C'È FRENESIA A MARANELLO - C'era anche il numero uno della FCA e della Ferrari, Sergio Marchionne, al Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri di Roma, dove ieri è stata consegnata una Jeep Wrangler con la "divisa" da utilizzare per attività di presidio sul litorale romagnolo tra Cattolica e Bellaria (qui la news). L’amministratore delegato ha risposto alle domande dei giornalisti presenti ed è tornato a parlare della suv Ferrari, la prima vettura di questo tipo del costruttore di Maranello, un modello su cui iMarchionne crede molto e che farà aumentare le vendite ma soprattutto i guadagni. Marchionne ha spiegato ai microfoni dell’agenzia Ansa che per vedere la suv bisognerà aspettare almeno un paio d'anni, ma i tecnici di Maranello ci stanno lavorando e ieri l’ha vista.
QUOTA 2 MILIONI PER LA JEEP - Marchionne si è soffermato poi sulla Jeep, fra i marchi della FCA che più soddisfazioni stanno dando in termini di vendite e guadagni. Non a caso l’ad ha confermato che quest'anno ne verranno consegnati 2 milioni di esemplari nel mondo, molti più rispetto ai circa 1,4 dell'anno scorso. Secondo Marchionne la strategia messa a punto per la Jeep ha fatto sì che il costruttore ottenesse "risultati senza precedenti" nella sua storia, stando a quanto riferisce l'agenzia Ansa, se è vero che le vendite sono passate dalle 300.000 del 2009 alle 1,4 milioni del 2016 e 2017. "La Jeep era un produttore di modeste dimensioni", ha ricordato Marchionne, mentre ora è "un costruttore globale presente in più di 140 paesi nel mondo".
I DAZI SITUAZIONE GESTIBILE - Il manager ha parlato anche della questione legata ai rapporti macro-economici fra Cina, Europa e Stati Uniti, molto tesi nelle ultime settimane dopo la scelta annunciata dall'amministrazione Trump di introdurre dazi sulle automobili importate nel paese (qui la news). Marchionne non sembra preoccupato dalla situazione, che definisce gestibile, ma avvisa che "bisogna fare chiarezza sulle scelte che sono possibili da fare". In questo contesto a suo avviso l'Italia deve muoversi da sola e non sotto l'ombrello dell'Unione Europea, perché "l'Italia e la Francia hanno un flusso di auto verso gli Stati Uniti completamente diverso" e quindi sarebbe sbagliato agire collettivamente. Il numero uno della FCA si riferisce al fatto che in Italia vengono costruite molte automobili poi esportate negli Usa: si pensi alle Jeep realizzate a Melfi, ma anche alle Ferrari, Alfa Romeo e Maserati, mentre i marchi francesi non sono presenti negli Stati Uniti e quindi non sono interessati alla questione dei dazi come la FCA o i costruttori tedeschi.