AL VOTO - Tra il 7 e l’8 giugno 2022 al parlamento europeo si vota il pacchetto di riforme climatiche denominato Fit for 55, che prevede la riduzione delle emissioni di gas-serra del 55% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030. La proposta, che contiene al suo interno 12 misure, interessa su vari punti il settore automotive: dal bando ai motori a combustione dal 2035 fino alla revisione delle norme di riduzione delle emissioni di CO2 delle auto e dei veicoli commerciali leggeri al 2025 e al 2030. Due nodi che secondo l’ANFIA sarebbero le direttive più critiche per il nostro Paese, perché intaccherebbero gli interessi della nostra industria. Dunque, in vista della votazione sul provvedimento avanzato dalla commissione europea, l’associazione della filiera automobilistica italiana ha chiesto ai nostri europarlamentari di prendere una decisione ponderata, realistica e non ideologica sulla prossima transizione energetica.
IL PUNTO DELLA SITUAZIONE - Oltre all’appello al governo, l’ANFIA ha fatto anche il punto della situazione sul momento che sta vivendo l’industria automotive italiana. Dai dati emerge il quadro di un settore in difficoltà, con numeri ben lontani dal periodo pre-covid: se nel 2017 si immatricolavano quasi 2,2 milioni di veicoli in Italia, nel 2021 sono stati 1,67 milioni i mezzi registrati. Inoltre, se guardiamo al primo trimestre 2022, assistiamo a una contrazione del mercato del 22% (rispetto allo stesso periodo del 2021) a causa dell’‘effetto attesa’ degli incentivi.
SGUARDO SULLA PRODUZIONE - Per quanto riguarda la produzione, se l’industria italiana si era ripresa dopo la crisi del 2012, superando la soglia del milione di veicoli assemblati nel triennio 2015-2017, dal 2018 ha ripreso a precipitare. Nel 2019 erano 915.000 i veicoli costruiti in Italia, per poi crollare a 770.000 nel 2020 a causa dei lockdown e della crisi legata all’approvvigionamento delle materie prime. Una situazione non certo migliorata alla fine della pandemia, infatti nel 2021 la produzione è risalita solo del 2,4% per una quota pari a 796.000 unità. Inoltre, se guardiamo all’inizio degli anni Duemila, la filiera italiana fabbricava 1,7 milioni di mezzi nuovi, con il nostro Paese al quinto posto nella classifica dei produttori europei di autovetture, mentre oggi siamo in settima posizione dietro alla Repubblica Ceca e alla Slovacchia.
SOLUZIONI ALTERNATIVE - Dopo questa premessa sui dati dell’industria italiana, l’ANFIA ha sottolineato l’importanza di tornare a una produzione sulla soglia del milione di veicoli per garantire investimenti sul territorio e lo sviluppo competitivo della componentistica nostrana. Mentre per far fronte ai cambiamenti climatici e all’inquinamento, l’elettrificazione dovrà essere sì un pilastro, grazie al suo ventaglio di opportunità, ma non l’unica soluzione. L’ANFIA sottolinea che l’utilizzo di questa tecnologia creerebbe un forte disequilibrio nel mercato, essendo oggi di totale dominio asiatico. Le stime di ANFIA, infatti, prevedono la perdita di 73.000 posti di lavoro a causa dell’avvento della mobilità elettrica. Per questo motivo per raggiungere la decarbonizzazione l’associazione immagina un contributo di diverse tecnologie a fianco dell’elettrico come i biocombustibili, i carburanti sintetici e l’idrogeno, ambiti in cui la filiera italiana sta già facendo grossi investimenti.
IL PUNTO DI VISTA DI ALCUNI ESPONENTI - Anche alcuni esponenti del governo condividono il punto di vista dell’ANFIA, ne è un esempio il ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti che ha sottolineato la necessità di misure che contrastino la crisi climatica, ma con l’utilizzo di tecnologie alternative e non esclusivamente basate sulla mobilità elettrica.