NEWS

Mercato europeo dell’auto: -2% a novembre 2024

Pubblicato 19 dicembre 2024

Dopo la leggera ripresa di ottobre a novembre c’è stato un nuovo calo delle immatricolazioni di auto nuove in Europa. Vediamo tutti i numeri.

Mercato europeo dell’auto: -2% a novembre 2024

ANCORA UN LEGGERO + - Nel mercato europeo allargato (che comprende UE, EFTA e UK), a novembre 2024 sono state immatricolate 1.055.319 auto, contro le 1.077.092 dello stesso mese del 2023, con un decremento del 2%. Considerando i primi unici mesi del 2024, il risultato rimane leggermente positivo rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con un +0,6% e 11.876.655 veicoli immatricolati (11.801.943 nel gennaio-novembre 2023).

LE NAZIONI - Per quanto riguarda l’andamento dei primi cinque mercati d’Europa, la Francia ha registrato un forte calo (-12,7%), seguita dall'Italia (-10,8%), mentre il mercato tedesco si può dire che sia stato stabile rispetto allo stesso mese dell’anno scorso (-0,5%). Tra i quattro mercati più significativi dell'UE, solo la Spagna ha registrato una crescita positiva (6,4%). 

LE TIPOLOGIE DI ALIMENTAZIONE - Le vetture più popolari a novembre 2024 nel mercato europeo allargato (che comprende UE, EFTA e UK) sono state le ibride (HEV), con 349.901 immatricolazioni, una quota di mercato del 33,2% e una crescita del +16,4% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. Nel consuntivo annuo, questa tipologia di alimentazione ha registrato un aumento del +18,7%, raggiungendo 3.704.732 unità. Seguono le auto benzina, con 313.214 targhe, ma in calo del 12,4%. Le elettriche pure (BEV) si posizionano al terzo posto con 184.697 unità vendute a novembre (+0,9%), mentre nel consuntivo gennaio-novembre il risultato è negativo con 1.787.600 immatricolazioni e un calo dell’1,4%. Le diesel, con una quota del 9,3%, totalizzano 97.944 unità (-15,4%), mentre le ibride plug-in (PHEV) chiudono la classifica con 83.400 immatricolazioni e una flessione dell’8,6% a novembre.

I COSTRUTTORI - Il Gruppo Volkswagen si conferma leader del mercato, con una crescita del +2,8% e 286.552 auto consegnate a novembre, per un totale annuo di 3.119.194 unità (+2,2%). Tra i marchi del gruppo tedesco, Porsche registra un aumento del +28,3% con 9.439 vetture immatricolate, bene anche la Cupra con un +23,5%. Al secondo posto si piazza Stellantis, con 142.425 unità vendute a novembre (-10,8%). All’interno del gruppo, Peugeot si distingue con una crescita del 17% e 52.803 immatricolazioni, mentre Jeep registra una flessione più contenuta con 10.625 unità (-1,3%). Le difficoltà maggiori si osservano per marchi come Lancia (-77,7%) e solo 896 targhe e Fiat, che segna un -40,2% e 17.092 targhe. Il Gruppo Renault segna una crescita del 9,2% con 111.797 auto vendute, con Dacia che registra un +4,8% e Renault +13,2%. Bene il Gruppo Toyota, che segna un +12% a novembre e 84.372 immatricolazioni, con Lexus in crescita (+27,1%). Tra i premium, il Gruppo BMW totalizza 82.210 immatricolazioni (-4,3%), seguito da Mercedes-Benz, che segna un +0,1% e 62.332 auto. Bene Volvo, che cresce dell’11,6% con 30.960 auto immatricolate.



Aggiungi un commento
Ritratto di Sdraio
19 dicembre 2024 - 13:05
è sempre la stessa storia... uno può solo comprare quello che c'è a listino... se il listino non convince la gente stenta a comprare...
Ritratto di Solstice
19 dicembre 2024 - 13:06
Volvo in doppia cifra, Toyota in doppia cifra. Non aggiungo altro.
Ritratto di giocchan
19 dicembre 2024 - 15:29
Di fatto, Toyota ha superato BMW.
Ritratto di Quello Li
19 dicembre 2024 - 13:10
QUALCHE GRUPPO NONOSTANTE LA SITUAZIONE RIESCE AD AVERE IL SEGNO PIÙ. ALTRI PERENNEMENTE SEGNO MENO. UN MOTIVO CI SARÀ.....
Ritratto di forfait
19 dicembre 2024 - 13:11
Mercato marginale oramai. Dateci India & co.
