un intervista rilasciata all'International Herald Tribune. La dichiarazione, che non viene argomentata nel corso dell'articolo pubblicato dal noto quotidiano americano, fa parte di un più ampio discorso nel quale Marchionne evidenzia come il settore auto in Europa sia gravemente in crisi. Come già ribadito in occasione al Cars21 (Competitive automotive regulatory system for the 21st century), secondo il top manager italiano, la Commissione Europea dovrebbe “coordinare una razionalizzazione del settore in tutte le compagnie. Quelli che davvero non si sono mossi in questo senso sono i francesi e i tedeschi, che non hanno ridotto minimamente la capacità. Tutti dovrebbero apportare dei tagli”.
COSTRUTTORI DIVISI - Il punto su cui battere, secondo Sergio Marchionne, è sempre lo stesso: risolvere il problema della sovraccapacità produttiva, ovvero avere stabilimenti che producono molto meno di quanto potrebbero. Un tema “caldo” che coinvolge le politiche dei singoli stati membri dell'Unione Europea, dato che rende necessaria la chiusura di impianti e tagli alla forza lavoro. E sul quale i costruttori di auto sono apparsi divisi: se gli stabilimenti di Fiat, Citroën, Peugeot e Renault lavorano solo al 60%, nel migliore dei casi al 75%, della loro capacità produttiva, quelli dei gruppi BMW, Daimler (Mercedes) e Volkswagen sono impegnati per oltre il 90%. Una differenza presto spiegata: i primi sono strettamente legati al mercato europeo e risentono pesantemente del crollo della domanda di nuove auto, mentre quelli tedeschi possono contare sul forte incremento delle vendite negli Usa e in Cina.