DOPPIO FRONTE - Le case automobilistiche si trovano a dover affrontare diverse difficoltà, sul versante dell’energia e della sostenibilità, in un contesto aggravato dalla guerra in Ucraina. Sappiamo infatti che gran parte dell’elettricità prodotta deriva da fonti fossili e questa caratteristica sembra enfatizzarsi parlando dell’energia consumata dai principali Gruppi automobilistici tedeschi. Nel Paese i trasporti sono responsabili di circa il 30% del consumo energetico complessivo con l’industria che assorbe un altro 30% del totale. Alle difficoltà causate dall’aumento dei prezzi dell’energia nel post pandemia si sono aggiunte quelle dei cablaggi provenienti dall’Ucraina (qui per saperne di più) e l’ulteriore impennata dei prezzi dell’energia catalizzata dal conflitto.
LE FOSSILI? SONO TROPPE - Questa dipendenza dalle fonti energetiche fossili ha diverse ricadute negative, che vanno al di là della pura questione ambientale. I prezzi dell’energia rinnovabile sono infatti molto più stabili rispetto a quelli del gas e del petrolio e chi utilizza più rinnovabili risente meno degli aumenti dei prezzi dell’energia. I dati del Carbon Disclosure Project (CDP), pubblicati nel 2021 e basati sui dati forniti dalle società per il 2020 dati, riportano che Volkswagen dipendeva dalle fonti non rinnovabili per circa l'80% del proprio fabbisogno, più o meno come Mercedes, mentre BMW era a poco più del 60%. Si rileva però che circa la metà del 39,5% di energia rinnovabile usata da BMW era sotto forma di certificati energetici e non di energia rinnovabile effettivamente immessi negli stabilimenti. La produzione delle rinnovabili in loco, ossia negli stabilimenti, è stata marginale e pari all’1% per Volkswagen e ancor meno per Mercedes e BMW. Questi sono valori medi: Mercedes dichiara per esempio che i pannelli fotovoltaici sul tetto forniscono il 30% dell’energia consumata dall’impianto di Sindelfingen e che la quota di energia autoprodotta dal Gruppo dovrebbe arrivare al 15% entro il 2030. Reuters rileva che lo stabilimento BMW di Lipsia genera in loco il 20% dell'energia necessaria alla produzione tramite 4 generatori eolici.
CAMBIAMENTI IN ATTO - I dati dell'agenzia per l'ambiente tedesca hanno mostrato che metà del fabbisogno energetico dell’industria nel 2020 proveniva da gas e carbone, gran parte dei quali proveniva dalla Russia. La situazione è anche peggiore per Bosch, il più grande produttore di componentistica automotive al mondo: il gruppo produce in loco solo solo l'1% circa del suo fabbisogno energetico globale, per lo più con impianti fotovoltaici in India; i programmi sono di arrivare al 5% entro il 2030. BMW ha invece comunicato che il suo nuovo stabilimento a Debrecen (Ungheria), nel quale verrà prodotta l'auto elettrica New Class, prevista per il 2025, sarà il primo al mondo che non userà energia da fonti fossili. Una quota significativa dell'elettricità usata nell'impianto sarà generata direttamente in loco e il resto proverrà quasi esclusivamente da fonti rinnovabili prodotte nella regione. È appena il caso di dire che per la sua Gigafactory vicino a Berlino (la produzione è iniziata da poco, qui la notizia), così come per le altre, Tesla ha previsto la posa di pannelli fotovoltaici sul tetto, anche se non ha comunicato dati sulla produzione e su eventuali altre fonti rinnovabili. Nel 2017 aveva parlato di una potenza di 70 MW per il “tetto solare” della sua Gigafactory nel Nevada, il cui completamento dovrebbe avvenire quest’anno.
CONSUMARE DI MENO, STRATEGIA EFFICACE - Oltre a cercare approvvigionamenti energetici alternativi, Mercedes sta pensando di ridurre il suo fabbisogno di calore, prodotto principalmente con il gas, abbassando la temperatura nei suoi capannoni di produzione: a dirlo il capo della finanza Harald Wilhelm durante una call dedicata agli utili aziendali. Secondo i dati del Carbon Disclosure Project, solo il 12-13% del riscaldamento usato dai tre grandi Gruppi tedeschi è prodotto con fonti rinnovabili. Porsche e Audi utilizzano centrali combinate termiche ed elettriche che funzionano con biomasse ma si tratta di piccole produzioni perché le biomasse disponibili non bastano per produzioni su larga scala. Le rinnovabili suscitano quindi interesse, perché sarebbero una buona soluzione per tenersi al riparo dagli sconvolgimenti geopolitici, ma sicuramente occorreva muoversi in tal senso anni fa, anticipando gli eventi invece di rincorrerli.