STRADA IN SALITA - Il governo italiano sembrava aver individuato nella cinese Dongfeng l’azienda giusta realizzare un nuovo impianto produttivo in Italia, che potesse contribuire in modo significativo alla produzione di automobili nel nostro paese (qui la notizia). L’impressione è che mancassero solo i dettagli, ma la strada potrebbe essere molto più in salita di quel che sembrava un paio di mesi fa. L’accordo pare infatti essersi arenato, almeno per il momento, sulle condizioni arrivate Pechino.
HUAWEI PER LE TELECOMUNICAZIONI - Come riporta il Corriere della Sera, il governo cinese (Dongfeng è statale), per investire in Italia avrebbe avanzato delle richieste piuttosto pesanti, come “sollecitare il governo su un ruolo di Huawei nelle infrastrutture di telecomunicazioni in Italia”, scrive Federico Fubini sul Corriere. Si tratterebbe di un tentativo di far rientrare Huwaei dalla finestra dopo che la Commissione Europea aveva annunciato misure per eliminare il gigante tecnologico cinese dal mercato europeo delle reti di telecomunicazione poco più di un anno fa per ragioni di sicurezza.
DAZI E AI - Altre due questioni sarebbero fonte di discussione tra l’Italia e la Cina per dare il via a un investimento della Dongfeng nel nostro paese. La prima è ancora legata alle tecnologie e in particolare all’intelligenza artificiale, di cui i cinesi vorrebbero attivare una mappatura “per capire dove e come si potrebbe approfondire la cooperazione bilaterale in proposito”, scrive il Corriere. La seconda è invece strettamente legata al mondo dell’auto e riguarda i nuovi dazi imposti in via provvisoria dall’Unione Europea sulle auto elettriche di produzione cinese. I rappresentati di Pechino hanno chiesto al governo italiano di opporsi alla conferma, che dovrebbe essere discussa a inizio ottobre. Ma su questo il nostro governo ha già annunciato la linea dura, confermando il sostegno ai dazi e rimandando la discussione all’Organizzazione Mondiale del Commercio.