Ritratto di John-V
19 dicembre 2024 - 14:24
Ma prima, invece di 'sti pipponi illeggibili, dateci delle tabelle magari... :-)))
Ritratto di forfEit
19 dicembre 2024 - 19:39
La qual cosa (tua richiesta) si combinerebbe (alla mia) come pochi altri mix, che si sa da quelle parti coi numeri son maestri; quindi Tabelle a gogò per i dati di vendita Indiani, e siamo al Top :)
Ritratto di Volpe bianca
19 dicembre 2024 - 13:11
Nelle hev, quante sono mild e quante full? Bene, le mild a benza vanno sul termico benza e le mild a diesel vanno sul termico diesel. Penso di averlo scritto tutti i mesi, senza saltarne uno, facciamola sta benedetta distinzione perché quando si parla di inquinamento allora le mild sono false ibride, quando invece servono per gonfiare le percentuali allora sono ibride..
Ritratto di Gordo88
19 dicembre 2024 - 13:17
1
Mica te lo dicono altrimenti non potrebbero scrivere che le hev sono in crescita costante e le termiche pure in calo..
Ritratto di John-V
19 dicembre 2024 - 14:40
Direttamente dal sito di ACEA: "New car registrations: -1.9% in November 2024; year-to-date battery-electric sales -5.4%". E, si badi, non è che la cosa mi faccia contento o meno; è che si tratta della pura e semplice realtà, fino a prova contraria. Altrimenti parliamo d'altro e finiamola lì... Su Starter se non ricordo male c'era anche un po' di gnocca. Rimettiamocela, no? Ma forse anche quella produce troppa CO2... Ok, m'arrendo.
Ritratto di giocchan
19 dicembre 2024 - 15:33
Io da un pezzo ripeto: mettiamo tutte le ibride a benzina nella categoria "benza", e tutti i diesel tutti insieme, sia "puri" che MHEV... ci sono millemila categorie inutili. Benza/Diesel/GPL/PHEV/BEV... le categorie dovrebbero essere 5 (dò per scontato che il metano non torni più).
Ritratto di John-V
19 dicembre 2024 - 15:56
1) L'articolo è corretto in sé perché si riferisce al solo mese di novembre e quelli sono i numeri, giusto riportarli e mancherebbe altro, punto, poi magari una visione allargata gioverebbe, ecco. 2) Il metano non è detto che non torni, ci sono molti automobilisti più che soddisfatti, è un combustibile intrinsecamente pulito, e potrebbero quindi aumentare se cambieranno certi equilibri (squilibri?). Inoltre, le categorie sono comunque necessarie, anche se in numero molto maggiore rispetto al passato. Servono perché ci sia chiarezza, per sapere cosa realmente sta succedendo là fuori. Lo scopo dovrebbe essere quello di dare una visione completa e dettagliata su un certo mercato, altrimenti una fonte vale l'altra, e se sono tutte approssimative anche basta insomma. Viene giù tutto e si dà il comparto in mano ai cinesi, come "prevede" e vuole iperbolicamente mettere in luce il grande troll alvolantino.
Ritratto di giocchan
19 dicembre 2024 - 16:56
Il problema di base è la categoria "ibrido", che mischia tutto... benzina, mhev, hev, micro-hev (Panda...)... e anche la stessa cosa ma in versione diesel (e ora pure GPL, vedi Kona). O dettagli tutto per bene (e allora fai tutte le categorie necessarie - magari divindendole per kWh di batteria o cv del motore elettrico), oppure le mhev diesel le metti nel diesel, e la Kona Hev GPL nel GPL... Poteva avere un senso anni fa, quando c'era solo il full hybrid a benzina... oggi fa solo confusione. PS: posseggo un'auto a metano e sono un fan del metano, se tornasse sarei il più felice del mondo. Ma non tornerà, oramai mi sembra evidente. In Italia (forse nell'intera europa?) non ci sono più nemmeno auto a listino!
Ritratto di John-V
19 dicembre 2024 - 17:06
@giocchan Chiaro, qualcosa va cambiato e così non va, non serve, non dà l'idea di come si sta evolvendo il mercato realmente; distorce strumentalmente, certo. Sul metano... sarebbe un vero peccato, o forse come dici già lo è, anche nell'uso nelle fuel cell, ma a 'sto punto in una dimensione parallela in cui la CO2 viene considerata per quello che è e non per quello che si vuole che sia. Quanto all'offerta, sì, dopo le ultime Fiat e VAG, se non ricordo male, il nulla.
Ritratto di probus78
19 dicembre 2024 - 13:38
Elettrico resta pressoché stabile mentre continua il crollo del diesel, ormai arrivato a immatricolare la metà dell' elettrico puro. Italia e Francia in crisi di immatricolazioni come pure Stellantis. Toyota, Renault e Volvo continuano a salire. Nulla di nuovo sul fronte occidentale.
