In occasione della presentazione della Scénic E-Tech al Salone di Monaco, il presidente e amministratore delegato della Renault, Luca De Meo (nella foto sopra), ha incontrato la stampa italiana. Ha spaziato a tutto tondo, parlando con franchezza. Abbiamo rotto il ghiaccio parlando di F1: del resto, erano passate poche ore dal GP d’Italia, dove le Alpine (il marchio sportivo della casa francese) non avevano fatto bella figura. Lo ha ammesso anche De Meo: “Siamo indietro rispetto agli obiettivi che ci eravamo preposti. Non siamo costanti”. In effetti in Olanda, a Zandvoort, Pierre Gasly aveva portato la sua Alpine al terzo posto, mentre una settimana dopo, nel weekend brianzolo, i bolidi azzurri hanno navigato nelle retrovie. “Non siamo dove dovremmo essere - ha ribadito De Meo - in effetti nelle competizioni l’alchimia è molto complessa, l’ambiente è assai competitivo. Io comunque credo molto al progetto Alpine in F1. Ci stiamo investendo parecchio e abbiamo le risorse per crescere.”
ELETTRICHE E CASE EUROPEE: UN’EQUAZIONE COMPLESSA - La F1 è immagine, è alta tecnologia. Ma la sfida principale per gli attori dell’industria dell’auto è oggi la mobilità elettrica, mon le case europee come la Renault che hanno uno svantaggio temporale nei confronti delle rivali. E non solo quello. Per De Meo “Ci sono parecchi problemi da affrontare. Ma dobbiamo risolverli perché in teoria, fra 12 anni, potremo vendere solo auto elettriche”. Gli europei si devono confrontare da un lato “con Tesla, che è un caso a sé perché ha avuto il supporto dei mercati finanziari. Quanto ai cinesi, il discorso è complesso. Innanzitutto hanno adottato una strategia di lungo periodo, iniziata già 15 anni fa, in cui il Paese, per la sua stessa struttura politica ed economica, ha badato a ogni singolo elemento dell’equazione. Dall’approvvigionamento delle materie prime fino ad arrivare alle colonnine di ricarica. Questo li mette in una posizione di vantaggio temporale. Noi europei possiamo reagire e posizionarci, ma dobbiamo farlo in fretta e avere il supporto per le attività che non possiamo seguire direttamente. Per esempio, per le materie prime serve la politica, la diplomazia.”
L’INDUSTRIA CINESE HA UN MERCATO INTERNO ENORME - Ma non è finita qui. De Meo ricorda che “i cinesi hanno creato una domanda interna di 6-7 milioni di auto elettriche all’anno, che costituiscono il 25-30% delle loro vendite complessive. Per dare un’idea, in Europa siamo fermi a un milione di unità. Di conseguenza, hanno potuto organizzare allo scopo la produzione delle batterie, che invece da noi è ancora marginale, anche perché di solito la politica del Vecchio Continente predilige i finanziamenti all’innovazione invece che alla produzione. Non dimentichiamo poi le infrastrutture, dove manca la coordinazione. Ogni società che produce le colonnine lavora per conto suo, mentre servirebbe una regia per creare una rete di facile utilizzo, cosa di fondamentale importanza per chi vuole comprare questo tipo di auto, e più capillare. Dai nostri calcoli, la velocità di diffusione delle colonnine dovrebbe moltiplicarsi per sette volte.” Con un po’ di amarezza, poi, De Meo precisa che “in Europa l’energia costa il doppio che in Cina e quattro-cinque volte più che negli Usa. E per produrre un’auto elettrica serve molta energia.” Insomma, essere competitivi non è facile.
