Quando i costruttori ci hanno stupito con auto fuori dagli schemi

Nel 2010, la Aston Martin è convinta che i suoi clienti abbiano bisogno di una citycar ultracompatta e allo stesso tempo estremamente lussuosa per sbrigare le loro faccende quotidiane. La casa inglese trova nella Toyota iQ la candidata ideale: cambia qualcosa all’esterno e infila nell’abitacolo tutti i materiali pregiati di cui dispone. Il risultato è la Cygnet, che tuttavia non diventa mai un successo, probabilmente per un prezzo che è più del triplo di una normale iQ.

L’Audi è nota per le sue auto lussuose, talvolta declinate in varianti sportive come le S e le RS, ma nel 2006 non ha mai prodotto una vera e propria supersportiva. Avendo la Lamborghini Gallardo in famiglia, la casa di Ingolstadt ne sfrutta la base per realizzare la sua prima supercar, la R8, inizialmente con motore V8 e cambio manuale e poi con gli stessi V10 di Sant’Agata e cambi automatici.

Intuendo le potenzialità di veicoli elettrici estremamente compatti per la mobilità urbana, la Renault presenta la Twizy, una sorta di ibrido tra una compattissima utilitaria e uno scooter. Si tratta di un quadriciclo  monoposto con un volante, portiere a serramanico e con un’autonomia di un centinaio di chilometri.

In tedesco il termine Volkswagen significa “auto del popolo”, nome che si è tradotto in un’offerta del marchio sempre orientata alle masse. Con la Phaeton, la Volkswagen prova a fare un salto verso l’alto, inserendosi nel mercato delle ammiraglie più lussuose come la Mercedes Classe S o la BMW Serie 7 ma con risultati decisamente deludenti.

È possibile produrre un’auto con 6 posti veri in meno di 4 metri di lunghezza? La Fiat accetta la sfida e alla fine degli anni ‘90 esce la Multipla, un vero e proprio inno alla versatilità con 6 posti singoli e una miriade di vani portaoggetti. Per qualche motivo decide poi di inserire un “salsicciotto” alla base del parabrezza, creando uno stile che ha fatto tanto discutere, ma che ha contribuito a renderla a suo modo un’icona (tanto che il restyling dallo stile più usuale è molto meno memorabile).

Il fatto che la Peugeot RCZ sia la prima vettura del marchio (se escludiamo quelle derivate da mezzi commerciali) a non utilizzare una sigla numerica con uno o due zeri al centro dopo oltre 80 anni, dimostra la sua unicità all’interno della gamma del Leone. Partendo dal telaio e dalla scocca della 308, la Peugeot realizza una coupé 2+2 molto sportiva (soprattutto nelle varianti a 200 CV e nelle R da 270 CV) caratterizzata da un particolare tetto a gobbe che ricorda quello di certe creazioni della Zagato.

Nota per i suo modelli più prestigiosi, che si rivolgono soprattutto a una clientela di una certa età, a metà degli anni ‘90 la Mercedes amplia la propria gamma verso il basso con la Classe A, la prima auto a trazione anteriore del marchio. Estremamente compatta (è lunga poco più di 3,5 metri), si caratterizza per il pianale a sandwich che, in caso di urto frontale, consente al gruppo motore-cambio di scivolare sotto l’abitacolo. Fa parlare molto di se anche l’iniziale fallimento al test dell’alce, problema poi risolto dalla casa tedesca con l’introduzione dell’ESP. 

Se si parla di Porsche, il primo pensiero va alle sue vetture più sportive, 911 in testa. L’annuncio di un modello a ruote alte come la Cayenne viene preso dagli appassionati più puristi del marchio come qualcosa di molto vicino a una bestemmia. Eppure la Cayenne diventa subito un successo, portando il marchio al di fuori dalla nicchia delle auto sportive e conquistando una clientela tutta nuova. 

“Aggiungere potenza fa correre forte in rettilineo; togliere peso ti rende veloce ovunque”, diceva Colin Chapman, fondatore della Lotus. E proprio della leggerezza è diventata così il marchio di fabbrica della casa inglese, almeno fino al suo passaggio nelle mani cinesi della Geely, che mettono da parte la bilancia guardando più all’andamento del mercato. Nasce così la Eletre, una suv elettrica di oltre 2.500 kg che va fortissimo sul dritto ma va un po’ in crisi tra le curve.

