CONSUMI VERI E INDICATIVI - Che i consumi dichiarati dalle case costruttrici non siano quelli reali che si hanno con l’uso quotidiano dell’automobile è cosa risaputa. Anche se dà fastidio leggere quegli improbabili valori di percorrenze al litro, ormai è abbastanza diffusa la consapevolezza che si tratta di numeri di riferimento, basati su dati non legati alla guida normale. Appunto i cicli di omologazione. Dunque una realtà che dovrebbe essere corretta ma di cui i più tutto sommato sono consapevoli.
DIFFERENZA IN AUMENTO - Quello che invece non era noto è che lo scarto tra i consumi di omologazione e quelli reali è in forte aumento, senza che nulla venga fatto per arginare il fenomeno. La realtà è stata messa in evidenza dallo studio dell’Icct (International Council of Clean Transportation), un ente non governativo che da anni si occupa di temi ambientali legati ai mezzi di trasporto. Secondo lo studio pubblicato a maggio, nel 2001 lo scarto tra i due valori di consumo era del 10%, mentre nel 2011 si è arrivati al 25%.
IL PESO DELLA TECNICA - Che la differenza possa variare è scontato, per via dei cambiamenti tecnologici che intervengono continuamente sulle auto, ma non è logico che ci sia una crescita come quella rilevata, anche perché non tutte le innovazioni tecniche introdotte arrecano un aumento dei consumi. Per esempio, se ciò è avvenuto e avviene con la sempre maggior diffusione degli impianti di climatizzazione, che richiedono appunto un consumo di carburante, non mancano nuove tecnologie che fanno ridurre la “sete” dei motori, come il sempre più presente Stop&Start.
STUDIO DETTAGLIATO - Il bilancio generale è frutto di un lavoro di analisti che tiene conto di una messe enorme di dati. Infatti, lo studio dell’Icct non è un’inchiesta a campione che considera un numero infinitesimale di veicoli, ma riassume quanto rilevato da una serie di realtà europee in grado di fornire dati di consumo di decine di migliaia di auto per anno.
PAESE PER PAESE - In pratica lo studio dei consuntivi di consumo registrati dalle varie società per la loro normale attività ha fornito valori di consumo assolutamente reali, distinti anche per marca dei veicoli; valori che hanno potuto essere confrontati con quelli di omologazione. Le discrepanze non sono uguali per tutte le società ma le differenze sono facilmente spiegabili (per esempio la differenza esistente nella diffusione delle vetture ibride tra Germania e Olanda: nel secondo paese arrivano al 25% del totale, mentre il mercato tedesco ne assorbe solo il 7%). Comunque l’Icct ha poi elaborato i vari dati arrivando al valore medio citato.
LE “PREMIUM” LE PIÙ LONTANE - Da quanto mostrano i grafici che confrontano il dato dei consumi di omologazione e quello del consumo reale emerge che le discrepanze maggiori si registrano con le case premium tedesche, Mercedes, Audi e BMW, mentre per le generaliste la crescita del divario è meno forte. Ciò non significa che le marche dai valori più lontani dai valori dichiarati facciano qualcosa di irregolare o illegale: è soltanto una conseguenza delle possibilità offerte dai regolamenti nell’effettuare i rilevamenti.
IL LAVORO DA FARE - Evidentemente c’è bisogno di un nuovo modo ci misurare i consumi, che tenga meglio conto dell’uso pratico dell’automobile. Un lavoro del genere è in corso nell’ambito delle Nazioni Unite con gli studi in corso per mettere a punto quello che viene chiamato Wltp-Worldwide Harmonized Light Vehicles Test Procedure. Il lavoro è a buon punto e dovrebbe essere varato entro non molto tempo, ma è evidente che prima che diventi d’uso corrente passerà ancora parecchio tempo.