40 PRIMAVERE - Suo malgrado, non è rimasta famosa come l’auto da cui deriva, eppure è nata dalla stessa, felicissima matita. Disegnata da Giorgetto Giugiaro, la Lancia Prisma viene svelata dalla casa torinese nel dicembre 1982. Sono trascorsi quarant’anni esatti, e vale senz’altro la pena ripercorrerne la storia. A maggior ragione in un momento di grande entusiasmo per la Lancia, che sta cominciando a muovere i primi passi per scrivere il proprio futuro (qui per saperne di più).
UNA PARENTE DAL FASCINO “INGOMBRANTE” - Il riuscitissimo stile rimane una delle principali chiavi del successo della Delta, una “stilosa” media a due volumi che sembrava fatta apposta per gli yuppies e le madame della Torino bene. Lo stesso non si può dire della cugina maggiore Lancia Prisma, che pur conservando l’eleganza dell’auto da cui meccanicamente deriva (stilisticamente era avanti anni luce rispetto a tante concorrenti dell’epoca come la Opel Kadett, la Ford Orion, la Rover 200 o la Volkswagen Jetta), non è mai riuscita a emanare con la stessa potenza quel fascino che, a volte, solo i successi nelle corse riescono a infondere in un’automobile (con la Delta, dal 1987 al 1992 la Lancia ha vinto sei titoli costruttori consecutivi nel Mondiale Rally).
NON È “SOLO” UNA DELTA A TRE VOLUMI - Senza andare per il sottile, in molti ancora oggi sono convinti che la Lancia Prisma non è altro che una Delta “con la coda”. Beh, proprio così non è. A partire dai motori a benzina 1.3 da 78 CV e 1.5 da 85 CV (ai quali, già al lancio, s’affiancava un più pimpante 1.6 da 105 CV di derivazione Fiat) la meccanica è comune, certo, ma molte - al di là dell’ovvia “aggiunta” del terzo volume al corpo vettura - sono le differenze tra i due modelli. Qualche esempio? Il volante è di disegno specifico, così come la plancia, nella quale è ricavato il pulsante per l’attivazione dei proiettori; di foggia inedita sono pure i sedili, rivestiti in un tessuto piuttosto ricercato. Dettagli che, in un certo qual modo, evidenziavano con una nitidezza addirittura maggiore, rispetto alle Delta e Trevi tra cui la Prisma all’epoca andava a inserirsi nella gamma della casa torinese, l’eredità d’eleganza delle grandi Lancia del passato.
LA PRIMA LANCIA A GASOLIO - Stile ed eleganza a parte, la Lancia Prisma può vantare un primato importante. Nel 1984, infatti, diventa il primo modello nella storia della casa torinese a essere equipaggiato con un motore diesel: sotto il cofano viene installato un “tranquillo” 1.9 quattro cilindri da 65 CV già largamente utilizzato su altri modelli del gruppo Fiat. Un anno più tardi la gamma è completata da un altro motore alimentato a gasolio, questa volta, però, più brillante grazie all’adozione di un turbocompressore con intercooler: la versione 1.9 Turbodiesel S può contare su una potenza di 80 CV, sufficienti a spingerla alla soglia dei 170 km/h (la 1.5, per fare un raffronto, si fermava a 165 km/h).
NUOVO LOOK, ELEGANZA IMMUTATA - Nel 1986, per la Lancia Prisma, è tempo di un leggera “rinfrescata” al look. La calandra viene leggermente rialzata, i fari sono nuovi e a cambiare è anche il disegno del cofano e del paraurti anteriore, ora dotato di una griglia di dimensioni più generose e di uno spoiler un po’ più pronunciato. Per ciò che concerne la meccanica, i motori a benzina alimentati a carburatore vengono dotati di un dispositivo cut-off che interrompe l’afflusso di benzina nelle fasi di rilascio dell’acceleratore; viene inoltre variata la convergenza delle ruote, e la relativa inclinazione tra molle e ammortizzatori.
LA TOP DI GAMMA - Sempre nel 1986 debutta la versione 4x4, denominata “4WD” e, a partire dall’anno successivo, “Integrale”, come la cugina Delta che si preparava a riscrivere per sempre la storia dei rally. A distinguerla dagli altri modelli sono le targhette d’identificazione e la carrozzeria, impreziosita da una vernice bicolore (tre gli abbinamenti: in grigio chiaro e grigio medio, bordeaux chiaro e scuro, platino e marrone). Al vertice della gamma per allestimento e prestazioni, la versione a quattro ruote motrici della Lancia Prisma è mossa da un 2.0 a iniezione da 116 CV che le consente di superare di slancio i 180 km/h. Particolarmente raffinato lo schema di trazione integrale permanente: sviluppato in collaborazione con l’austriaca Steyr-Puch, è formato da tre differenziali, con il centrale autobloccante e accoppiato a un giunto viscoso tipo Ferguson e quello posteriore bloccabile manualmente premendo un tasto sul cruscotto.