GLI OBIETTIVI - Il Sustainable and Smart Mobility Strategy è un documento redatto dalla Commissione Europea che elenca 82 iniziative per il trasporto aereo, terrestre e marittimo nel quale si fissano le linee guida dei prossimi anni per quel che riguarda la riduzione delle emissioni. In esso si legge: “1) Entro il 2030 saranno operativi almeno 30 milioni di automobili e 80.000 camion a emissioni zero. 2) Entro il 2050, quasi tutte le auto, i furgoni, gli autobus e i nuovi veicoli pesanti saranno a emissioni zero. 3) Le navi oceaniche a emissioni zero e i grandi aeromobili a emissioni zero saranno pronti per il mercato rispettivamente entro il 2030 e il 2035”. Il tutto è finalizzato a ridurre le emissioni totali di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 e, per il 2050, rendere l’economia europea neutra rispetto al clima, cioè con emissioni nette di gas serra il più possibile ridotte e le rimanenti compensate.
L’IRA DELLE CASE - L’associazione dei costruttori europei di automobili ACEA, ha espresso forti riserve per bocca del suo direttore generale Eric-Mark Huitema. In un comunicato leggiamo infatti che “per raggiungere l'obiettivo della Commissione, dovremmo aumentare di quasi 50 volte il numero delle auto a emissioni zero in circolazione in soli 10 anni. Non esistono le condizioni giuste per fare un salto così imponente". L’ACEA chiede più investimenti nelle infrastrutture di ricarica, un aumento dei programmi di rottamazione per le auto più vecchie - l'età media della flotta europea è di 11 anni - e la riqualificazione dei lavoratori del settore automobilistico.
LIMITI ANCOR PIÙ BASSI - Ricordiamo che le Case sono già impegnate nell’allineare le loro flotte al limite del 2030, che sarà il 37,5% inferiore ai 95 grammi di CO2 per chilometro per il biennio 2020/2021. È possibile rispettare questo limite solo vendendo molte più auto ibride ed elettriche rispetto a quante se vendono ora. Ma la nuova Commissione Europea, in carica da fine 2019, pensa di abbassare il limite per le emissioni al 2030 del 50% invece che del 37,5%. Questi numeri hanno messo in allarme anche l’associazione dei fornitori automotive CLEPA. Il presidente e segretario generale Sigrid de Vries ha infatti diramato una lettera nella quale afferma che "CLEPA appoggia l'accordo di Parigi sul clima e l'obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Pensiamo però che una strategia basata solo su veicoli elettrici a batteria e a fuel cell contraddice il principio di apertura tecnologica, non raggiungerà la neutralità del carbonio né sosterrà la competitività europea".
IL NODO DELL’OCCUPAZIONE - Il settore dell'automotive, che si sente minacciato anche dalla possibile stretta delle norme Euro 7 sulle emissioni di ossidi d’azoto (qui per saperne di più), deve considerare anche gli impatti sull’occupazione, dato che le auto elettriche hanno molti meno pezzi e si costruiscono in meno tempo, una volta messa in piedi la produzione in grande serie delle batterie. Le aziende di tutto hanno bisogno tranne che di sindacati sul piede di guerra.