I COSTRUTTORI LA PENSANO COSÌ - Secondo l’Acea, l’associazione dei costruttori automobilistici europei, gli obiettivi per la riduzione delle emissioni di CO2 stabiliti dall’Unione Europea potranno essere raggiunti solo se accompagnati da prescrizioni obbligatorie che dicano in modo chiaro a ciascuno dei 27 Stati membri dell'UE quanti punti di ricarica elettrica e stazioni di rifornimento di idrogeno devono installare.
C’È CHI REMA CONTRO - Il regolamento sulle infrastrutture per i combustibili alternativi, denominato AFIR, è l'atto legislativo chiave proposto dalla Commissione europea per garantire una sufficiente diffusione delle infrastrutture pubbliche di ricarica, ed è stato presentato come parte del “pacchetto” sul clima "Fit for 55" che propone nuovi obiettivi per le emissioni di CO2. Tuttavia, secondo l’Acea, gli obiettivi dell’AFIR presentati dalla Commissione non sono abbastanza ambiziosi. Il pericolo infatti è determinato da alcuni stati membri, che tendono a “diluire” gli obiettivi contenuti nell’AFIR. Qualora alcuni di questi stati dovessero riuscire a raggiungere il loro scopo, potrebbero “indebolire” l’AFIR, rendendo così le attese riduzioni di CO2 meno realistiche da raggiungere.
SERVONO OBBLIGHI - Stando a quanto riportato nella dichiarazione dell’associazione dei costruttori europei, perché si possa determinare la transizione verso una mobilità a zero emissioni, è necessario rendere obbligatori gli impegni presi dagli stati membri. Ma potrebbe non bastare, poiché le stime dell’ACEA sono necessari circa 7 milioni di punti di ricarica per rendere raggiungibili gli obiettivi sulla riduzione della CO2. Inoltre secondo Thomas Fabian, direttore dei veicoli commerciali dell’ACEA, sarà importante sviluppare una rete parallela di stazioni di ricarica e rifornimento che sia adattata alle esigenze dei mezzi pesanti. Entro il 2025 sono attesi in Europa 40.000 camion elettrici e a idrogeno, che diventeranno 300.000 nel 2030.