CON L’USATO SI RISPARMIA - Dal 2012, la Fiat Panda è l’auto più venduta in Italia e continua a convincere il pubblico per la praticità, la facilità d’uso, il prezzo relativamente abbordabile e i bassi costi di gestione. Ma di citycar ce ne sono tante altre, che possono soddisfare esigenze e gusti diversi sempre restando fra le auto che meno intaccano il conto in banca. Soprattutto puntando su un usato, come quelle trattate in questa pagina, può far risparmiare molte migliaia di euro.
COSA CONTROLLARE - Prima di comprare una citycar, verificate le componenti più sollecitate nell’uso urbano. Come la frizione: se il pedale si muove a scatti anziché fluidamente può essere danneggiato il cuscinetto reggispinta. Se, invece, accelerando a fondo in terza o in quarta il motore sale di regime più rapidamente di quanto cresca la velocità dell’auto, può trattarsi di un problema al disco. In ogni caso, va cambiato tutto il complessivo (mettete in conto € 500). Chinatevi sui pneumatici: l’usura irregolare del battistrada, come pure la presenza di rigonfiamenti nei fianchi o di graffi molto evidenti nelle calotte copriruota o nei cerchi in lega indicano una scarsa attenzione nell’uso. E cambiare le gomme non costa poco. Infine, controllate che la carrozzeria non abbia bozzi o “strisciate” troppo estesi e che fari e fanali non siano danneggiati.
FIAT 500
La Fiat 500 sembra non passare mai di moda. Per contro, ha solo tre porte ed è omologata per portare quattro persone. Condivide la meccanica con la Panda e si guida facilmente anche fuori città grazie allo sterzo e al cambio precisi, ma si segnalano problemi ai semiassi e mancano i recenti aiuti elettronici alla guida. Le Pop hanno pochi accessori. Meglio le Lounge: tutte hanno i retrovisori regolabili elettricamente e il multimediale con schermo a sfioramento di 7”.
Nel 2021 c’erano le 1.2 da 69 CV (a benzina col cambio robotizzato o a Gpl con quello manuale) e la 1.0 a tre cilindri mild hybrid a benzina da 70 CV, che beve meno (18,9 km/l rilevati in città nel test sul n. 5.2020) ma è un po’ rumorosa. Nel 2020, ha debuttato la Nuova 500 elettrica: simile nello stile, ma tutta nuova.
TOYOTA AYGO
Sorella delle Citroën C1 e Peugeot 108, la Toyota Aygo ha uno stile più vistoso. Molto corta, è un’auto affidabile. Il 1.0 a tre cilindri da 72 CV è rumoroso, ma consuma poco (18,2 km/l rilevati in città nel test del n. 12.2018) e può abbinarsi al comodo ma lento cambio robotizzato (non previsto, però, per le versioni a 3 porte).
L’abitacolo è spartano (per dire, i vetri posteriori degli esemplari a 5 porte si aprono a compasso) e poco spazioso; piccoli sia il baule sia il suo sportello, che si apre lontano da terra. Bene, invece, la dotazione di sicurezza: tutte dispongono dell’avviso di uscita involontaria dalla corsia, della frenata automatica e (x-cool esclusa) della retrocamera.
CITROËN C1
La Citroën C1 si distingue per le forme più tondeggianti e per la presenza dei sensori di parcheggio (erano optional nelle Feel e Shine). Come loro è offerta a tre o a cinque porte e ospita sotto il cofano un 1.0 a tre cilindri a benzina da 72 CV davvero poco assetato, ma che alza la “voce” in accelerazione. Agile nel traffico e abbastanza stabile in velocità, ha un cambio manuale a cinque marce (l’unico disponibile) ben manovrabile. L’abitacolo è poco ampio ed è privo delle maniglie nel soffitto ma i sedili sono ben conformati e hanno un’imbottitura morbida; comoda la rotella per regolare l’inclinazione degli schienali.
La “base” Live è povera: meglio la Feel, che aggiunge i cerchi in lega, il “clima” manuale, il sedile del guidatore regolabile anche in altezza e quello posteriore frazionato. Quanto all’affidabilità, c’è stato un richiamo per possibili crepe del serbatoio.
HYUNDAI i10
La Hyundai i10, giunta alla terza generazione, è stata sottoposta a un leggero restyling nel 2023. Comoda e con uno sterzo preciso, è spaziosa e ha una posizione di guida rialzata. Si è dimostrata robusta e per le auto del 2021 la garanzia (di cinque anni in origine) vale ancora; di serie per tutte l’avviso in caso di uscita involontaria dalla corsia.
Il 1.0 a tre cilindri a benzina ha 100 CV (nella quasi sportiva versione turbo) o 67 CV (nella nostra prova avevamo misurato un consumo in città di 15,2 km/l); quest’ultima c’è anche bifuel a Gpl o con il cambio automatico. Molto ricche le Prime, con sensori di parcheggio e retrocamera.
