UN MARCHIO GLOBALE - “Quello che mi ha colpito di più, quando sono arrivato all’Alfa Romeo, è la notorietà del marchio”. Nel suo primo incontro (rigorosamente online) con un gruppo di giornalisti, Jean-Philippe Imparato (nella foto qui sopra), 54 anni, ex capo della Peugeot e tra i più stretti collaboratori del numero uno di Stellantis Carlos Tavares, che gli ha affidato il brand italiano dopo la fusione tra FCA e PSA, insiste molto su concetti come passione, popolarità e community. “Il nostro è un marchio globale, conosciuto in tutto il mondo. Con enormi potenzialità. Può veramente diventare il brand premium di punta del gruppo. Ha bisogno di stabilità, di un management che non cambi strategia tutti i giorni”. Imparato ci parla in streaming dalla sede del nuovo quartier generale, in via Plava a Torino. Un luogo iconico, che gli appassionati conoscono perché qui hanno sede il centro stile di quello che una volta era il gruppo Fiat e, oggi, anche le attività italiane di Stellantis. L’headquarter (nelle foto qui sotto) sorge all’interno di un’area riqualificata (le storiche officine 83) dello stabilimento di Mirafiori, ed è stato scelto per permettere al team che gestisce il Biscione di operare a stretto contatto con i designer. Quarantanove manager, quasi tutti italiani, con i quali Imparato sta mettendo a punto i programmi che porteranno l’Alfa nel futuro.
IN ARRIVO ANCHE UN’ELETTRICA - “Non credo che si debba parlare di rilancio in senso stretto. Dobbiamo ripartire da due prodotti come Giulia e Stelvio, dalle loro straordinarie qualità stradali. E vincere la sfida dell’elettrificazione, altrimenti con il taglio della CO2 del 60 per cento imposto dalla Ue entro il 2030, e le multe milionarie per chi non lo rispetta, sei morto”. I concetti chiave su cui sta lavorando la sua squadra sono tre: elettrificazione, appunto. E poi, piano di prodotto e qualità. La gamma dovrà essere progressivamente elettrificata, attraverso il lancio di versioni ibride ma anche di elettriche pure. “È ancora presto per parlarne, ma ormai si ragiona sullo sviluppo di accumulatori tali da garantire un’autonomia di 700-800 chilometri, e l’Alfa Romeo non potrà non essere della partita. Ovviamente la giocherà a modo suo, con la sua personalità. Quindi, massimo piacere di guida e grandi emozioni”.
TONALE E BRENNERO - La prima Alfa di questa nuova era, spiega Imparato, è la Tonale (qui sotto la concept svelata nel 2019), la suv media che sarà in produzione a Pomigliano d’Arco da marzo dell’anno prossimo e che già al lancio (nella prima settimana di giugno) verrà proposta anche in una versione ibrida plug-in; quest’ultima “godrà di tutti gli aggiornamenti assicurati dal gruppo Stellantis, fondamentale nel supporto tecnico all’elettrificazione dei diversi brand”. Per quanto riguarda le piattaforme (le ultime indiscrezioni vogliono la Tonale realizzata sulla base della Jeep Compass), il manager francese non si sbilancia. Neanche a proposito del destino del raffinato “pianale Giorgio”, su cui sono costruite Giulia e Stelvio: “Posso solo dire che il gruppo Stellantis avrà tre piattaforme, “small”, “medium” e “large, per servire tutti i modelli di tutti i nostri marchi. È confermato, invece, che dalla fabbrica polacca di Tichy uscirà anche un’auto del Biscione: probabilmente verrà prodotta qui la piccola suv, conosciuta col nome Brennero, di cui già si era parlato nei mesi scorsi (qui la news). La dimensione globale del brand rende poi impensabile il ritiro dal mercato americano, “nel quale è estremamente difficile entrare, ma dove, una volta che ci sei e con un nome di questo calibro, devi giocartela”. L’altra area strategica è quella cinese, dove l’Alfa Romeo è conosciuta e apprezzata. “In Asia il nostro potenziale è enorme, ma prima dobbiamo essere solidi in Europa e Oltreatlantico”.
IL PESO DEL DESIGN - Naturalmente, le Alfa Romeo dovranno essere all’altezza della migliore tradizione (“Il piano prodotto prevede lo sviluppo di versioni Quadrifoglio, e la nostra sfida sarà anche quella di proporle in chiave elettrificata”) e fare leva sulla passione. Che non è solo performance estrema, riservata per l’appunto alle Quadrifoglio, ma la soddisfazione di guidare auto emozionanti con una spesa accettabile. “E lo dice uno che ha cominciato con una Giulia 1300, mentre mio papà aveva un’Alfetta e mia moglie un’Alfasud”. In questo, grande attenzione verrà riservata al design, esterno e interno, perché in un’auto del Biscione ci si deve sentire a casa. L’indiscrezione, non commentata da Jean-Philippe Imparato, dell’ingaggio di una star come Alejandro Mesonero "strappato" al gruppo Renault di Luca De Meo (vedi qui la news) sembrerebbe rafforzare questo orientamento. Strategico, secondo il capo del brand, sarà pure il coinvolgimento sempre più stretto di una community di appassionati che, con i suoi 350 club, ha pochi eguali a livello internazionale, e va valorizzata. Ma, prima ancora, l’Alfa Romeo “dovrà fare profitti. Non comunico i target di vendita che ci consentiranno di centrare questo obiettivo. Dico che nel mix le vetture destinate alle flotte non supereranno il 45 per cento. Ma, soprattutto, che dovremo lavorare seriamente sulla qualità e sulla tenuta del valore residuo delle nostre auto, puntando ai livelli dei costruttori tedeschi”.