SERVIREBBE LA NEUTRALITÀ TECNOLOGICA - Gli appelli alla ragionevolezza porteranno a delle revisioni sullo stop alla vendita delle auto termiche nel 2035? “C’è la Review clause della commissione europea, che nel 2026 valuterà la situazione ed eventualmente prenderà dei provvedimenti, ma la considero un po’ come un’arma a doppio taglio - afferma il numero uno di Renault - Il rischio è di credere in una revisione sostanziale della norma e di fermarsi nello sviluppo tecnologico, così poi sei fuori dal gioco.” Ma, è l’invito neanche tanto velato alla Commissione, “c’è anche da valutare se l’elettrico sta avendo successo. Secondo me le vendite in Europa vanno più lentamente di quanto previsto, e questo nonostante il fatto che noi costruttori ci siamo accollati dei rincari di migliaia di euro nella produzione dovuti alla speculazione sulle materie prime. Diciamolo chiaro. C’è una spinta di fondo che vuole ridurre gli spostamenti in auto. Ma va tenuto conto che l’industria dell’auto dà lavoro a 12 milioni di persone, il 7-8% del Pil europeo, e che con l’export ha contribuito al bilancio con 100 miliardi di euro. Vogliamo che tutto questo se ne vada dall’Europa?”
Per De Meo l’approccio corretto sarebbe quello della neutralità tecnologica, il non essere obbligati all’elettrico per raggiungere un mondo più “pulito”. “Il problema della qualità dell’aria, ovvero degli inquinanti veri e propri riguarda le aree densamente popolate. Qui dovrebbero entrare solo auto e furgoncini elettrici, ma di piccole dimensioni, con piccole batterie, e quindi leggeri e in grado di consumare poca corrente” e di occupare una parte ridotta di suolo pubblico. Fuori dalle città, l’impatto degli inquinanti, che tendono a restare nell’area in cui vengono emessi, è molto minore. Restano da limitare le emissioni della CO2, uno dei principali responsabili dell’ clima impazzito, ma secondo De Meo “questo si può fare anche con gli i carburanti sintetici, gli e-fuel, l’idrogeno sui veicoli commerciali. Le possibilità sono numerose”.
NOVITÀ A RAFFICA IN ARRIVO - Poi, si torna a parlare di Renault: “Quando sono arrivato, nel 2020, ho chiesto di dare fondo alla nostra creatività. Basta esagerare col family feeling: ogni modello deve fare storia a sé, non è detto che le idee valide per un’utilitaria lo siano altrettanto per una suv. La nuova Scénic rispecchia tutto questo, come pure le future 4 e 5. Sono auto che, quando, le vedrete su strada, rappresenteranno davvero il futuro. Quanto ad Alpine, vedremo la versione sportiva della 5, la A290, e poi una crossover media. In generale, vogliamo rimanere fedeli alle caratteristiche di leggerezza e di agilità che da sempre caratterizzano il marchio. E la nuova piattaforma APP elettrificabile, molto leggera, ci aiuterà in questo. Su questa base nascerà anche la nuova A110, che diventerà elettrica al 100% nel 2026.”
E De Meo è soddisfatto della cosiddetta Renaulution, la rivoluzione che ha voluto applicare alla casa che dirige? “Sì. Oggi la Renault guadagna più di quanto abbia mai fatto nella sua storia e ha un margine molto maggiore di quando costruiva un milione di auto in più. La priorità, date le criticità sui costi di produzione, è di creare sull’elettrico un business sano: gli sconti, la lotta estrema sui prezzi, avevano messo in difficoltà l’industria europea. Oggi, invece, puntiamo sul fatto che chi ha la possibilità di spendere compri l’elettrico e lo paghi il giusto, e invece chi ha meno possibilità in questo periodo di transizione possa scegliere auto più accessibili come le Dacia. Per i motivi che ho detto prima abbiamo concorrenti come la Tesla o le case cinesi che possono permettersi di ridurre i prezzi. Ma noi dobbiamo essere coerenti con quanto abbiamo fatto finora, senza cadere in una guerra all’ultimo euro. Anche perché così, alla fine dei conti, proteggiamo il cliente. La Mégane oggi ha un valore residuo molto buono.”
Alla fine, De Meo ha una visione ottimistica del futuro delle Renault: “Quando sono arrivato, nel 2020, abbiamo completamente rivisto, in sole sei settimane, il piano di sviluppo dei prodotti e ora stanno arrivando i frutti, sotto forma di nuovi modelli, uno dietro l’altro. Il fatto che da adesso in poi parte un buon momento, con tante novità, ci permetterà di essere meno aggressivi sui prezzi e di proteggere i margini. Questa è la scommessa per i prossimi 18 mesi.”