LA CRISI DEI SEMICONDUTTORI - La crisi dei chip (di cui abbiamo già scritto qui) è stata causata dall’impennata nella richiesta di dispositivi per il lavoro e l'intrattenimento domestico (come pc, console, tablet e così via) dovuta, a sua volta, all’isolamento forzato per limitare le conseguenze del Covid-19 in varie parti del mondo. Ma anche dalle richieste dell’industria, che ha dovuto investire molto per digitalizzare i servizi e renderli fruibili anche dalle persone che non si potevano (e forse non si potranno) spostare da casa. Questo ha fatto sì che le fabbriche di microprocessori non fossero più in grado di soddisfare la crescente richiesta, e anche il mondo dell’automobile, ormai totalmente dipendente dai chip, ne sta risentendo pesantemente. In attesa che i grandi produttori mondiali di circuiti integrati portino a termine il più volte promesso ampliamento delle linee produttive. Ma per questo ci vorrà tempo e anche nel 2022 si prevede che i cosiddetti “shortage”, cioè le mancate forniture, saranno ancora un problema per l’industria dell’auto.
CHE MAZZATA - Le ultime notizie sul tema non sono certo incoraggianti. La Toyota, per esempio, ha dichiarato che ci saranno delle interruzioni alla produzione per diverse fabbriche in varie parti del mondo, con una pesante riduzione della produzione, stimata in 360.000 unità per il solo mese di settembre del 2021, così ripartite: 140.000 in Giappone, 80.000 circa negli Usa, 40.000 in EU, 80.000 in Cina e 8.000 in altre parte dell’Asia.
INTERESSA UN PO’ TUTTI - Anche gli altri produttori continuano a soffrire del problema della mancanza di chip. Il gruppo Stellantis, per esempio, ha dichiarato che fermerà la produzione delle fabbriche francesi di Rennes e Sochaux per tutta la prossima settimana. Periodo nel quale la Volkswagen ha confermato che la fabbrica di Wolfsburg lavorerà su un solo turno e l’Audi ha esteso la pausa estiva per due fabbriche tedesche. La Ford sospende la produzione della Fiesta nella fabbrica di Colonia dal 23 al 28 agosto.