ALLA RICERCA DEI MINORI COSTI - L’ondata di automobili cinesi a basso costo sta preoccupando l’industria europea dell’automobile, al punto che la Commissione ha condotto uno studio per verificare se l’automotive cinese fosse “aiutato” dallo Stato. Costi di produzione differenti si riscontrano però anche nella stessa Europa: nel corso della presentazione dell’Alfa Romeo Junior, Carlos Tavares ha ribadito quello che è ben noto, cioè che “costruirla in Polonia costa molto meno”.
In effetti la Polonia si è dimostrata “vivace” per quel che riguarda l’automotive, essendo ormai un importante produttore di veicoli e di loro parti e accessori. Il settore automobilistico polacco rappresenta circa il 10% della produzione industriale totale, pari a circa il 4% del PIL, impiega oltre 130.000 dipendenti e produce circa 900.000 veicoli leggeri all'anno.
LA PAGA ORARIA - L’ente statistico europeo Eurostat ci dice che nel 2023 la paga oraria media in Polonia è stata di 14,5 euro (vedi grafico qui sotto), con un’incidenza dei costi non-salariali (come i contributi) a incidere per il 15,9%. In Italia la paga oraria media è stata di 27,9 euro, con costi non-salariali molto più alti che arrivano al 27,9%; le stesse quantità in Germania valgono 41,3 euro e 23,4% rispettivamente. Un altro Paese molto attivo nell’automotive è la Spagna, la cui paga oraria media nel 2023 è stata di 24,6 euro con il 26% di oneri non salariali. È interessante paragonare questa quantità con la media dell’Unione Europea: la paga media nell’Area Euro è di 35,6 euro e i costi non-salariali sono il 25,5% mentre nell’Unione Europea queste quantità valgono rispettivamente 31,8 euro e il 24,7%.
È interessante vedere come sono cambiate le retribuzioni dal 2022 al 2023: l’aumento in Polonia è stato del 15,9%, in Germania del 4,8%, in Spagna del 5,7% e in Italia dell’1,4%: peggio di noi hanno fatto solo Svezia e Norvegia, che hanno registrato una decrescita. In generale i Paesi “maturi” (Germania, Francia, Austria) hanno dinamiche salariali più contenute associate però a paghe piuttosto alte. Le nazioni che hanno aderito da poco alla UE o di industrializzazione più recente - per esempio Estonia, Croazia, Ungheria, la stessa Spagna - hanno aumenti più marcati che partono però da paghe più basse.
SPAURACCHIO CINESE - La situazione italiana appare quindi anomala: un Paese di antica industrializzazione e fra i fondatori della UE che ha retribuzioni poco superiori a quelle spagnole e aumenti irrisori, cosa che contribuisce a spiegare un potere d’acquisto piuttosto basso. Basandosi sul costo del lavoro appare quindi chiaro di come sia conveniente produrre in Polonia rispetto all’Italia. Questo Paese ha anche una buona fama nel settore delle infrastrutture di trasporto, una fitta rete di produttori automotive e componentisti e agevolazioni fiscali e finanziarie oltre a centri di Ricerca & Sviluppo di aziende primarie quali ZF, Delphi, Valeo e altre.
Le paghe più basse di quelle italiane riguardano tutti i settori e quindi anche i trasporti, i servizi e le altre attività di contorno costano di meno. Vediamo ora la situazione della Cina con informazioni che arrivano da Patrick Koller, ad del componentista Forvia (nato dalla fusione di Hella e Faurecia). Secondo Koller, sentito dall'agenzia Reuters, le case automobilistiche cinesi possono costruire un veicolo elettrico con costi che sono 10.000 euro minori rispetto alle case automobilistiche europee. La dinamica dei prezzi di vendita cinesi, secondo la Jato Dynamics, è esattamente opposta a quella occidentale: dal 2015 in Europa il prezzo medio delle auto elettriche è aumentato da 48.942 euro a 55.821, negli Stati Uniti è passato da 53.038 a 63.864 mentre in Cina è sceso da 66.819 euro a 31.829, un valore paragonabile (o inferiore) a quello dei veicoli a benzina.
UN ECOSISTEMA COMPLETO - Koller ha affermato che i produttori cinesi di EV possono essere così competitivi perché hanno costi di ricerca e sviluppo inferiori, spese in conto capitale più basse e manodopera più economica rispetto ai rivali europei. Se aggiungiamo il fatto che la Cina ha tutti i minerali necessari per fare le celle al litio, ci si rende conto delle grandi potenzialità dei produttori cinesi che si esplicano però anche nel settore delle automobili convenzionali: in Messico la quota di mercato dei veicoli leggeri cinesi con motore a combustione è passata dallo 0% al 20% negli ultimi 6 anni.
La questione è “più pericolosa” per l’Europa che per gli Stati Uniti, ha osservato Koller, poiché gli importanti dazi USA hanno limitato la quota cinese nel mercato statunitense. La Cina detiene circa il 5,8% della quota di veicoli elettrici in Europa, secondo la società di consulenza Inovev, e la previsione è che la quota aumenterà molto man mano che i marchi cinesi importeranno modelli economici. La qualità costruttiva dei marchi cinesi è aumentata molto e questo si nota non solo dalle finiture e dalle dotazioni ma anche dai risultati dei Test Euro NCAP.
CLASSIFICA GLOBALE - E qui torniamo al punto di partenza: a far parte di quello che abbiamo chiamato “ecosistema” cinese ci sarebbero anche, oltre a corposi incentivi per le auto elettriche, aiuti dello Stato: secondo Rhodium Group la sola BYD avrebbe ricevuto sostegni statali per circa 4,3 miliardi di dollari fra il 2015 e il 2020, rendendo così più reali i sospetti della commissione Europea. Chiudiamo con una classifica redatta da USNews a livello globale sui Paesi riguardo i costi dell’industria manifatturiera: la più economica è l’India, seguita da Cina, Vietnam, Thailandia, Indonesia e Bangladesh.
Fra le nazioni europee vince la Romania (al 35°posto nel mondo), seguita da Bulgaria, Serbia, Lituania ed Estonia. I paesi dell’Est sono i più economici, con Cipro che si inserisce fra l’Ungheria e la Repubblica Ceca, e la Polonia (n° 60 globale) che fa meglio di Grecia, Portogallo e Spagna (n° 69 globale); l’Italia è alla posizione 74 e la Germania alla n° 81. Andando in America gli Stati Uniti sono nelle posizione 78 mentre il Messico è piuttosto in alto, occupando la quindicesima piazza.