2017 A GONFIE VELE - È un Marchionne tranquillo e sicuro di sé quello che si è presentato ai giornalisti nell’incontro con la stampa durante il Salone di Detroit 2018 (nella foto sopra). Dopo aver ricordato come solo nel 2014 nessuno credeva nel suo piano industriale, oggi conferma che tutti gli obiettivi del 2017 sono stati raggiunti e le stime per il 2018, arrivando a promettere che, se FCA ripagherà in anticipo i debiti, il primo giugno (alla presentazione del piano industriale 2018-2022) metterà persino la cravatta… per poi specificare “Ma senza né camicia né giacca”.
UN MILIARDO RISPARMIATO - Riguardo alle politiche del presidente americano Trump, Marchionne non può fare a meno di confermare che lo spostamento di gran parte della produzione Ram (il marchio di pick-up che, assieme a Jeep, guida le vendite del gruppo FCA) dal Messico agli Stati Uniti comunicata qualche giorno fa “Non può che essere stata motivata anche dalle preoccupazioni dell’uscita degli Usa” dal trattato di libero scambio Nafta fra Canada, Usa e Messico. “Spero che il Nafta continui ma, considerando la riforma fiscale varata da Trump, questo era anche un atto dovuto: un segno di fiducia verso questo paese che ci sta dando una grandissima opportunità dal punto di vista economico”. Marchionne ha stimato che, grazie ad essa, solo di tasse il gruppo risparmierà fra 800 milioni e un miliardo di euro. Un bel contributo per arrivare a quel raddoppio degli utili di cui Marchionne ha parlato ieri con alcune testate economiche.
NON C'È PIÙ BISOGNO DI PARTNER - Senza giri di parole, il numero uno di FCA ha parlato anche delle voci su possibili acquisizioni e partner, la cui ricerca è andata avanti per anni. “Una volta che abbiamo capito chiaramente che non c’erano partner con cui “ballare” ci siamo creati la realtà americana da soli, stiamo creando quella europea e stiamo sviluppando l’America Latina. Questa è la strada che abbiamo intrapreso: ora non abbiamo più bisogno di nessuno... e non lo dico con arroganza. Adesso stiamo alla pari degli altri. Se abbiamo bisogno di qualcosa noi, allora è qualcosa di cui hanno bisogno anche gli altri. “Una volta che abbiamo ripagato tutti i nostri debiti, rientriamo nella categoria dei “sani finanziari” a quel punto in poi non mi interessa molto trovare un partner: non ho bisogno di nessuno”.
ACCORDI CON BMW - Questo, comunque, non vuol dire che Fiat Chrysler faccia tutto da sola. Sui sistemi di guida autonoma, sta ad esempio lavorando con la BMW: una collaborazione ricordata anche durante la conferenza stampa da Marchionne. E la speranza è sempre quella di trovare il modo di condividere con altri produttori gli ingenti costi di sviluppo delle nuove vetture: così “Il sistema economico sarebbe molto più efficiente”
SOPRATTUTTO SUV - Se il quadro sul versante americano è chiaro, nel nostro paese il lavoro è ancora a metà: “Bisogna completare l’impegno verso l’Italia e definire il ciclo di sviluppo di Maserati e Alfa Romeo, che hanno bisogno di altri prodotti”. A tal proposito, Marchionne chiaramente indica che gran parte degli sforzi saranno rivolti ai modelli suv: “Oggi due terzi del mercato americano è di questo tipo di veicoli, e il trend è lo stesso in tutto il mondo. È ovvio che le suv abbiano la priorità sulle altre vetture”. Ecco quindi che, a domanda specifica, conferma l’arrivo di una Suv più grande della Stelvio e di una più piccola della Levante. Oltre che di vetture, però, si è parlato anche di lavoratori: “L’impegno è quello di eliminare qualsiasi dubbio sull’impegno di FCA in Italia, con il pieno utilizzo degli stabilimenti. In America abbiamo trovato un grandissimo spazio per importare vetture prodotte in Italia (Alfa Romeo e Jeep Renegade in primis, ndr) e spero che il mercato internazionale ci offrirà abbastanza domanda”.
