CROLLO VERTICALE - In un documento congiunto, le più importanti associazioni della filiera automotive italiana (ANFIA, UNRAE e Federauto) esprimono grande preoccupazione per le scelte fatte dal Governo, nel recente Decreto Rilancio. Scelte che si limitano al rifinanziamento del fondo per l’acquisto di vetture a basse emissioni. Secondo queste associazioni si tratta di un intervento che non permetterà un’effettiva ripartenza del settore in Italia. Perché nonostante il grande impegno profuso verso forme di mobilità sempre più pulite, le condizioni sono profondamente mutate. E i numeri ci dicono che l’impatto della pandemia del coronavirus è stato terrificante: i livelli produttivi sono crollati del 21,6% nel primo trimestre dell’anno, periodo in cui le auto costruite sono in diminuzione del 24% rispetto a gennaio-marzo 2019.
CONSEGUENZE PESANTI - Il lockdown ha provocato in pratica un azzeramento delle vendite (-85,4% a marzo e -97,5% ad aprile): circa 361.000 immatricolazioni perse rispetto a un anno fa. E la “semplice” riapertura dei concessionari, dicono, non basta a riavviare il mercato, vista la situazione di grande incertezza in cui versa il Paese. Così, in mancanza di interventi mirati, le previsioni indicano che il 2020 si chiuderà con circa 5-600.000 unità in meno rispetto al 2019 determinando, tra l’altro, un mancato gettito Iva di circa 2,5 miliardi di euro. E tra le mille difficoltà le associazioni segnalano le difficoltà nello smaltimento dei veicoli in stock presso le case automobilistiche e i concessionari: una mole di vetture invendute che provocherà danni ingenti a tutti, a cominciare dai concessionari già logorati da due mesi di azzeramento del fatturato.
PERCHÉ NON SI FA NULLA? - Per ANFIA, UNRAE e Federauto è incomprensibile che in Italia non si faccia nulla per salvaguardare il settore dell’auto e ribadiscono che non c’è più tempo: è necessaria un’importante campagna di incentivi per la rottamazione di auto e commerciali vetusti e l'acquisto di autoveicoli di ultima generazione. Incentivi che dovranno necessariamente allargare il numero dei beneficiari, sempre nel pieno rispetto degli obiettivi di sostenibilità ambientale.