Ritratto di Newcomer
19 dicembre 2024 - 14:09
L’elettrico è in calo su numeri già irrisori. Il diesel è da anni in calo, bisogna vedere benzina e mild hybrid che sempre normali auto a benzina sono e sommano la quasi totalità del parco circolante
Ritratto di Sherburn
19 dicembre 2024 - 14:23
Non penso ci sia quale ragionamento dietro il calo dei diesel, a listino ce ne sono meno e costano un botto, e gli utenti tipici sono in calo strutturale. Meno industrie meno rappresentanti, meno famiglie e bambini meno trasferimenti autostradali.
Ritratto di forfait
19 dicembre 2024 - 14:19
L'elettrico la vera svolta sarà, mi sa, fra la notte del 31/12/2024 e il mattino seguente
Ritratto di forfait
19 dicembre 2024 - 14:19
*2034 (oh, come non passa il tempo, a volte... :) )
Ritratto di deutsch
19 dicembre 2024 - 15:34
4
forse ci sono più alternative al diesel rispetto ad un tempo soprattutto per chi non ha strettamente bisogno di un diesel perchè fa kilometraggio normali sui 15000 annui, specialmente ibride. anche le limitazioni giocano un ruolo, un diesel odierno avrebbe problemi a Milano fra sei anni
Ritratto di MS85
19 dicembre 2024 - 14:51
A livello EU -5.4 in un mercato che fa +0.4 —> “stabile”. Devo imparare anche io ad interpretare i numeri con segno meno in questo modo quando preparo i report per il mio capo.
Ritratto di probus78
19 dicembre 2024 - 15:05
Fra gennaio e novembre articolo parla di un calo dell'1,4% nel Mercato europeo allargato. Faccio riferimento a questo dato visto che stiamo commentando questo articolo. Eh non si smette mai di imparare ..
Ritratto di MS85
19 dicembre 2024 - 16:22
Sí, arriva a ben il -1,4 grazie a UK. In EU viaggiamo a -5,4. Per dare l’idea, se non ci fosse questa piccola zavorra lato BEV, il mercato continentale e quello dell’unione sarebbero entrambi in leggera crescita invece che che stabili. Il punto è: se cali quando gli altri salgono, non stai performando bene. Se cali quando gli altri salgono e sei l’opzione su cui il legislatore ha deciso che si deve basare l’intero mercato, allora c’è un problema grosso come una casa.
Ritratto di probus78
19 dicembre 2024 - 17:43
Strana osservazione, davvero singolare che tu ritenga il mercato in "salita". Ad essere non dico onesti, ma un minimo svegli, negli ultimi anni (dai famosi anni precovid) ad oggi il mercato europeo è calato (rectius sprofondato) di milioni e milioni di immatricolazioni. Solo 5 anni fa in Europa si immatricolavano qualcosa come 16 milioni di veicoli, sprofondati a quanti oggi? Bhe quelli bravi come te sapranno dare una risposta migliore della mia, e già che ci sei calcola pure in questi 5 anni se le Bev sono aumentate o meno. Con questo non voglio mica entrare nel fan club dell' elettrico, (ci tengo alla mia reputazione) mi preme solo sottolineare quanto sia poco edificante guardare statistiche solo da 1 anno a quello successivo. E per dimostrare poi cosa? La solita manfrina del gombloddo elettrico? Dai stiamo diventando noiosi.
Ritratto di MS85
19 dicembre 2024 - 18:11
Ho infatti parlato di leggera crescita (quando cresci poco la definizione più corretta è quella. Se c’è un segno meno, sei in calo, se c’è un segno più sei in crescita, follow me for other useful tips&tricks). Per il resto, che il mercato sia calato dopo il Covid e non si sia ancora ripreso è palese. Il punto che rimane è uno: se abbiamo deciso che una è una sola alimentazione deve sostenere l’intero mercato e quella alimentazione non solo non si schioda dal 14% di quota ma anzi inizia a calare, c’è un problema, e questo prescinde dall’essere pro o contro qualcosa (quello è lo stadio, altro ambiente rispetto al nostro mondo). Certo, nel 1990 le elettriche erano molte meno. Ma così, a naso, non lo considererei particolarmente interessante come tendenziale. E non c’è nemmeno nulla da dimostrare, è banalmente quello che stiamo vivendo quotidianamente e che il settore ha provato a segnalare ormai da oltre 6 anni. Ora ci si inizia a svegliare e si scopre che tutti gli allarmi rimasti inascoltati erano fondati.
Ritratto di MS85
19 dicembre 2024 - 18:30
Giusto per aiutare a leggere i numeri in prospettiva: continuiamo a parlare di crisi del mercato tedesco (al netto della produzione che è un’altra storia). Ma se guardiamo i numeri delle alimentazioni non BEV viaggiano oltre il +5%. Il problema è quando aggiungi il -26% del BEV che ti trascina giù il mercato al -0,4%.
