UNICHE, DA 25 ANNI - “Venticinque anni di cuore, mani e passione”. Sono parole che accarezzano le corde dell’emozione, quelle scelte dalla Pagani per intitolare la mostra temporanea che chiude il ciclo di grandi festeggiamenti per il suo primo quarto di secolo di storia. La mostra, inaugurata stamattina al Museo Nazionale dell’Automobile di Torino e aperta fino al 14 gennaio del prossimo anno, racconta il sogno di Horacio Pagani, argentino di Casilda la cui bruciante passione per le auto sportive belle e veloci si è trasformata in una delle aziende del settore più rinomate al mondo.
AFFASCINANTI, LEGGERE E VELOCISSIME - Dai cancelli della fabbrica di San Cesario sul Panaro di Pagani ne sono sempre uscite poche. Esclusive e raffinate oltre ogni immaginazione, tanto nella meccanica quantonello stile, ispirato alle Mercedes sport prototipo degli anni ’90. La Pagani Zonda del 1998, capostipite della stirpe, è un omaggio al cinque volte campione del mondo di Formula 1 Juan Manuel Fangio, argentino come Horacio. E proprio dalla Formula 1 sono mutuate molte delle sofisticatissime tecniche costruttive adottate dalla Pagani, un’azienda capace di costruire semiartiginalmente bolidi che fermano l’ago della bilancia sotto i 1.300 chili (più o meno quanto un’utilitaria, per intenderci) e di sfrecciare - nel caso dell’ultima nata, la Pagani Utopia - fino all’impressionante velocità 380 km/h.
NON CAPITA TUTTI I GIORNI - In mostra al Mauto, circondate da disegni tecnici, bozzetti di stile, fotografie d’archivio, particolari meccanici e di carrozzeria, ci sono un esemplare per ciascuno dei tre modelli che hanno scandito i primi venticinque anni di attività della casa emiliana: la Zonda, la Huayra e la Utopia. Non capita tutti i giorni di vederle tutte insieme dal vivo, ed è un patrimonio di cultura automobilistica che merita senz’altro di essere conosciuto e approfondito anche con i pannelli informativi che sintetizzano lo “spirito”, i sogni e le ambizioni della Pagani. Un’azienda d’eccellenza che ci invidia tutto il mondo e che come poche altre riesce a far sfiorare i mondi dell’arte e della tecnica, dissolvendo il confine spesso impalpabile tra fantasia e realtà.
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