KIA PICANTO
La Kia Picanto è una citycar complessivamente affidabile e può contare su una garanzia di ben 7 anni dalla prima immatricolazione (a patto che non siano stati percorsi più di 150.000 km). L’abitacolo è curato e spazioso in rapporto alle dimensioni esterne, nonché ben accessibile (le porte sono cinque e ampie); i sensori di parcheggio sono di serie nelle GT Line e X Line.
Si guida bene: è maneggevole e ha sospensioni ben tarate. Il motore 1.0 a tre cilindri a benzina da 66 CV ha una ripresa penalizzata dalle marce lunghe. Comodo ma piuttosto lento il cambio robotizzato AMT (era optional) e discreti i consumi: 15,2 km/l rilevati in città nella nostra prova.
PEUGEOT 108
La Peugeot 108 si distingue rispetto alla sorelle Citroën C1 e Toyota Aygo per lo stile e la dotazione: la “base” Active (con “clima”, radio e sedile del guidatore regolabile in altezza) va già bene, pur se mancano i sensori di parcheggio e la retrocamera era optional solo nelle Allure e Collection. A tre o a cinque porte e solo con cambio manuale, ha avuto (come la sorella C1) “noie” riguardanti le crepe nel serbatoio.
Sguscia bene nel traffico, è comoda sulle buche e ha un motore 1.0 a tre cilindri a benzina da 72 CV che beve poco e ha la giusta verve, a patto che sia tenuto su di giri. Migliorabili le finiture (troppe plastiche rigide, seppur ben assemblate) e lo spazio per passeggeri e bagagli.
RENAULT TWINGO
La Renault Twingo nasce sulla stessa base della Smart forfour ed è affidabile. In città beve un po’ più della media (nella nostra prova la 1.0 da 65 CV ha percorso 14,3 km/l), ma per il resto è ottima: ha un diametro di sterzata ridottissimo, il volante si gira con un dito e può avere i sensori di parcheggio con retrocamera (di serie nelle Intens, Signature e Vibes). Validi sia il cambio manuale sia il robotizzato a doppia frizione a 6 marce (optional, ma non nella Duel).
L’abitacolo non è enorme, ma versatile (si può reclinare il sedile anteriore destro per caricare oggetti lunghi), mentre il bagagliaio è piccolo. Tre i motori: vivaci il 0.9 turbo da 95 CV (non sempre regolare nel fornire la potenza) e l’elettrico da 82 CV.
SMART FORTWO
L’agilità garantita dai soli 270 cm di lunghezza, l’abitacolo ampio (per due) e il brio garantito dal motore elettrico posteriore da 82 CV sono i punti di forza della Smart Fortwo. Ma è un’auto solo da città: l’autonomia media ufficiale è di soli 159 km e col caricatore da 4,6 kW di serie servono tre ore e 30’ per la ricarica. Va un po’ meglio con quello da 22 kW (era optional): dal 10 all’80% servono meno di 40 minuti.
L’auto è affidabile, ma ci sono stati due richiami per il parabrezza e il tetto che potevano staccarsi in caso di incidente. Bene la dotazione: ha anche l’airbag per le ginocchia, il “clima” e la frenata automatici e la retrocamera.
SUZUKI IGNIS
La Suzuki Ignis è più una piccola suv che una citycar: ha una distanza dal suolo di 18 centimetri e c’è anche a trazione integrale. Questa affidabile giapponese stupisce per l’ampiezza di abitacolo e bagagliaio (ha anche il divano scorrevole) e una dotazione ricca: tutte hanno l’avviso di uscita involontaria dalla corsia, i cerchi in lega, i fari full led, la frenata automatica e la retrocamera.
Gli spazi di frenata sono lunghi e le sospensioni non sono morbide sullo sconnesso, ma il 1.2 mild hybrid a benzina da 83 CV dona all’auto una buona brillantezza pur consumando poco (dalla nostra prova, in città avevamo rilevato 17,9 km/l). Il fluido cambio automatico CVT a variazione continua era optional, solo per la Top.
VOLKSWAGEN UP!
La citycar tedesca Volkswagen up! ha tre o cinque porte e si guida bene: ha freni potenti e uno sterzo preciso e in curva si corica poco. L’abitacolo e il baule sono grandi e la dotazione è generosa: tutte hanno l’avviso d’uscita involontaria di corsia, i cerchi in lega, i sensori di parcheggio e la retrocamera. Niente cambio automatico, tre anni fa neanche optional.
La scelta era fra quattro motori: un 1.0 a tre cilindri (due a benzina, aspirato da 65 CV o il turbo da 116 CV della sportiva GTI, più uno a metano da 68 CV) e un elettrico da 83 CV. Rivedibile il comfort: alle alte velocità si avvertono fruscii aerodinamici, l’assorbimento delle buche non èsempre efficace e mancano gli appigli al soffitto per i passeggeri.