Ritratto di probus78
19 dicembre 2024 - 19:43
Mah, io francamente non vedo da nessuna parte una imposizione a vendere SOLO elettrico. Elettrico resterà una nicchia limitata alla mobilità urbana. La famosa quota 94 non prevede affatto solo elettrico. Avessero voluto eliminare CO2 completamente potevano prevedere quota 0. Le scelte politiche in Europa ma anche Usa Giappone Corea e Cina tendono a ridurre emissioni, ma attualmente possono essere soddisfatte anche da un decente ibrido. In Europa siamo indietro sia in quest' ultimo che nell' elettrico proprio perché abbiamo puntato per decenni (solo noi al mondo) sul gasolio perfino nella mobilità urbana. E adesso Cina, Usa e Giappone ci surclassano in ogni altra tecnologia. Quindi la soluzione sarebbe tornare (e soltanto in Europa) al diesel e benzina senza alcun limite di emissioni?
Ritratto di MS85
19 dicembre 2024 - 21:07
Purtroppo no, nel nostro settore non funziona in maniera così semplice. Per un vincolo di carattere tecnico, uno di carattere industriale e per una regola aurea bonus. Primo, la tassazione sulla CO2 è una media pesata. Arrivi poco sotto i 90 grammi con una HEV compatta in segmento B (che comunque non riesci a far stare sotto i 25k quindi non è esattamente un’opzione per tutti i consumatori europei purtroppo). Già se Sali su una Yaris Cross (che non è esattamente un transatlantico) sei oltre i 100 grammi. Quindi le BEV o le PHEV devi buttarle per forza tra le targhe dell’anno, indipendentemente che abbiano un cliente dietro o meno. Poi ci sono vincoli industriali: produciamo auto, non cellulari. Non sviluppi un powertrain con un orizzonte temporale di 5 anni, puoi iniziare a pensare di farlo quando hai orizzonti oltre i 10 anni, contando le evoluzioni intermedie. E farlo quando sai che tra 5 anni le tasse sulla co2 faranno un nuovo balzo per poi arrivare allo switch off di tutto ciò che non è BEV al 2035 non è una strada percorribile (tranne per chi può permettersi di scommettere sulla marcia indietro del legislatore sviluppando entrambe le alternative, cosa che appunto stanno solo facendo i produttori di macchine dai 60k in su. Poi c’è la regola aurea che vale per molte questioni relative al mondo auto: se decine di migliaia di persone che lavorano da una vita nel settore non stanno trovando la quadra (compresi i brand cinesi che si sono già schiantati sul nostro mercato e l’unico costruttore che, nonostante una quota mostruosa nel sotto-segmento, non fa numeri di rilievo in ottica di mercato complessivo), forse vuol dire che la soluzione non è tanto semplice né alla portata della prima persona che passa. Una via di mezzo ci sarebbe ed è anche già stata presentata al legislatore in più occasioni. Comprende azioni per rivedere le soglie su periodi più lunghi, calmierare la tassazione proporzionandola al listino della vettura (e ricaricando e una parte sulla massa) e riscuotendola sull’acquisto invece che sulla produzione, escludere lo switch off al 2035, distribuire in maniera equilibrata all’interno del perimetro europeo una parte del carico fiscale sui carburanti (armonizzandone più in generale l’impatto tra gli Stati). A questo va accompagnato un ripensamento della politica energetica sulla produzione e la distribuzione, che è il vero collo di bottiglia per la diffusione delle BEV su ampie aree dell’Unione. Il vero problema di queste iniziative è che sono politiche di lungo respiro e con una visione non miope sul futuro, e devono essere fatte digerire a politici il cui orizzonte temporale massimo sono le elezioni quando va bene tra 5 anni, con una competenza commerciale e tecnica pari a zero. Per capirci, quelli che legiferano sono quelli che stavano per imporre come target lo zero spaccato sulle emissioni di particolato delle gomme. Della serie: tornare prima alla fisica delle medie e ripassare tra 10 anni.
Ritratto di probus78
19 dicembre 2024 - 21:50
Concordo che è complicatissimo trovare una quadra soprattutto se si fanno solo chiacchiere senza fatti. In Europa le normative sulle emissioni avrebbero dovuto essere affiancate da investimenti colossali nei settori coinvolti dall' elettrificazione e produzione di energia green. Ma mentre Usa (con inflation reduction act) e Cina hanno investito centinaia di miliardi in questi settori (rinnovabili, fotovoltaico, batterie etc etc) Europa invece quasi tabula rasa.
Ritratto di egomax
19 dicembre 2024 - 15:44
2
LOL!!!!
Ritratto di telemo
19 dicembre 2024 - 15:14
Il diesel è in calo, per il semplice motivo che lo stanno facendo morire apposta con le imposizioni dettate dal baffino al femminile con il suo prezioso manoscritto chiamato Green Deal, e con il ricatto di pesanti sanzioni a chi conrinua produrre auto diesel. Altrimenti sarebbe ancora il primo della lista tra le preferenze degli europei, in quanto economico e duraturo. Invece l'elettrico dei minus habens sostenitori è sempre lì con i suoi miseri numerini di crescita, indice che agli europei non frega nulla di questa antica propulsione già dichiarata fallimentare.
