Le supercar della Lamborghini con il V12

Nel 1973, con la Lamborghini Countach, la bellezza morbida e sensuale della Miura lascia il posto a un fascino più brutale e ancora più futuristico. Del disegno della nuova supercar si occupa nuovamente Gandini, il quale dà sfogo a tutto il suo genio creativo rivestendo il raffinato telaio a traliccio progettato da Paolo Stanzani con un’originalissima carrozzeria fatta di superfici tese e spigoli che, insieme all’innovativo e scenografico sistema di apertura a forbice delle portiere, diverrà un marchio di fabbrica anche per le future generazioni di tori V12. La prima Countach, identificata dalla sigla LP 400, monta lo stesso motore a dodici cilindri della Miura, collocato sempre dietro ai due sedili, ma in senso longitudinale e non trasversale. La potenza massima di 375 CV consente allunghi mozzafiato sul filo dei 300 km/h. La carriera della Countach - che nelle sue varie evoluzioni, via via sempre più “muscolose” e potenti, è rimasta sulla breccia per ben 17 anni - si conclude il 4 luglio 1990, quando dai cancelli della fabbrica di Sant’Agata Bolognese esce l’ultimo esemplare della serie speciale di “25° Anniversario”, lanciata nel 1988 per festeggiare i primi venticinque anni della casa del Toro.

Dal 1990 all’alba del terzo millennio la Lamborghini Diablo - dal 1995 offerta anche con carrozzeria roadster, con il tettuccio rimovibile - costituisce la punta di diamante della casa del Toro. Bassa, larga e possente, con una silhouette molto aderente a quella a cuneo della Countach, ma leggermente più morbida, la nuova supercar di Sant’Agata Bolognese è una degna erede dei bolidi che l’hanno preceduta. Appena dietro l’abitacolo a due posti secchi, forniti da un dodici cilindri a V di 60º, scalpitano ben 492 CV: lo “0-100” è bruciato in 4 secondi, mentre la punta massima è di 325 km/h. Nel 1993 la gamma si amplia con la Diablo VT, che con il suo sistema di trazione integrale ad accoppiamento viscoso è la prima supercar di “normale” produzione a quattro ruote motrici. Nel corso degli anni si susseguono versioni con un focus ancora più marcato sulle prestazioni, come la SV da 520 CV (1995) e la GT da 575 CV (1999). Dopo 11 anni e quasi 3000 esemplari venduti, la carriera della Diablo si chiude nel 2001 con la serie Special Edition: 42 esemplari mossi da un 6.0 V12 da 550 CV.

Naturale evoluzione della Diablo, della quale raccoglie l’eredità nel 2002, la Lamborghini Murciélago porta la firma di Luc Donckerwolke, designer belga nato a Lima, in Perù, che aveva assunto il ruolo di responsabile dello stile della casa del Toro nel 1998. Rispetto all’antenata più recente, il look è più moderno e proiettato al futuro; tra gli spunti più originali figurano le prese d’aria mobili, nascoste ai lati del vano motore e che, come ali, si sollevano alle alte velocità per consentire un miglior raffreddamento del V12. Quest’ultimo ha una cilindrata di 6,2 litri e fornisce una potenza di 580 CV. Lo stacco da 0 a 100 km/h avviene in 3,8 secondi, la velocità massima supera i 330 km/h. Nel 2006 la cilindrata cresce fino a 6,5 litri nella versione LP 640, raggiungendo una potenza di 640 CV. Ancora più potenti sono le varianti a quattro ruote motrici LP 650-4 (650 CV, solo con carrozzeria Roadster) e LP 670-4 SV (670 CV). La produzione  si conclude l’11 maggio 2010 con l’esemplare numero 4099, una Murciélago LP 670-4 Super Veloce color Arancio Atlas.

È durata undici anni, la carriera della Lamborghini Aventador: l’erede della Murciélago ha debuttato nel 2011 ed è andata in pensione nel 2022, con l’edizione speciale Ultimae (qui le nostre impressioni al volante della Roadster) e le one-off Invencible e Auténtica (scoprile qui nei dettagli). Al debutto, con i 700 CV forniti dal suo 6.5 V12 aspirato (30 in più rispetto alla Murciélago SV) la Aventador è la Lamborghini stradale più potente mai costruita. Ma la nuova ammiraglia di Sant’Agata Bolognese vanta un altro primato, che la rende molto più leggera del modello precedente: è la prima supercar del Toro con la scocca in carbonio. Nel 2016, con la Aventador S, “rinfrescata” nel look, la potenza aumenta a 740 CV, che salgono a 770 sulla SVJ, svelata nel 2018.

Pur essendo omologata per la normale circolazione su strada, la Lamborghini Veneno, nata nel 2013, è concepita per essere utilizzata prevalentemente in pista, dove i piloti più esperti possono sprigionare fino all’ultimo i 750 CV forniti dal motore. Si tratta del 6.5 V12 della Aventador, rispetto alla quale questa supercar in edizione ultra-limitata (a Sant’Agata ne hanno prodotte poco più di una manciata, a un prezzo di ben 3,3 milioni di euro) è più leggera di 125 chili. Impressionati le prestazioni: 355 km/h di velocità massima e scatto da 0 a 100 km/h in 2,9 secondi.

Venti coupé e altrettante roadster, alla stratosferica cifra di 2,13 milioni di euro ciascuna: nel 2016, per celebrare i cent’anni dalla nascita di Ferruccio Lamborghini, la Lamborghini punta tutto sull’esclusività. I designer della casa del Toro “vestono” il telaio monoscocca della Aventador con una carrozzeria profondamente rivista per aumentarne l’efficienza aerodinamica. Oltre a fendere meglio l’aria, questo modello in serie speciale, grazie alle quattro ruote sterzanti, è ancora più feroce nel “divorare” le curve. In posizione centrale si trova l’immancabile motore V12 aspirato da 6.5 litri, che può contare su 70 CV extra rispetto ai 700 forniti da quello della Aventador. La Lamborghini Centenario “brucia” lo “0-100” in 2,8 secondi, tocca i 300 km/h con partenza da fermo in 23,5 secondi e corre fino a 350 km/h.

Presentata nel 2019, caratterizzata da uno stile ricco di spunti inediti e realizzata in soli 63 esemplari, tutti altamente personalizzati dal centro stile e dal reparto Ad Personam della casa, la Lamborghini Sián rappresenta il primo passo del costruttore di supercar emiliano verso l’elettrificazione. Il 6.5 V12 della Aventador, con cui la Sián condivide l’imposizione meccanica, è aggiornato con valvole di aspirazione in titanio e raggiunge ora una potenza di 785 CV, alla quale se ne sommano altri forniti da un sistema elettrico a 48 volt da 34 CV, incorporato nel cambio e collegato direttamente agli assi. In totale, fanno 819 CV, che spingono con furia: per sbrigare la pratica dello “0-100”, alla prima Lamborghini ibrida bastano 2,8 secondi.

Moderna erede, nello “spirito”, nelle forme e nel nome, della leggendaria antenata degli anni ’70, la Lamborghini Countach LPI 800-4 ne rievoca la leggenda con una serie limitata di 112 esemplari. Dalla musa ispiratrice derivano alcuni stilemi come i fari sottili e squadrati, il cofano anteriore di forma trapezoidale, il taglio netto del muso e la presa d’aria sulla fiancata, che ricorda quella Naca dell’antenata. Insieme al 6.5 V12 da 780 CV lavora un motore a corrente da 34 cavalli, alimentato da un supercondensatore collocato dietro i sedili. È tre volte più leggero di una batteria al litio e più rapido nei cicli di carica e ricarica.