DA NOI? SOLO 500 - Ovviamente, tutti gli forzi del gruppo FCA sono concentrati sui marchi a maggiore redditività, e Fiat non rientra fra questi. “Il marchio è quello che è: non ha la forza di Jeep o Alfa Romeo o Maserati: ha una realtà indipendente nel Sud America ma non in Europa, e noi dobbiamo continuare a svilupparlo solo dove è importante. Rifare la Topolino (intesa come vettura economica a basso prezzo, ndr) in Italia e rimetterci soldi non è una cosa intelligente”. E in Europa l’unico marchio che “funziona” è quello della 500. “La verità è che quest’ultimo è sempre stato un marchio a parte: la realtà è questa dal 2007 ed è una delle ragioni che ci ha fatto guadagnare due lire in Europa”. Il manager non ha comunque chiuso la porta a un arrivo della Fiat Argo sul mercato del Vecchio Continente, rimandando i dettagli all’incontro del primo giugno.
NESSUNO SCORPORO DELLA JEEP - Inevitabile, poi, chiedere dello scorporo la Jeep dal resto del gruppo, e la risposta non è stata certo sibillina: “Disaggregare questo marchio è un fatto complesso, anche perché poi bisogna parlare di cosa rimane indietro: il resto dovrebbe campare da solo… Per ora non mi allontanerei tanto da un sistema integrato di produzione”.
I PERICOLI DELL’AUTONOMO - Un altro tema trattato nel lungo intervento di Marchionne è stato quello sulle nuove frontiere della mobilità, come quella elettrica e la guida autonoma: due temi sui quali Marchionne non nasconde il suo scetticismo. “All’elettrico ci stiamo lavorando: le piattaforme ci sono già. Questa è la direzione, ma ci vuole un modello economico sostenibile” che permetta di vendere le vetture a batteria. “Ma far vedere una macchina dove non ci guadagnano sopra non è una buona idea…”. E prosegue: “Non c’è un giorno in cui non legga discorsi di fantascienza sull’auto. Oggi, ad esempio, il Financial Times parla del rischio che le auto a guida autonoma vengano usate come armi: questa possibilità quando l’abbiamo presa in considerazione? Io ne parlo da anni… anche Elon Musk ha parlato del rischio che l’intelligenza artificiale venga usata male: quando abbiamo sviluppato i suoi sistemi di gestione? Quando li abbiamo provati su strada? Se mettiamo 1.000 auto intelligenti in mezzo a un milione che non lo sono, abbiamo solo creato il caos. Non stiamo ragionando seriamente sul futuro di questa industria perché ci siamo innamorati di questo modello senza basi né tecniche né economiche. Comunque è inevitabile che arriverà, ma le tempistiche prospettate sono totalmente sbagliate: capisco perfettamente che si debbano sperimentare i modelli alternativi, ma creare illusione che questa è una cosa già fatta è sbagliato”.
TUTTE UGUALI - Secondo il numero uno di FCA, comunque, almeno per un bel po’ di tempo ci sarà ancora spazio per il piacere di guidare in prima persona, sebbene assistiti dall’elettronica. “Ci siamo quasi rovinati la vita cercando di investire in questi marchi (Alfa Romeo, Jeep, Ram e Maserati, ndr), che sono quelli meno esposti a questo cambiamento tecnologico. Il grande rischio è di ritrovarsi con un gran numero di vetture indifferenziate l’una dall’altra: se non guido io, che cambia fra essere dentro una Fiat o una Peugeot? Però Jeep e Alfa Romeo hanno quel qualcosa in più: credo quindi che abbiamo più tempo degli altri”, prima che debbano adottare queste tecnologie. Nel caso di Jeep, ad esempio, in FCA pensano di usare l’intelligenza artificiale per aiutare il guidatore in fuori strada, non per rimpiazzarlo.
E LA F1? - Prima di congedarsi, la domanda su come andrà il prossimo mondiale di Formula 1 è inevitabile, e la risposta è ottimista: “Quando ero a Maranello due venerdì fa, i ragazzi erano impegnati ma li ho trovati quasi troppo tranquilli: o abbiamo fatto una grandissima ciofeca o abbiamo fatto una grandissima macchina”.