CONTROLLI SULLE RADIAZIONI - Le case giapponesi rassicurano gli acquirenti: le nostre vetture non sono radioattive. “I livelli di radiazioni misurati negli stabilimenti di produzione e nei porti di imbarco verso i mercati esteri non sono dannosi per la salute”, ha fatto sapere la Japan Automobile Manufacturers Association (Jama). L’associazione dei costruttori d’auto nipponici ha avviato una rigorosa serie di procedure per tenere sotto controllo le produzioni e tranquillizzare così il mercato mondiale dell’auto.
EXPORT NIPPONICO - Non accenna invece a diminuire l’allarme di fughe radioattive alla centrale di Fukushima, gravemente danneggiata dallo tsunami che l’11 marzo ha colpito il Giappone, e il cui livello di pericolosità è stato da poco classificato di settimo grado (pari a quello del disastro alla centrale ucraina di Černobyl, nel 1986). Una crisi che, visti i livelli di export del paese del Sol Levante, ha investito l’intero mercato mondiale dell’auto. Secondo la Jama, soltanto a febbraio sono arrivati in Europa oltre 53.000 veicoli realizzati in Giappone, di cui quasi 7.000 in Italia (nel 2010 da Tokyo sono state esportate circa 4,8 milioni di auto in tutto il mondo). Per non parlare dei ritardi nelle consegne di componentistica “made in Japan”, che fanno sì che anche le produzioni di vetture assemblate in America ed Europa possano subire ritardi.
LA TOYOTA TAGLIA ANCORA... - La Toyota oggi ha comunicato un taglio più consistente della produzione negli stabilimenti del Nord America, proprio a causa della difficoltà nel reperire alcuni componenti. Oltre al già annunciato stop degli impianti tutti i lunedì e venerdì dal 26 aprile al 3 giugno (mentre da martedì a giovedì lavoreranno al 50%), è prevista una settimana di blocco totale che interesserà gli stabilimenti canadesi e statunitensi rispettivamente dal 23 e dal 30 maggio. Il colosso di Nagoya ha dimezzato anche la produzione di veicoli in Giappone. Almeno, fino al 10 maggio. Poi si vedrà. Le stime parlano di un taglio complessivo di almeno 150.000 vetture dall’11 marzo al 3 giugno, ma tutto fa pensare che questo numero possa aumentare. Al momento, comunque, la casa non prevede ritardi nelle consegne di vetture in Europa, dato che vengono in gran parte prodotte nel Vecchio Continente (la Yaris, per esempio, è fatta in Francia).
... E NON È LA SOLA - Stessa musica per le attività giapponesi della Nissan, che stima un livello di produzione di circa il 50% rispetto al volume previsto per la fine di aprile, a seconda dello stato delle consegne dei componenti. Ma il mercato europeo non dovrebbe risentirne: la casa fa infatti sapere che i modelli venduti nel Vecchio Continente sono prodotti principalmente nello stabilimento inglese di Sunderland (Qashqai, Qashqai+2, Note, Juke) e in quelli spagnoli di Barcellona (Navara, Pathfinder) e Avila (Cabstar e Atleon), mentre la nuova Micra per il mercato europeo viene prodotta nel nuovissimo stabilimento indiano di Chennai. Certo è che la carenza di componentistica potrebbe far subire dei rallentamenti nelle consegne. Freni tirati anche per Mazda, Subaru e Suzuki, i cui stabilimenti devono adattare i ritmi di produzione alle disponibilità dei fornitori.
DISAGI CONTENUTI PER MAZDA - “Anche se le nostre vetture arrivano tutte dal Giappone, non prevediamo ritardi nelle consegne”, spiega ad alVolante.it l’amministratore delegato di Mazda Italia, Wojciech Halarewicz. “La nostra rete italiana dispone di auto sufficienti per venire incontro alla domanda dei prossimi 4 o 5 mesi, tutte vetture fabbricate e arrivate in Italia prima del disastro. In ogni caso, entro luglio contiamo di ritornare ai livelli soliti di produzione”. Nel frattempo, continua Halarewicz, “cerchiamo di calibrare gli ordinativi sulla base dei componenti effettivamente disponibili”.
RIPERCUSSIONI IN EUROPA - Produzione ridotta fino al 50% anche per la Mitsubishi (la quale fa però sapere che, dal 18 aprile, è tornata al 90%) oltre che per la Honda. Quest’ultima ha ammesso che le difficoltà coinvolgono sia le attività giapponesi (specialmente gli stabilimenti di Suzuka e Sayama, che sorgono in aree colpite dal disatro), sia le produzioni della divisione inglese Honda Uk Manufacturing. Al momento, comunque, non si prevedono ritardi nelle consegne. Se però l’approvvigionamento di componenti non dovesse ritornare ai livelli consueti, ci potrebbero essere delle ripercussioni nella disponibilità della Accord e di tutta la gamma ibrida (Jazz in testa), che sono interamente prodotte in Giappone.
VERNICE METALLIZATA DISPONIBILE? - Resta alta l’attenzione circa la possibile carenza di vernice metallizzata. Il pigmento fondamentale per realizzare questo particolare effetto, chiamato Xirallic, viene prodotto dalla tedesca Merck KGaA nello stabilimento di Onahama, a 57 chilometri da Fukushima. “La fabbrica è attualmente in riparazione, ma contiamo di riprendere la produzione dal primo giugno”, spiega ad alVolante.it un portavoce del gruppo, Gangolf Schrimpf. “Certo, ci potranno essere dei ritardi nelle consegne, dovuti al fatto che la produzione, alla fine, sarà stata ferma per due mesi e mezzo. In ogni caso, abbiamo intenzione di aprire un secondo impianto per la produzione di Xirallic in Europa. Contiamo che possa entrare in funzione per la fine del 2011”. Le case giapponesi da noi interpellate hanno comunque escluso che in Italia possano scarseggiare le vetture metalizzate. “Al momento non ci sono restrizioni connesse alla mancanza di questo componente”, taglia corto Halarewicz.
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