POCA CHIAREZZA E UN RINVIO - Inviso alle Case e invocato dagli ambientalisti, lo spauracchio Euro 7 rimanda ancora la sua apparizione, ora fissata per luglio 2022. Questa decisione scontenta un po’ tutti: i costruttori perché si prolunga l’incertezza e i movimenti green, che vedono allontanarsi l’entrata in vigore di una norma che abbassava di molto le emissioni di automobili e veicoli commerciali leggeri. Ricordiamo che l’attuale regolamentazione Euro 6, con le sue diverse declinazioni, è in vigore dal 2014 e con questo rinvio il successivo step Euro 7 potrebbe diventare effettivo non prima del 2026. Quando la bozza delle regole Euro 7 vide la luce, nell'ottobre 2020, l’associazione dei costruttori tedeschi VDA disse senza mezzi termini che se quei limiti così stringenti fossero stati approvati essi avrebbero segnato la fine dei motori a scoppio (qui per saperne di più).
GIRANDOLA DI DATE - La stessa VDA ha poi ammorbidito la sua posizione nell’aprile 2021 (qui per saperne di più), dopo che una versione meno rigorosa delle normative è stata presentata dall'Advisory Group on Vehicle Emission Standards (AGVES). Si è trattato di un altro falso allarme perché neanche quella bozza è andata in porto. Ad oggi gli step di questo regolamento sono già 3: la stesura definitiva degli standard proposti dalla Commissione Europea era stata prevista per il quarto trimestre del 2021, è stata poi spostata al 5 aprile 2022 e ora è stata rinviata ulteriormente al 20 luglio 2022. Una portavoce delle istituzioni europee ha detto ad Automotive News Europe che “ è importante garantire una preparazione accurata di questa proposta. Sulla base dell'analisi svolta finora, la Commissione sta lavorando per presentare una proposta concreta entro la fine di luglio". La stessa persona ha fatto presente che lo standard Euro 7 è il primo che intende regolamentare contemporaneamente le automobili, i furgoni e gli autocarri commerciali.
ALLARME INDUSTRIALE E AMBIENTALE - L’Associazione per il controllo delle emissioni tramite catalizzatori ha scritto una lettera aperta a Thierry Breton, il commissario europeo per il mercato: "Siamo molto dispiaciuti per questo ulteriore rinvio. Questo rinvio è allarmante per l’industria europea nel settore del controllo delle emissioni dato che comporterà ulteriori ritardi nel processo di adozione di Euro 7, inclusa la sua possibile data di attuazione". Preoccupate anche, per una bizzarra eterogenesi dei fini, associazioni ed enti di ricerca ambientali. L’associazione di difesa dell’ambiente Transport & Environment ha scritto alla Commissione Europea dicendo che “il ritardare la pubblicazione di nuove norme sulle emissioni per i veicoli ostacola in maniera inaccettabile gli sforzi dell'UE per diminuire l'inquinamento atmosferico causato dal trasporto su strada. Dato che il lavoro preparatorio è completo, T&E non vede alcuna giustificazione per questa dilazione se non le pressioni dell'industria automobilistica".
L’AUTOMOTIVE È NELL’INCERTEZZA - Transport & Environment ha esortato a rendere pubbliche le proposte entro la data precedentemente pubblicata, e cioè il 5 aprile, anche nell’ottica dell’industria: "Rispettare questa data aumenterà la possibilità che le norme Euro 7 entrino in vigore entro il 2025 garantendo così l’applicazione per almeno un decennio ai motori a combustione e per almeno un ciclo di produzione dei veicolo, riducendo così gli oneri della nuova normativa per le case automobilistiche". L’associazione delle case automobilistiche europee, Acea, a fine gennaio auspicava che i legislatori "raggiungessero rapidamente un accordo nel 2022 per dare sia un orizzonte chiaro al settore sia il tempo necessario per affrontare i cambiamenti a livello di business plan e di ingegneria". Nel giugno 2021 Acea riteneva possibile come data di entrata in vigore delle norme Euro 7 il 1° settembre 2025, che dava al settore 4 anni per prepararsi: ritardare la pubblicazione del regolamento Euro 7 non renderebbe più fattibile quella data.
E L'ITALIA? - L’incertezza è anche a livello dei singoli Stati: il ministro Cingolani ha infatti detto che lo stop, nel 2035, per le auto con motore a combustione è per l’Italia una “posizione orientativa” (qui per saperne di più). Una cosa sembra probabile: le norme Euro 7 potrebbero non rendere più convenienti le utilitarie con motore a scoppio rispetto a quelle elettriche perché il costo delle batterie continua a scendere mentre quello dei motori classici sale proprio per la crescente complessità dei dispositivi antinquinamento. Non è un caso che il futuro motore Euro 7 di Stellantis sarà montato anche sui veicoli commerciali e non sarà quindi di piccola cilindrata (leggi qui la notizia).