Ritratto di egomax
19 dicembre 2024 - 16:00
2
I numeri dicono che, nei paesi dell'Unione Europea (quindi Gran Bretagna, Svizzera, Norvegia non sono calcolate, oltre ad altre nazioni che non costituiscono un dato rilevante), nel 2023 le auto a benzina rappresentavano il 50% del circolante, mentre il diesel il 41%. (ps: le elettriche erano l'1,7% su 255 milioni....).
Ritratto di giocchan
19 dicembre 2024 - 15:28
Non è lontano il giorno in cui Renault sorpasserà "Stellantis-15-marchi"
Ritratto di Flynn
19 dicembre 2024 - 17:25
2
+10 Assolutamente. E a conferma: Pegio' ha il miglior rapporto prezzo/dotazione/qualità e vola.. il resto dei marchi sono piuttosto fuori target e lo si vede dal segno -
Ritratto di giocchan
19 dicembre 2024 - 18:08
Sinceramente, confido nelle auto su piattaforma Smartcar (BEV o meno che siano), che sulla carta sono prodotti competitivi. Se non riescono a venirne fuori nemmeno così, Stellantis è spacciata.
Ritratto di Solstice
19 dicembre 2024 - 19:12
Sulla carta sono prodotti competitivi ma la piattaforma non è specifica né per un'alimentazione né per un'altra quindi forse non sono competitivi neanche sulla carta. Se proprio vogliamo dire qualcosa di positivo, diciamo che costano poco.
Ritratto di Lorenz99
19 dicembre 2024 - 15:35
IL DIESEL È OVVIO CHE SIA IN CALO DI FATTO É BANNATO,NEI SEGMENTI INFERIORI QUASI DEL TUTTO SCOMPARSA L'OFFERTA, RESTA FORTE SULLE TEDESCHE MEDIOGRANDI E SULL'USATO. JEEP CON LE SUE UTILITARIE DI MELFI VENDE QUANTO LE COSTOSISSIME PORSCHE. CHIARO CHE IL MERCATO EUROPEO,NON AVENDO QUASI PIÙ UNA CLASSE MEDIA,SI ORIENTA SU PREMIUM TEDESCHE E CINESI, LE SOVRAPPREZZATE STELLANTIS SONO DESTINATE SEMPRE PIÙ ALLA MARGINALITÁ.
Ritratto di Edo-R
19 dicembre 2024 - 17:16
+1
Ritratto di giocchan
19 dicembre 2024 - 18:09
È sparito pure il metano, tocca farsene una ragione.
Ritratto di Sherburn
19 dicembre 2024 - 20:16
Alla faccia dell'ecologia, visto che era scelta da persone caute, e che inquinava di meno. La verità è che il bando delle termiche servirà solo alla grande rapina, se la gente non le comprerà (le bev) e si fionderà sulle termiche cinesi, lo toglieranno.
Ritratto di Byron59
19 dicembre 2024 - 15:52
Di recente è tornato a parlare il NOSTRO EROE, la divinità del Whatever we takes, e gli abbiamo sentito ripetere che l’Europa è alla frutta. Ma dai? Potrebbe essere questa la sintesi del suo intervento al Simposio annuale del Centre for economic policy research (Cepr). Siamo nella Parigi dell'altro DIVO, Macron, figlio di JPMorgan in cui tornerà a lavorare a missione compiuta. E come sempre bisogna constatare che il nostro eroei non modifica il suo tono oracolare nonostante che, del modello economico fin qui adottato, proprio lui sia stato un pilastro autorevole anche sul piano operativo (otto anni alla presidenza della Bce, nonché un passaggio rilevante da presidente del consiglio italiano). Cito testualmente dal suo intervento: “Le politiche europee hanno tollerato una bassa crescita dei salari come strumento per aumentare la competitività esterna, aggravando la debolezza del ciclo reddito-consumo. Tutti i governi disponevano di uno spazio fiscale per contrastare la debolezza della domanda interna, ma almeno fino alla pandemia hanno scelto deliberatamente di non utilizzare questo spazio. Complessivamente, la politica ha rivelato una preferenza per una particolare costellazione economica, basata sull’utilizzo della domanda estera e sull’esportazione di capitali con livelli salariali bassi. Una costellazione che non sembra più sostenibile“. Udite, udite, popolo somaro. Si sono accorti che non vi pagavano e ora se ne rammaricano. Inutile soffermarsi sull’uso eufemistico del linguaggio, tipo “Le politiche europee hanno tollerato una bassa crescita dei salari”, quando basta sfogliare a ritroso il web per trovate decine di migliaia di interventi – europei e nazionali – in cui “si impone” il congelamento dei salari in tutto il Vecchio Continente. Altro che “tollerare" lo hanno proprio voluto e seguito questo metodo. Le due cose più rilevanti di questa parte del suo discorso sono le stesse che da anni vado ripetendo beccandomi del pazzo comunista in giro per i siti web. a) se si comprimono i salari si distrugge la domanda interna, ossia la capacità di consumo di quelle merci che qui vengono prodotte (“aggravando la debolezza del ciclo reddito-consumo”) b) il modello economico imposto a forza a tutta Europa è stato il mercantilismo, ossia la crescita trainata dalle esportazioni a scapito del mercato interno (“la politica ha rivelato una preferenza per una particolare costellazione economica, basata sull’utilizzo della domanda estera e sull’esportazione di capitali con livelli salariali bassi”). Anche qui il linguaggio devia la responsabilità dall’unione europea (il soggetto semi-statuale a disposizione dei “mercati”) a una più indistinguibile “politica”, come se fosse una degenerazione casuale, una cosuccia capitata là per caso e di cui non ci si è accorti o a cui non si poteva porre rimedio prima. Ma anche in questo caso l’affermazione più importante è un’altra: “quella costellazione non sembra più sostenibile”. E’ la fine di un trentennio, dalla firma del famigerato trattato di Maastricht (1992, nel pieno in italia della crisi di tangentopoli e dell'attacco mafioso allo stato - a mio avviso totalmente pilotato -) , di politiche europee improntate propagandisticamente all’”austerità”, ma di fatto alla ricerca della “competitività” giocando appunto sulla compressione salariale. Il che ha, logicamente, depresso la capacità delle imprese europee di ricercare uno sviluppo basato sull’innovazione tecnologica. Prova ne sia il ritardo mostruoso sull’hi tech e soprattutto il “dieselgate” che ha innescato la crisi dell’auto (Volkswagen “beccata” a taroccare i test sulle emissioni, per rinviare gli investimenti sulla ricerca). Bene. Ora che anche uno dei principali sostenitori di quel modello (o “costellazione”) ha decretato la sua morte, che si fa? La proposta, a prima vista, è un serpente che si morde la coda: “sia le politiche strutturali sia quelle macroeconomiche devono cambiare per aumentare la crescita endogena in Europa. Le riforme di mercato sono necessarie per garantire il pieno effetto delle politiche macroeconomiche, mentre sono necessarie politiche macroeconomiche pienamente efficaci affinché le riforme di mercato producano la massima crescita della produttività.” Non si dice quali siano le une e quali le altre, anche se potrebbe facilmente cavarsela dicendo di averle già descritte nel suo “Rapporto” di qualche mese fa, fatto proprio – almeno nelle intenzioni – dalla von der Leyen, ma che prevedono almeno 800 miliardi di investimenti pubblici l’anno. OTTOCENTO l'anno signori miei. Ed è proprui qui che nasce un’ulteriore difficoltà. Prima di passare a questi investimenti bisognerebbe procedere a “Se l’Ue emettesse debito congiuntamente potrebbe creare uno spazio fiscale aggiuntivo da utilizzare per limitare i periodi di crescita inferiore al potenziale. Ma non possiamo iniziare a percorrere questa strada se non sono già in atto i cambiamenti nella struttura dei mercati che potrebbero aumentare i tassi di crescita potenziale nel medio termine”. Un altro serpente che si morde la coda… Inutile contestare questa visione sul piano teorico, perché è su quello pratico che rischia di inciampare ad ogni passo. Quello che colpisce maggiormente, comunque, è il suo carattere esplicitamente conservatore, privo di speranza e prospettiva. “Tutti questi sono investimenti che determineranno se l’Europa rimarrà inclusiva, sicura, indipendente e sostenibile. Tutti noi vogliamo la società che l’Europa ci ha promesso, una società in cui possiamo sostenere i nostri valori indipendentemente da come cambia il mondo intorno a noi. Ma non abbiamo un diritto immutabile per la nostra società di rimanere sempre come lo desideriamo. Dovremo lottare per mantenerlo“. La retorica draghiana ed “europeista” abbandona ogni sogno circa un futuro migliore e chiama a migliorare la “competitività” – verso la Cina, la Russia, ma anche gli Stati Uniti – all’unico scopo realistico di “rimanere come siamo”. Ossia una parte del mondo che invecchia a dismisura e non fa figli, declina demograficamente in modo pauroso (le proiezioni Istat al 2080, le più ottimiste, prevedono meno della metà della popolazione attuale per quella data e tutta demograficamente matura, mentre per il secolo venturo il miraggio dell'estinzione si fa una certezza) perché le retribuzioni che permettono la “competitività” delle imprese impediscono che la popolazione in età fertile possa riprodursi ai ritmi fisiologici