Non arrivano buone notizie dalla casa giapponese Toyota che ha nuovamente abbassato le sue prospettive di vendita per il futuro. Perché? Le cause sono, più o meno, le stesse che ben conosciamo, vista l'attuale situazione geopolitica, ma anche sanitaria: carenza di semiconduttori, crisi dell'energia e strascico proveniente da una produzione rallentata dalla pandemia per Covid. Il risultato conseguente non può che portare alla diminuzione del guadagnato.
Tornando ai numeri, Toyota ha ridotto le sue previsioni di vendita globali a 8,25 milioni di veicoli per l'anno fiscale in corso (il termine è previsto per il 31 marzo 2023) da una previsione precedente di 8,55 milioni di veicoli, con la casa giapponese che ha affermato che non riuscirà a produrre i 480.000 veicoli stimati per il periodo di tempo da gennaio a marzo 2023.
"Non pensiamo che questo squilibrio tra domanda e offerta di microchip migliorerà nel prossimo futuro (qui per saperne di più), inoltre il coronavirus è ancora presente e le prospettive rimangono poco chiare". Queste le dichiarazioni che arrivano 'dai piani alti' della Toyota. "Questa situazione incerta probabilmente continuerà nel prossimo anno fiscale".
La soluzione trovata da Toyota porta, inevitabilmente, a un aumento dei prezzi delle auto per il cliente finale europeo e americano (Toyota nei giorni scorsi aveva fatto sapere di aver riportato una grossa perdita in Nord America) anche per sopperire ai costi delle materie prime e della crisi energetica in atto.
Toyota perderà la sua nomea di "produttore di qualità ma a buon prezzo"? Certo che no. Almeno a sentire Jun Nagata, chief communication officer di Toyota che afferma come lui e i suoi collaboratori stiano lavorando giornalmente per trovare il giusto livello di prezzi, per le proprie vetture, sulla base delle nuove condizioni del mercato automotive, cosi da permettere alla Toyota di essere una realtà ancora redditizia, ma pur sempre a buon mercato.