State proponendo molti nuovi modelli, tutti diversi l’uno dall’altro in termini di stile. Avete quindi abbandonato il concetto di “family feeling”?
Le persone riconoscono sempre di più il marchio Hyundai. Inoltre, anche voi giornalisti avete contribuito: quando tanti dicono “non fate auto che sembrano troppo uguali”, è un’affermazione importante e che noi approviamo. Specialmente con la Ioniq 5, ma anche con la Hyundai Tucson, vogliamo che il design sia il fattore principale per attrarre clienti, anche più giovani. Per esempio: nella nuova Tucson abbiamo un frontale con le luci “nascoste”, poiché seguono la forma della griglia anteriore. E solo quando sono accese si vedono: ci siamo ispirati agli specchi semitrasparenti, che sembrano comuni superfici riflettenti ma se poni dietro una fonte luminosa, la luce filtra.
Come nasce la Ioniq 5?
Con Hyundai Ioniq 5 abbiamo miscelato vari elementi. Abbiamo voluto rendere il passo più lungo possibile, per dare maggiore abitabilità. E nelle linee moderne abbiamo anche citato la Hyundai Pony, che è stata disegnata da Giugiaro. D’altra parte, la Ioniq 5 era stata anticipata dalla concept car 45, il cui nome richiamava proprio il numero di anni trascorsi dalla Pony, oltre ai gradi di angolazione di certe superfici. Si tratta quindi di guardare al passato ma contemporaneamente al futuro: è questo che rende il nostro design unico. Con ogni nuovo modello iniziamo una nuova “storia”.
Differenziate il design in base alle aree geografiche in cui i vari modelli verranno venduti?
No, è più un approccio globale: ogni mercato ha certamente le sue specificità, ma se guardiamo il mondo dei media digitali il loro linguaggio è il medesimo in tutto il globo. Come studio di design europeo ovviamente ci occupiamo dei modelli venduti qui, però lavoriamo anche su progetti per il Brasile, l’India, la Cina e altro. E nel mio team ci sono persone che vengono da tutto il mondo.
Come è cambiato il lavoro con il Covid-19?
Il nostro quartiere generale è ovviamente in Corea e in questi mesi non è stato possibile recarci lì spesso come prima. Ci siamo quindi dotati di stanze di realtà virtuale dove possiamo lavorare a distanza con altri team e vedere in 3D l’auto grazie a speciali occhiali: ed è come avere accanto a me un designer che invece sta dall’altra parte del mondo. Così siamo anche diventati più rapidi nella prima parte di sviluppo dell’auto, velocizzando l’arrivo sul mercato: ora servono appena tre anni dalla prima idea alla produzione del modello di serie. Ovviamente, per fare questo dobbiamo digitalizzare il nostro lavoro: tutti i miei designer lavorano con software in 3D e già dopo il primo schizzo su carta passiamo al modello virtuale.
Come facevate invece in precedenza?
In passato facevamo uno schizzo su carta, poi un modello in scala, poi quello a grandezza reale e così via. Ora invece usiamo le tecnologie digitali per tutti i passaggi intermedi fra il primo disegno su carta e il modello a grandezza reale dell’auto definitiva. E se dobbiamo modificare qualcosa in quest’ultimo, lo facciamo in digitale e non più a mano.
Le Hyundai più recenti presentano delle luci con effetto “pixelato”: come è nata questa idea?
Tutto parte dall’idea della digitalizzazione, in cui tutto è 0 o 1 (è il codice binario, alla base del linguaggio dei computer, ndr) e il pixel, il punto di luce o colore, è alla base della vista: tanti pixel creano l’immagine. Inoltre, il pixel ha anche un significato legato alla tradizione coreana: nel loro alfabeto c’è un carattere di quella forma che significa “futuro”.
Quanto è importante il design degli interni?
Oggi direi esattamente quanto quello della carrozzeria. Specie in auto come la Ioniq 5, che ha un passo di ben 3 metri e molto spazio a bordo. Tanto che, per disegnarla, prima abbiamo messo i sedili, poi calcolato lo spazio che ci serviva attorno per le persone e le loro cose, e solo a quel punto abbiamo tracciato le linee della carrozzeria. Abbiamo così potuto reinventare i portaoggetti, come quello scorrevole fra i sedili che può contenere una borsa della spesa e pensare a sedili con poggiapiedi estraibili e che si possono reclinare per fare un pisolino mentre l’auto si sta ricaricando.
Da anni le vendite sono dominate da suv e crossover, vede all’orizzonte un’inversione di tendenza? Anche pensando al fatto che per le elettriche, afflitte da problemi di autonomia, essere alte e larghe non è efficiente...
Sicuramente ci deve essere un limite nelle dimensioni, ma questo dipende dal mercato per il quale l’auto è pensata. Negli Usa le auto stanno diventando sempre più grandi, mentre in Europa siamo abituati a vetture più compatte. Ma ovunque suv e crossover rimarranno popolari e cresceranno anche in Europa: le persone sono attratte dalla posizione di guida alta, si sentono sicure dentro queste vetture e, dato che sono alte, riescono a salire e scendere con più facilità. Questo, però, non vuol dire che tutte le auto dovranno essere suv: per esempio con l’utilitaria i20 e la citycar i10 stiamo avendo un buon riscontro. Infine, suv e crossover ci danno anche un vantaggio quando parliamo di auto a idrogeno perché è più facile trovare posto per le ingombranti bombole.
Nel recente passato molti comandi fisici sono stati integrati negli schermi tattili. Col progredire dei comandi vocali, vedremo sparire del tutto quelli fisici?
Bürkle: ci sono alcuni comandi, come quello del volume dell’audio che devono rimanere immediati e fisici: l’esperienza d’uso e l’ergonomia sono le cose più importanti. Parlando con molte persone abbiamo infatti scoperto quanto sia importante per loro entrare in un’auto e saperla usare senza dover leggere un manuale d’uso.
Nella Tucson, però, avete abbandonato i comandi fisici per il “clima”, che ora sono a sfioramento. Non è questa una fonte di distrazione?
Non credo, perché di solito una persona imposta la temperatura prima di partire e poi la lascia invariata per tutto il viaggio. Invece, comandi come l’hazard o il volume dell’audio devono essere fisici per poterli usare in un attimo, specie in caso di emergenza. Come designer dobbiamo trovare la giusta via di mezzo fra una plancia piena di bottoni e una con solo comandi touch, dato che entrambi portano a distrazione alla guida.