VERTENZA CHIUSA - La Fiat chiude la partita al tavolo di Termini Imerese. Nella sede del ministero dello Sviluppo economico sono stati finalmente firmati gli accordi che sanciscono la cessione dello stabilimento siciliano alla Dr Motor (al prezzo simbolico di 1 euro) e regolano la posizione dei lavoratori. L’intesa raggiunta con le parti sociali prevede il prepensionamento “incentivato” per i 640 lavoratori (saranno mantenuti i criteri pensionistici attualmente vigenti); gli altri 926 dipendenti saranno invece riassunti dalla nuova proprietà, vale a dire il gruppo automobilistico dell’imprenditore Massimo Di Risio, che subentrerà alla Fiat dal primo gennaio.
Come confermato dalla Dr Motor al Motor Show di Bologna, la DR3 TI sarà il primo modello ad uscire dalla fabbrica siciliana entro la fine dell'anno prossimo.
I TERMINI DELL’ACCORDO - In dettaglio, dal mese prossimo i 1566 dipendenti attuali di Termini Imerese saranno messi in cassa integrazione straordinaria fino due anni, dopo i quali potranno scattare fino quattro anni di mobilità. L’obiettivo è portare, da qui a sei anni, 640 tra impiegati e operai a maturare i requisiti d’anzianità per la pensione. Dal canto suo, la Dr Motor si è impegnata a investire nello stabilimento 110 milioni per la produzione di quattro modelli. I piani sono di tutto rispetto: si parla di 1312 assunzioni in quattro anni (di cui 241 nel 2012) e di una produzione di 60.000 vetture all’anno una volta che la fabbrica sarà a regime (nel 2017).
La sigla "TI" della nuova berlina a cinque porte della DR vuole essere un omaggio alla fabbrica di Termini Imerese.
INTERVENTO DEL GOVERNO - Si sblocca così un braccio di ferro che dura da un paio d’anni. Determinante, a questo proposito, l’intervento del neo ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, che ha convinto la Fiat a versare nell’operazione più soldi di quanti inizialmente previsti, portando il totale da 15 a 21 milioni, di cui 13 per coprire la mobilità incentivata dei 640 esuberi. Soddisfatti pressoché tutti i sindacati. Anche quello più critico nei confronti della politica industriale del Lingotto, ovvero la Cgil: “Il miglior accordo possibile sarebbe stato quello di non chiudere lo stabilimento della Fiat”, ha dichiarato il segretario Susanna Camusso. “Date le scelte del Lingotto, tuttavia, quello è l’accordo migliore che è stato possibile fare per dare prospettiva a quei territori”. Si chiude così uno dei fronti di trattative più caldi in Italia per l’amministratore delegato Sergio Marchionne, il quale si è affrettato a smentire le notizie circolate ieri sui media relative all’intenzione della Fiat di lasciare il nostro Paese.