GENIO IN MINIATURA - Immaginate una city-car ultracompatta. Immaginatela non solo piccolissima, ma anche comoda per quattro adulti, aerodinamica come una Ferrari e risparmiosa (quasi) come una bicicletta. Immaginate anche, con un paio di chiavi inglesi e pochi clack, di poter agganciare e sganciare il sistema propulsivo che preferite: a benzina, oppure elettrico. Ora riportate le lancette della storia al 1992, ed ecco, tra i meandri del salone di Ginevra, spuntare la simpaticissima Opel Twin.
A BENZINA O A CORRENTE - Oggi che le auto guidano da sole e gli ingegneri promettono che tra non molto le faranno anche volare, le soluzioni proposte dalla Opel con la concept Twin restano comunque innovative. Trent’anni fa, quando tecnologie come l’ABS o l’airbag in Europa erano ancora abbastanza lontane dall’essere appannaggio di tutti i marchi automobilistici, rasentavano la fantascienza. Eppure i calcoli, a Rüsselsheim, li avevano fatti molto bene. Il progetto della Opel Twin, condotto come se avesse dovuto portare alla realizzazione di un’auto vera, ruotava tutto intorno al concetto di modularità. L’auto poteva funzionare con un motore a benzina a 3 cilindri di 800 cc e 34 CV, oppure con due motori elettrici da 14 CV ciascuno. Entrambe le configurazioni erano costituite da un unico blocco che comprendeva anche la trasmissione, il ponte posteriore e il sistema di alimentazione, formato da un serbatoio oppure da un pacco batterie. Sarebbe stato il guidatore, a seconda della tipologia del percorso che avrebbe dovuto affrontare, a scegliere quale motore adottare. In entrambi i casi, stando ai dati dichiarati dalla Opel, l’auto avrebbe comunque raggiunto performance d’efficienza notevoli: per percorrere 100 chilometri sarebbero potuti bastare appena 3,5 litri di benzina, oppure 11,5 kWh. La stessa energia elettrica che, per fare un raffronto pratico, oggi serve mediamente a una lavatrice per compiere dodici cicli di lavaggio.
IMMAGINAVA IL FUTURO - Nel progetto della Opel Twin non fu trascurato alcun aspetto; la casa madre aveva persino pensato a come riorganizzare a tutto campo la rete di concessionarie e officine autorizzate, proponendo ai clienti il noleggio dei moduli e assistendoli nello stacco e nel riattacco dei motori. Anche per questo, nonostante non abbia mai messo le ruote su strada, la Opel Twin rimane, a distanza di tanti anni, un’auto di grande rilievo. Per le sue straordinarie caratteristiche di praticità ed economia di servizio, non c’è dubbio che avrebbe potuto innescare con un giro d’anticipo fenomeni oggi molto in voga in fatto di mobilità, come il car sharing o il car pooling. Pensate un po’ all’effetto che avrebbe potuto fare, a metà anni ’90, condividere con altre persone per il tragitto casa-ufficio un’auto così innovativa. Innovativa nella meccanica, certo, ma anche nel design della carrozzeria e dell’abitacolo. La silhouette, morbida e tondeggiante, era quella di un piccolissimo monovolume che abbracciava senza soluzione di continuità l’abitacolo e il vano motore posteriore, sopra al quale trovava posto una stiva per i bagagli da 300 litri, che diventavano 500 abbattendo, anche singolarmente, le tre poltroncine posteriori.
ERA UN PESO PIUMA - Sulla Opel Twin i passeggeri stavano tutt’e tre comodamente seduti in seconda fila, mentre nella prima, al centro, si trovava il posto di guida, da cui, grazie alle ampie superfici vetrate e ai sottilissimi montanti, si godeva di un’ottima visibilità in tutte le direzioni. La spaziosità dell’interno era eccezionale, ed è impressionante ancora oggi, soprattutto se si pensa che in lunghezza l’auto misurava 3,47 metri, ben 18 centimetri in meno rispetto alla coeva Opel Corsa. Anche l’ingresso a bordo e l’uscita dalla vettura erano comodissimi: merito di una linea del tetto alta e arcuata e delle portiere, molto ampie. Altra grande dote del concept Opel Twin, nonché arma segreta per abbattere drasticamente i consumi rispetto a un’utilitaria tradizionale, era la leggerezza: grazie all’impiego di materiali ultraleggeri, in configurazione benzina pesava appena 540 kg, mentre con il motore elettrico la lancetta della bilancia saliva di 200 kg, contando però le batterie.
“COPILOTA INTELLIGENTE” - Insomma, nel 1992 la Opel Twin aveva davvero tutti i crismi del “piccolo genio” (slogan coniato non a caso dalla Toyota sette anni più tardi per il lancio di un’altra city-car obiettivamente geniale: la Yaris). E non è tutto, perché la Twin era dotata di un paio di gadget che ancora oggi farebbero invidia a tante auto moderne. Una telecamera sul tetto monitorava lo spazio circostante, agendo a 360° in costante collegamento con una serie di sensori, a loro volta connessi ad attuatori pronti a bloccare le ruote o a sterzarle in situazioni di pericolo. Un’altra videocamera, questa volta a raggi infrarossi, contribuiva invece a migliorare la visibilità notturna, specialmente sulle strade prive di illuminazione. Un sistema utilizzato sull’attuale Opel Grandland e sulla nuovissima Astra. Modelli che, alla piccola Twin, devono gran parte dei loro traguardi tecnologici.