Magari non diventerà un campione di primissimo livello, ma il brasiliano di origini libanesi appare qualcosa in più di un onesto comprimario: la sua carriera si è svolta finora con percorsi differenti da quelli ormai classici (ha rifiutato di entrare anni fa nello junior team della Red Bull per farsi gestire da Steve Robertson, che ha fatto muovere i primi passi agonistici a Kimi Raikkonen e a Jenson Button), fino ad arpionare il sedile della Sauber nel 2015, grazie anche all'appoggio del Banco do Brasil. Sulla monoposto elvetica, Nasr è stato autore di un debutto da incorniciare (quinto in Australia: la Sauber aveva chiuso il 2014 senza marcare punteggio iridato), di un nono posto a Montecarlo con una condotta di gara molto matura, ma anche di sei ritiri di fila nella fase centrale del campionato, dove è stato spesso inferiore al compagno di squadra Ericsson. Nasr ha interrotto la serie negativa con un sesto posto in Russia e un nono negli Stati Uniti, concludendo il Mondiale a pari punti con un pilota d'esperienza come Maldonado: per il 2016 l'obiettivo è quello di essere consistente e di capitalizzare le occasioni che si potranno presentare, anche se la situazione finanziaria del team per cui corre rende pieno di punti interrogativi l'immediato futuro del brasiliano.