che garantiscono quanto meno il “pareggio demografico”. Bene, Draghi ci è arrivato. Una parte del mondo sempre più diseguale quanto a redistribuzione della ricchezza e che vede quella ricchezza muoversi verso la finanza anziché verso la produzione e l’innovazione. Una parte del mondo che impoverisce e diventa aggressiva (“bisogna aumentare la spesa militare” e “intervenire nel ‘Mediterraneo allargato’” fino al Sahel compreso), ricorrendo alla guerra di conquista anziché alla collaborazione tra pari con chi è o può diventare fornitore di materie prime che qui non ci sono in misura sufficiente. Non è questa la strada che si deve percorrere. E non conforta sapere che non è neanche percorribile perché il resto del mondo fuori dai “nostri” confini non è più quello in cui si è affermato il colonialismo occidentale. Non conforta perché è oltretutto una guerra che non si può vincere. E quindi si tradurrebbe in una distruzione immane, proprio qui, nel “giardino” che vorrebbe restare sempre uguale, nascondendo sotto il tappeto mostruosità e ingiustizie. Il paradiso di Draghi, il pardis persiano di Ciro il Grande, si sta trasformando in un inferno in terra. E forse i divini Macron e von der Leyen e Trump e Meloni e Musk, sono il diavolo. Ricordo al pubblico senziente che l'etimo della parola diavolo è dià bàllon, parola greca che significa ciò che divide. Diavolo è ciò che divide e infatti questi signori sono bravissimi a metterci l'uno contro l'altro. E che il contrario di diavolo non è un dio o i suoi paradisi, ma il simbolo, siun bàllon, ciò che unisce. I simboli uniscono, e quindi ricordatevi la falce e il martello. Quegli altri infatti simboli non ne hanno.
Ritratto di John-V
19 dicembre 2024 - 17:41
Ma perché la chiusura sul socialismo reale? Andava tutto bene fino a lì... Basta una sana socialdemocrazia, che ha le medesime radici se vuoi, come sperimentato da Svezia e Germania, giusto per citare due esempi "vincenti". I turboeuropeisti di oggi sono proprio i comunisti di ieri, se noti, e vogliono arrivare a quel tipo di sistema, centralizzato, reprimente, depotenziante, ecc. Sì, il figuro in oggetto è stato solo un burattino imbarazzante, e gli altri perfino peggio. La soluzione? Il nazionalismo, purtroppo; il ritorno del nazionalismo, indispensabile in un'EU che tutto fluidifica e annulla. Altrimenti tutto diventa una fanghiglia indistinta e indistinguibile, a ricoprire ogni campo, a ricoprire tutto e tutti. E quindi sono contenti di comprare su Ali-Ex a meno della metà della metà, ma poi si rendono conto che non gli sta entrando comunque abbastanza, che ormai vivono le loro second life su skyflix & Co. e ovviamente s'incazzano se gli aumentano il canone. Ma nemmeno in quel caso scendono in piazza; meglio la consolazione d'una deliver-pizza sul deliver-divano e molto deliveralcol, che tanto non si guida. Io la chiamo decadenza, punto, cominciata nell'89, certo.
Ritratto di Edo-R
19 dicembre 2024 - 18:02
Esatto bravo, possiamo definirla una nuova decadenza mascherata dal contesto tecnologico del 2024.
Ritratto di Byron59
19 dicembre 2024 - 19:23
La socialdemocrazia funzionava sufficientemente in Svezia e Danimarca, qualche cosa si vedeva in Germania, quando la SPD era un vero partito socialista. Spiccioli in Francia e Italia. E tutto questo fino agli anni Settanta, magari Ottanta in Scandinavia. Quando il muro di Berlino è caduto, quando il sistema del socialismo reale è crollato, anche le esperienze socialdemocratiche si sono sciolte come neve al sole. E non dico che non fossero positive, tutt'altro. La via europea al comunismo non era una cattiva strada. Ma anche quella è finita insieme al comunismo perché era trainata da quel sistema. Quando il comunismo è morto in europa sono morte anche tutte le esperienze socialiste. Il partito socialista in italia muore prima del partito comunista. Ora, non esiste alcun sistema economico concorrente al liberismo finanziario, al turbo capitalismo, e quindi la socialdemocrazia, che nasceva da quella competizione, come alternativa è impossibile che si sviluppi. A mio giudizio bisogna ricominciare daccapo, da zero. Negli ultimi quarant'anni alla gente hanno fatto il lavaggio del cervello e un operaio o impiegato o studente oggi non sa nemmeno dove stia di casa la coscienza di classe. Ogni tanto, in occasione