LE COMPAGNIE NON C’ENTRANO - Le Rca rincarano, ma stavolta non per volere delle compagnie assicuratrici: il decreto legislativo 68/2011 stabilisce infatti che le 86 province (nelle regioni a statuto ordinario) possano variare (verso l’alto o il basso) fino a 3,5 punti percentuali le imposte sulla Rca, oggi al 12,5%. Il tutto rientra nella riforma del fisco in senso federalista. Sono già 36 le province che hanno alzato l’aliquota: quasi tutte al 16%; qualcuna al 15,5 o al 15%.
QUANTI SOLDI BALLANO - Prima della riforma federalista, sulla tariffa Rca versavamo il 12,5% di imposte e il 10,5% di contributo al Servizio sanitario nazionale: totale, 23%. Adesso, nelle province che applicheranno l’aumento massimo di 3,5 punti percentuali, le imposte saliranno dal 12,5 al 16%; in tutto, dal 23 al 26,5%. Tradotto in soldoni, stando ai calcoli del sindacato Uil, la polizza è più cara di circa 40 euro l’anno. E non di 15 euro l’anno come indicato inizialmente: leggi qui per saperne di più.
ATTESA VANA - Tanto per fare qualche esempio, secondo un rapporto della Uil, nella provincia di Milano l’aumento comporterà entrate aggiuntive per 4,5 milioni di euro, a Bologna 1,4 milioni; a Treviso 1,3 milioni, a Verona 1,1 milioni. In teoria, le province potrebbero anche far scendere l’aliquota, ma nessuna l’ha fatto. Ed è difficile che questo accada, visto che le entrate degli enti locali sono in calo da anni. Ancora meno probabile che le province scompaiano, come fino a qualche tempo fa pareva dovesse succedere.
> L’elenco delle province che hanno alzato la tassa