SISTEMA EUROPA - Il Salone di Ginevra 2024, che ha richiamato nella città svizzera i media di tutto il mondo, è stata l’occasione per Luca de Meo (nella foto qui sopra con il premio di Car Of The Year 2024) per incontrare i giornalisti italiani. Il ceo del gruppo Renault e presidente dell’Acea ha parlato a 360 gradi del settore automobilistico, auspicando una sorta di “sistema Europa”, per affrontare la concorrenza cinese. De Meo non vuole commentare possibili nozze con Stellantis, “l’hanno smentita loro, andate a chiedere a Tavares”, ma per tornare a essere competitivi anche nel segmento delle auto piccole servono sinergie: “Non auspico chissà quali alleanze, ma noi abbiamo una piattaforma nativa elettrica ed eclettica. Se qualcuno vuole condividerla o adottarla siamo a disposizione. È necessario fare sistema per contenere l’onda d’urto dei cinesi”, ha detto De Meo, che quindi guarda a qualcosa che in passato è già avvenuto, per esempio con la Toyota Aygo, la Peugeot 107 e la Citroën C1.
NON SOLO PREMIUM - Un buon punto di partenza potrebbe essere la piattaforma AmpR Small su cui viene costruita la Renault 5 (nelle foto) appena presentata e che sarà alla base anche della prossima Twingo: “Prendiamo questo pianale, lo accorciamo, cambiamo batteria, motori, elettronica di potenza e possiamo ridurre del 40-50% il costo da qui al 2026”, producendo in modo profittevole un’elettrica di nuova generazione a meno di 20.000 euro. Secondo l’analisi del ceo della Renault, le regolamentazioni europee degli ultimi hanno hanno spinto verso l’alto il mix di prodotti, favorendo i costruttori premium. “Poi hanno messo tutti i soldi della Comunità Europea nelle fabbriche dell’est e i tedeschi sono andati là, a produrre con pochi costi per vendere a prezzi alti”. La conseguenza è che “si è svuotata l'Italia, si è svuotata la Spagna, si è svuotato il Portogallo, si è svuotata la Francia”. L’obiettivo è quindi di tornare a un mix equilibrato tra vetture di alta gamma e auto che la gente può comprare: “Oggi non c'è niente che funzioni a parte la Dacia”, sottolinea de Meo.
INDIETRO NON SI TORNA - Uno sguardo va anche alla situazione politica e alle prossime elezioni europee che potrebbero fare cambiare direzione rispetto allo stop alle auto a combustione previsto per il 2035. Dal manager italiano arriva l’invito a non fare un dietrofront totale: “Non dobbiamo rifiutare il progresso, perché noi nel frattempo abbiamo investito decine di miliardi e non vogliamo tornare indietro. Siamo d'accordo: probabilmente l'elettrico non sarà il 100% nel 2035, sarà l'80, il 70, il 60, quello che deve essere come in Cina e via così, ma sarà una tecnologia dominante”. Cancellare del tutto la riforma “sarebbe un grandissimo errore per l’Europa, perché ci ritroveremmo soli”.