PROVE FALSE - Oltre un miliardo di dollari di risarcimento: è quanto chiede l’ex amministratore delegato della Nissan, Carlos Ghosn (nella foto, alla casa giapponese in un’azione legale intentata tramite la giustizia libanese. Ghosn accusa la Nissan, insieme ad altre due aziende e 12 persone, di diffamazione, calunnia e di aver creato prove false. L’ex manager era stato arrestato in Giappone alla fine del 2018 per illeciti finanziari. Ghosn ha sempre negato le accuse, affermando che la sua detenzione faceva parte di un complotto dei dirigenti della Nissan. Lasciato in libertà vigilata, nel 2019 riuscì a fuggire nascosto in un baule in Libano, paese in cui è cresciuto.
PER ORA SOLO LA NISSAN - “Abbiamo una lunga battaglia davanti a noi. La combatteremo fino alla fine”, ha annunciato Ghosn, che per ora non intende coinvolgere anche la Renault all’interno della causa: “Non escludo nulla per il futuro. Oggi ci concentriamo sulla Nissan”. Nel dettaglio la richiesta di Ghosn è di 558 milioni di dollari a titolo di risarcimento e di mancate entrate e 500 milioni di dollari come multa.
LA FUSIONE DELLA DISCORDIA - Mandato in Giappone dalla Renault nel 1999 per risollevare le sorti della Nissan, di cui la casa francese divenne principale azionista, Ghosn era poi diventato amministratore delegato di entrambe le aziende, ottenendo anche la presidenza dell’alleanza Renault-Nissan. Il piano del manager di portare l’alleanza all’interno di un gruppo più ampio con Fiat Chrysler avrebbe, secondo Ghosn, portato preoccupazioni all’interno della Nissan. Da qui, alcuni dirigenti Nissan anch’essi denunciati da Ghosn avrebbero iniziato “una campagna di diffamazione per offuscare la mia immagine”.