Nessuno prima della Renault Avantime aveva pensato a una monovolume-coupé (e forse un motivo c’è). Nel 2001 però la casa francese spiazza tutti con il nuovo modello derivato dalla terza serie della Espace, anticipato due anni prima da una concept. Di una monovolume ha l’aspetto poco attraente, mentre dalle coupé eredita la scarsa praticità. Il risultato è una produzione interrotta dopo solo due anni.

La Rolls-Royce è forse il marchio in assoluto più tradizionalista e ancorato al suo passato all’interno dell’industria automobilistica. La sua clientela vuole auto riconoscibili come RR, possibilmente da far guidare a un autista tra le vie delle più rinomate località del mondo. Nessuno si aspettava che tutto ciò si traducesse in una suv, ma l’elevata domanda di veicoli ultra-lussuosi ha convinto i vertici dell’azienda a produrre la Cullinan.

Il marchio Jeep ha costruito le sue fortune sullo spirito di avventura dei suoi veicoli 4x4, capaci di conquistare i terreni più difficili, tanto da diventare praticamente un sinonimo di fuoristrada. Al momento del lancio, la Avenger non è solo la prima Jeep elettrica in assoluto ma anche il primo modello a essere offerto solamente con la trazione anteriore: impensabile fino a qualche anno prima. Dal prossimo anno, la gamma della b-suv accoglierà anche la variante plug-in 4xe, portando la trazione integrale grazie all’aggiunta di un motore elettrico sull’asse posteriore.

Forte del successo ottenuto con la due posti, la Smart tenta di realizzare qualcosa di più sportivo con la Roadster. Ne esce una due posti estremamente compatta (non arriva ai 3,5 metri), dal peso contenuto, con tetto apribile di tipo Targa, motore centrale e trazione posteriore. La Roadster è divertente da guidare, soprattutto nella più potente versione Brabus da 101 CV, ma visti gli scarsi risultati commerciali, dovuti anche a un prezzo di listino decisamente elevato, la Smart decide di interrompere la produzione dopo soli due anni. 

Se si pensa alla Mustang, si pensa a un simbolo delle muscle car americane, con V8 potenti e rumorosi. Quanto di più lontano probabilmente da una crossover elettrica. Eppure la Ford usa proprio il nome Mustang per la sua crossover a batteria, che del modello originale ha giusto il nome (Mach-E richiama alla Mach 1 della prima generazione della muscle car dell’ovale blu) e qualche richiamo stilistico. 

Nel momento in cui viene messo sul mercato, il pick up elettrico Tesla Cybertruck è tutt’altro che inaspettato, visto che dal momento dell’annuncio al suo lancio ufficiale sono passati anni, in cui la produzione si è via via spostata sempre più in là. Ma con le sue linee tese, i suoi spigoli vivi, la sua carrozzeria in acciaio inossidabile e i vetri antiproiettile (che però si rompono durante la première al lancio di una palla d’acciaio) colpisce immediatamente la fantasia degli appassionati.

La Kia si è fatta strada in Europa grazie alle sue auto concrete, caratterizzate da un buon rapporto qualità/prezzo. Tuttavia per un certo periodo ha anche provato a giocare su un tavolo da gioco più impegnativo, andando a sfidare i costruttori premium con la Stinger: dotata di trazione posteriore e con sospensioni indipendenti, si propone con un 2.0 turbo da 259 CV e un V6 biturbo di 3.342 cc capace di 370 CV, oltre che con un turbodiesel di 2,2 litri da 200 CV.

Perché la razionale e pragmatica Toyota, seppur con il suo brand di lusso Lexus, dovrebbe spendere cifre esorbitanti per sviluppare una supercar in fibra di carbonio con un V10 sistemato alle spalle dell’abitacolo? Probabilmente da un momento di totale e meravigliosa follia nasce la Lexus LFA, supercar da 560 CV erogati dal suo 10 cilindri di 4,8 litri che sfrutta le tecnologie del team Toyota di Formula 1.

Quando Henry Ford II si mette all’opera per sconfiggere le Ferrari alla 24 Ore di Le Mans, nessuno pensa che ci sarebbe davvero riuscito. Tuttavia la Ford GT40 riesce a raggiungere il suo obiettivo, diventando inaspettatamente una delle più grandi leggende della storia dell’automobile.

A metà degli anni 2010, la BMW ha già una Serie 2 nella propria gamma, la coupé a trazione posteriore parente della Serie 1, ma usa lo stesso nome per qualcosa di completamente diverso: la Serie 2 Active Tourer. Si tratta di un modello di rottura perché per la prima volta la casa dell’elica lancia una monovolume e soprattutto perché si tratta della sua prima auto a trazione anteriore.