7 SECONDI IN MENO - Sebasatian Vettel ha stabilito pochi giorni fa il nuovo record della pista sul circuito di Montreal, dove nello scorso fine settimana si è svolto il Gp del Canada di Formula 1, riportando la Ferrari in pole position nel paese degli aceri a 17 anni dall’ultima volta. Il tempo fatto registrare dal pilota tedesco (1:10.764 minuti) è inferiore di oltre sette secondi a quello stabilito nel 2008 da Lewis Hamilton, che si assicurò la pole position con il crono di 1:17.886 minuti. Questo raffronto fa capire quanto sono cambiate le monoposto negli ultimi 10 anni, a partire dal 2017, in occasione dell’arrivo di pneumatici più larghi che migliorano la tenuta un curva e di conseguenza fanno scendere i tempi sul giro. Non meno profonda è stata l’evoluzione dei freni, come dimostrano i numeri forniti dalla specialista Brembo.
“MORDONO” DI PIÙ - La Brembo ha calcolato infatti che sulla pista canadese ora servono in media circa 88 metri per una frenata, contro i 113 del 2008 (-22,2%). Prima dell’ultima curva, nello specifico, i piloti hanno frenato in 98 metri quest’anno e in 117 dieci anni fa. In maniera quasi analoga si è ridotto il tempo necessario per rallentare, minore del 15,5% rispetto al 2008, a tutto vantaggio dei tempi sul giro. Al miglioramento dei tempi concorre anche l’aumento della forza esercitata dai piloti sul pedale del freno, che è passata dai 129 chili del 2008 ai 134 chili di quest’anno.
DIVERSI PER OGNI TEAM - In dieci anni è migliorata del 15% la leggerezza delle pinze freno, i fori per la dissipazione del calore nei dischi sono passati da 200 a 1.400 e l’energia smaltita dalle pastiglie è cresciuta del 10%, accorgimenti fondamentali per evitare che l’impianto frenante si surriscaldi e di conseguenza peggiori la sua resa giro dopo giro. Ciò si traduce anche nel miglioramento dell'intensità della frenata: nei rallentamenti a Montreal 2008 si raggiunse una decelerazione di 4,2 G, mentre quest’anno lo stesso valore ha raggiunto i 4,7. Secondo la Brembo ciò sarà ancora più evidente a Monza, una pista “ostica” per i freni, dove nel 2008 non si superavano i 5 G in frenata e quest’anno dovrebbero raggiungersi i 6. Il miglioramento delle prestazioni in frenata non va attribuito solo ai dischi e alle pinze, diventate molto più efficienti e personalizzabili negli ultimi anni (ogni scuderia li ha diversi), ma anche al naturale progresso dei pneumatici e dell’aerodinamica.