NULLA DI FATTO - È durata undici giorni la trattativa fra i gruppi FCA e Renault in vista di una possibile fusione paritetica, ma dopo indiscrezioni, smentite e aperture l’operazione è terminata con un nulla di fatto (qui la news): la FCA ha ritirato la proposta alle prime ore di giovedì 6 giugno, spiegando in una nota che “non vi sono attualmente in Francia le condizioni politiche perché una simile fusione proceda con successo”. Almeno per il momento, quindi, gli scenari nell’industria globale delle automobili resteranno invariati, perché il mancato accordo non porta alla nascita del terzo produttore al mondo di automobili, in grado potenzialmente si sfiorare i 9 milioni di auto l’auto e generare introiti per oltre 170 miliardi di euro. L’intesa inoltre avrebbe permesso ai due gruppi di sviluppare nuove sinergie e ottenere forti risparmi.
LO STATO PRESENZA “INGOMBRANTE” - Il presidente della FCA, John Elkann, ha spiegato i motivi del ritiro della proposta in una email ai suoi dipendenti, nella quale ha scritto che “ci vuole coraggio per iniziare un dialogo come abbiamo fatto noi. Quando però diventa chiaro che le conversazioni sono state portate fino al punto oltre il quale diventa irragionevole spingersi, è necessario essere altrettanto coraggiosi per interromperle e ritornare immediatamente all'importante lavoro che abbiamo da fare”. Elkann ha “tessuto” l’operazione, che si annunciava però assai complicata per la presenza dello Stato francese come azionista di maggioranza della Renault (ne detiene il 15%). Lo Stato avrebbe fissato le sue condizioni per dare il suo via libera all’operazione, compreso lo spostamento della sede operativa in Francia, la partecipazione all’iniziativa franco tedesca sul polo europeo delle batterie e la tutela dei posti di lavoro francesi. È proprio questo il riferimento alle “condizioni politiche” a cui si riferisce la nota della FCA.
SCETTICISMO DALLA NISSAN - L’altro grande ostacolo alla buona riuscita dell’accordo è stato la posizione della Nissan, della quale la Renault detiene il 43%, parte insieme alla Mitsubishi, dell’Alliance Renault Nissan Mitsubishi: il timore della Renault era che la fusione con la FCA avrebbe potuto far vacillare l’alleanza. Lo ha confermato Bruno Le Maire, ministro dell'Economia del governo francese, che in un’intervista al quotidiano La Repubblica ha fornito alcuni retroscena sulla vicenda. ”La prima delle nostre richieste era che questa fusione avvenisse nel quadro dell’alleanza tra Renault e Nissan”, ha spiegato Le Maire. “Questo presupponeva che i rappresentanti della Nissan all’interno del consiglio d’amministrazione della Renault votassero a favore del progetto. Mercoledì sera, questa condizione non era soddisfatta: il nostro partner si sarebbe astenuto in caso di voto nel Cda della Renault”. Se ne deduce perciò che la Renault non ha voluto forzare la mano con la Nissan, fredda sull’operazione. Visto lo stato delle cose, la FCA ha preferito non andare avanti con le trattative e ritirare la proposta.