SITUAZIONE ASIMMETRICA - Al Salone di Parigi 2022 (qui lo speciale di alVolante) Carlos Tavares (a sinistra nella foto qui sopra insieme al presidente francese Emmanuel Macron) ha esposto con chiarezza il suo pensiero sulle importazioni delle auto cinesi in Europa: “Molto semplicemente, dovremmo chiedere all'Unione Europea di imporre ai produttori cinesi che esportano automobili in Europa le stesse condizioni con le quali i produttori occidentali esportiamo in Cina". Il ceo di Stellantis ha fatto presente che i marchi cinesi devono pagare dazi del 10% per importare auto nell'Unione Europea mentre le case automobilistiche europee si confrontano con dazi fra il 15% e il 25% per esportare in Cina veicoli costruiti in Europa.
DISPOSTE A VENDERE IN PERDITA - Per Tavares l’insidia è duplice, dato che le case automobilistiche cinesi potrebbero conquistare quote di mercato in Europa vendendo le loro auto in perdita all’inizio della loro espansione. Il punto è che “il mercato europeo è completamente aperto ai cinesi e non sappiamo se la loro strategia potrebbe essere di conquistare quote di mercato in perdita e aumentare i prezzi in un secondo momento". Il ceo ha sollevato la questione con Macron in occasione di un incontro fra il presidente francese e i dirigenti delle case automobilistiche francesi. Alla fine dell’incontro Carlos Tavares ha riportato che "il presidente Macron è d’accordo ma ci deve essere un fronte europeo più ampio che dica che i cinesi sono i benvenuti in Europa a patto che competano con noi con le stesse regole". E il ceo della Renault, Luca De Meo, ha evidenziato come la sfida si giochi anche all’inizio della catena degli approvvigionamenti: "Estrazione e raffinazione sono all’80% in mani cinesi. L’industria europea deve cominciare a riappropriarsene".
SULLE ELETTRICHE È GUERRA - La questione è particolarmente accesa nel settore dei veicoli elettrici, con la Cina che non solo ne produce moltissimi ma ha quasi il monopolio dei minerali necessari per costruire i magneti dei motori, le batterie e i componenti elettronici che gestiscono il tutto. Il presidente Macron, intervistato da Les Echos, ha chiesto una riforma degli incentivi per i veicoli elettrici allo scopo di proteggere meglio le case automobilistiche europee dalla concorrenza non europea. Macron ha citato non solo allo squilibrio tariffario tra Europa e Cina ma anche i piani statunitensi di introdurre crediti d'imposta per le case automobilistiche che producono componenti per veicoli elettrici negli Stati Uniti. Questo piano ha preoccupato sia l’Unione Europea sia la Corea del Sud (qui la notizia) e Macron ha messo in evidenza che “gli americani compreranno prodotti americani e introdurranno incentivi statali molto aggressivi. I cinesi stanno chiudendo il mercato e quindi non è possibile che l’area europea, la più virtuosa in termini di lotta ai cambiamenti climatici, sia l’unica a non tutelare la propria produzione”.
QUALCUNO REMA CONTRO? - Automotive News Europe solleva un dubbio: un eventuale piano per aumentare i dazi sulle importazioni cinesi potrebbe trovare resistenze da parte della Germania? Le case automobilistiche tedesche sono molto radicate in Cina e hanno quote di mercato significative. Un aumento dei dazi potrebbe essere visto in Cina come una provocazione e si è è già visto che i consumatori cinesi hanno reagito rapidamente, boicottando i marchi stranieri, ad azioni percepite come attacchi. L’agenzia Transport & Environment, attiva nella ricerche sui trasporti sostenibili, offre una visione diversa: in un suo studio sostiene che i marchi cinesi aumentano la loro quota in Europa anche perché le Case europee stanno rallentando la produzione di auto elettriche. Julia Poliscanova, Senior director di T & E, afferma infatti che "le case automobilistiche europee hanno frenato le loro offerte di auto elettriche proprio nel momento nel quale i concorrenti cinesi e americani stanno rilasciando a ritmo serrato nuovi modelli”.
TORNERANNO LE FABBRICHE CACCIAVITE? - Il rapporto di T & E riporta che i marchi cinesi rappresentano attualmente il 5% del mercato europeo dei veicoli elettrici. Julia Poliscanova è sostanzialmente d’accordo con il presidente Macron e Tavares quando conclude che “se l'Europa vuole mantenere la competitività della sua industria automobilistica deve introdurre una propria politica industriale forte che corrisponda al sostegno massiccio che cinesi e americani mettono in atto sui loro veicoli elettrici. Sono in gioco il clima e i posti di lavoro del continente europeo”. In effetti l’arrivo in forze dei marchi cinesi è già in atto: NIO è sbarcata nel Nord Europa con le sue berline top e sta sperimentando il battery swap (qui per saperne di più) mentre BYD ha presentato di recente la sua gamma europea (qui per saperne di più). Rivedremo la situazione degli Anni 80 quando i costruttori giapponesi, per rispondere ai dazi europei, fondarono le fabbriche ‘cacciavite’ (perlopiù in Inghilterra) che in pratica si limitavano ad assemblare componenti Made in Japan?