Volkswagen Golf: 50 anni e non sentirli

Con la seconda generazione, il design della Golf viene modernizzato, mantenendo comunque il DNA all’insegna della semplicità del modello, in continuità con la paternità stilistica di Giugiaro. La Golf 2 cresce di quasi 30 cm, arrivando a una lunghezza di 399 cm. Debuttano su questa generazione tecnologie come l’ABS e la trazione integrale, ma si perde per il momento la variante scoperta. Fanno la loro prima apparizione le versioni Syncro e Rally. Nel 1991, termina la vita della seconda generazione, con un totale di 6,3 milioni di esemplari costruiti.

La Golf terza serie, prodotta in 4,8 milioni di unità, apre una nuova era in termini di sicurezza. È per esempio il primo modello della Volkswagen disponibile con gli airbag frontali e il design della sua carrozzeria, più tondeggiante e cresciuto fino a 407 cm, porta notevoli miglioramenti nelle sue capacità protettive in caso di incidente. Debuttano anche i primi airbag laterali e il sistema di controllo della velocità. Sul fronte dei motori, bisogna segnalare l’ingresso in gamma del primo 6 cilindri, mentre per la prima volta i clienti possono acquistare anche una Golf station wagon. La terza generazione della Golf è anche la prima Volkswagen a vincere il premio di auto dell’anno, nel 1992. 

Raggiunge i 415 cm di lunghezza la Golf quarta serie, che evolve lo stile della terza. Aumenta la qualità degli interni, anche per differenziarla dalle cugine Seat Leon e Skoda Octavia costruite sullo stesso pianale. Allo stesso tempo aumenta la sicurezza, con il debutto dell’ESP. Mentre la GTI ha un 1.8 turbo da 150 CV, nel 2002 esordisce un modello ancora più sportivo, la R32 a trazione integrale con il 6 cilindri a V stretta da 241 CV. La Golf 4 è anche la prima Volkswagen a essere equipaggiata con il cambio a doppia frizione DSG. Alla fine della sua carriera raggiunge i 4,9 milioni di esemplari prodotti.

Nel 2003, la Golf cresce ancora, questa volta di 5 cm, e arriva a 420 cm di lunghezza. Debuttano la monovolume Golf Plus, mentre la cabriolet non si chiama Golf ma Eos, pur essendo costruita con la stessa meccanica. Qualità e comfort superiori la distinguono dalla concorrenza, grazie anche alla carrozzeria saldata al laser che ha aumentato del 35% la rigidità torsionale, sospensioni posteriori a 4 bracci, fari bi-xeno e cambio DSG a 7 rapporti. Nei 5 anni di produzione vende 3,4 milioni di unità.

Per la prima volta nella sua storia, la sesta generazione non fa aumentale le dimensioni del modello precedente. Del resto la Golf sesta serie, prodotta in 3,6 milioni di esemplari, è un profondo aggiornamento della quinta, rinnovata con linee più spigolose. Fa un grande passo avanti però in termini di sicurezza, ottenendo il massimo dei voti nei crash test dell’Euro NCAP. Nuovi assistenti per gli abbaglianti automatici, per il parcheggio, per la partenza in salita e il controllo adattivo del telaio convincono la giuria a farla diventare World Car of the Year nel 2009. La Golf GTI arriva a 213 CV, mentre la R perde 2 cilindri e trova un 4 cilindri turbo da 2,0 litri capace di 270 CV.

Nel 2012 arriva la Golf 7, basata su un pianale completamente nuovo chiamato MQB, che consente di ridurre il peso fino a 100 kg, con conseguente risparmio di carburante anche del 23%. Walter de Silva di ispira dichiaratamente alla prima generazione, rispetto la quale però è molto più lunga: 426 cm. Sono disponibili nuove tecnologie come il sistema di frenata automatica post-collisione, il cruise control adattivo e il sistema di frenata d’emergenza. Nel 2014 debutta la prima Golf completamente elettrica, la e-Golf, che si aggiunge nella gamma elettrificata alla plug-in hybrid GTE. Fino al 2019 vengono prodotte 6,3 milioni di Golf 7.