DOPO IL VOTO - L’annuncio dell’imposizione di dazi sulle auto elettriche provenienti dalla Cina da parte dell’Unione Europea era inizialmente in programma per il 5 giugno ma, come riporta l’agenzia Reuters, sarà rimandato a dopo le elezioni per il Parlamento Europeo, che si svolgeranno dal 6 al 9 giugno 2024 con tempistiche diverse nei vari paesi (in Italia si vota sabato 8 e domenica 9 giugno). Il rinvio serve per tenere la questione dei dazi al di fuori della campagna elettorale. Secondo la fonte citata dall’agenzia di stampa, il nuovo giorno X sarebbe lunedì 10 giugno, ma un portavoce della Commissione Europea ha detto che la data non è ancora stata confermata.
HA LE PROVE - L’indagine della UE per far luce sugli aiuti statali da parte della Cina verso i costruttori locali che esportano le loro auto elettriche sul mercato europeo era stata avviata ufficialmente lo scorso 4 ottobre e può durare fino a 13 mesi. Tuttavia, già dopo 9 mesi dall’inizio dell’indagine - il 5 giugno appunto - la Commissione europea avrebbe potuto imporre nuovi dazi. Già a marzo, Bruxelles aveva annunciato di avere le prove di aiuti da parte di Pechino per facilitare le esportazioni verso l’Europa, mentre a inizio di maggio, aveva accusato BYD, Saic e Geely di non aver fornito informazioni sufficienti (qui la notizia).
PUNTANO A DIVIDERE GLI STATI MEMBRI - Se i nuovi dazi sembrano quindi essere sempre più probabili, benché posticipati di qualche giorno, dalla Cina arrivano pressioni che esortano la Commissione Europea a desistere. Sono “irragionevoli” e non in linea con le regole internazionali, sostiene Wang Yi, ministro degli Esteri cinese. In questo muro contro muro, diversi analisti credono che le due parti cercheranno un accordo: “Mi aspetto che la parte cinese, e lo stiamo già vedendo, usi una combinazione di bastone e carota per convincere alcuni stati membri chiave a respingere la Commissione”, ha detto Noah Barkin, consigliere senior del Rhodium Group. I dazi provvisori, infatti, potrebbero essere contestati o addirittura eliminati nel caso in cui una quota abbastanza ampia di governi europei si opponesse.