di qualche grave incidente sul lavoro, gli operai bloccano le strade occupano le aziende. Ma finisce tutto in un giorno, una rivolta inconsistente perché senza meta. Perché non esiste più un partito capace di coagulare il malcontento e di indirizzarlo come fece il partito comunista internazionale tra europa e america a cavallo tra Ottocento e Novecento. La socialdemocrazia è un'esperienza matura, e democratica, ma noi, ahimé, siamo degli infanti, abbiamo ancora bisogno della rivoluzione e di qualcuno che la spieghi e la guidi. Sogno una rivoluzione comunista, marxista, strutturalista, non il regime dei soviet. Ma un luogo in cui il lavoro non sia più una merce di scambio, dove la dittatura del denaro e del proprietarismo svanisca. Sogno uomini liberi che lavorano insieme per il futuro dei propri figli, e non dei disperati in lotta tra loro per sopravvivere. Credo che le democrazie rappresentative siano già morte. Guarda cos'è successo in Romania, e non se ne è accorto nessuno, o cosa succede in Francia, dove il presidente, come un monarca assoluto, sceglie il proprio primo ministro fregandosene dell'Assemblea nazionale e del voto dei francesi. Nemmeno ai tempi del Re Sole. E quindi oggi affiancare la democrazia al socialismo mi pare utopico, anzi inutile. Forse il mio desiderio di rivoluzione è velleitario, non lo nego. I tempi non sono maturi, ma hanno ricominciato a maturare. Ma mentre tra Ottocento e Novecento queste idee viaggiavano tra le menti giovani e un'esplosione demografica e produttiva senza precedenti, oggi la situazione è all'opposto. Non ci sono giovani e non c'è produzione. Che poi è quello che vogliono, per avere il loro bellissimo green planet tutto per loro, mentre il divino Musk costruisce androidi per eliminare ogni tipo di lavoro meccanico. Il sogno dei comunisti, una società senza lavoro, che diventa il paradiso degli ultracapitalisti, perché insieme al lavoro è morto anche l'uomo. Ecco, ci vuole un partito comunista che inizi a dire queste cose.
Ritratto di Trattoretto
19 dicembre 2024 - 18:10
Già dal "whatever WE takes" si capisce come sei conciato intellettualmente. Esci dall'acquario di paranoie e mistificazioni in cui ti sei cacciato frequentando le solite trappole telegram per macachi falliti.
Ritratto di Byron59
19 dicembre 2024 - 19:25
Oltre agli insulti sei capare di argomentare un pensiero tuo, o ripeti solo gli slogan che hai imparato a memoria?
Ritratto di Sherburn
19 dicembre 2024 - 20:14
@Trattoretto: ma che abbiamo un poster di MD in cameretta? Quello che a momenti il paese diventava Jonestown, se non era per i cari amici slavi che amano darsele di santa ragione?
Ritratto di Mirko21
19 dicembre 2024 - 15:54
ALLEGRAMENTE..VERSO LA CATASTROFE!...SPIEGATEMI PERCHÈ SOLO EUROPA E USA DEVONO AMMAZZARSI COL GREEN DEAL...MENTRE L'ALTRO 90% DEL GLOBO SE NE SBATTE E TUTELA I PROPRI INTETRESSI, I PROPRI LAVORATORI E FAMIGLIE???..BRUTTA GENTE I "DECISORI" EUROPEI...
Ritratto di Sherburn
19 dicembre 2024 - 20:09
Che poi mi sa solo l'EU, perchè negli USA basta non vivere in California, e tenere sempre i piani di fuga pronti per gli stati rurali.
Ritratto di cuoreverde
19 dicembre 2024 - 16:47
1
FIAT -40%!!! Il de profundis...nubi scure sugli impianti italiani, Stellantis sta facendo solo gli interessi francesci
Ritratto di Trattoretto
19 dicembre 2024 - 18:18
Il dato delle BEV mi sorprende positivamente se considero che i costruttori europei sono ancora indietro nella produzione di batterie, che è fondamentale, sia per quel che concerne la tecnologia sia per i volumi di produzione. Forse solo Tesla fa eccezione in EU.
Ritratto di Edo-R
19 dicembre 2024 - 18:27
che ridere sto comento :-DDDD
Ritratto di forfEit
19 dicembre 2024 - 19:35
Io preferisco (se posso) quelli che ultimamente: "termico morto" , "addio motori a combustione", ecc.ecc. E poi intanto di recente l'auto che si sono comprati è "esattamente" NON elettrica :))))))))))))))))
Ritratto di Edo-R
19 dicembre 2024 - 19:46
Perché si sono ""ammorbati""?
Ritratto di ilariovs
19 dicembre 2024 - 22:09
Ora che ci sono i dati di quasi un anno possiamo dirlo. Nel mondo, l'unico grande mercato con le BEV col segno meno è l'Europa, se già facciamo UE+UK+EFTA siamo a +0,9%. E meno male che le impongono. Non oso immaginare dalle altre parti, dove sono in crescita che fanno.