Subaru: i modelli più iconici dei suoi 70 anni

Introdotto nel 1961, il Subaru Sambar è un veicolo commerciale in miniatura che sfrutta la base meccanica della keicar 360. Proposto sin dal lancio in versione minivan oppure furgoncino con il cassone, dal 1980 è disponibile anche con la trazione integrale. Nel corso della sua lunga storia (nel 2014 è giunto alla sua ottava generazione ed è tuttora in commercio) è stato prodotto anche in Cina e, grazie a una joint venture con la Elcat Automotive, persino in Finlandia. Lo stile del modello degli anni ’60, opera del designer Shinroku Momose, s’ispira a quello della Fiat 600 Multipla, mentre il nome Sambar si rifà a Samba, il soprannome della versione più lussuosa e vacanziera del T1, il mitico capostipite di tutti i pulmini Volkswagen.

Lanciata nel 1971 e rimasta in produzione fino al 1994, la Subaru Leone è stata fino alla fine degli anni ’80 il modello di punta della casa giapponese, nonché uno dei primi a essere commercializzato anche fuori dai confini nazionali (la R-2, la Vivio, il Sambar e la 360, infatti, erano keicar vendute esclusivamente in Giappone). Presentata inizialmente in una grintosa versione coupé a trazione anteriore, nel 1972 viene proposta anche con carrozzeria giardinetta e tutte le ruote motrici, adottando uno schema fino a quel momento appannaggio praticamente esclusivo dei veicoli fuoristrada puri.  

Presentata nel 1989 in Giappone e introdotta nei mercati internazionali l’anno successivo, la Subaru Legacy ha fornito un contributo decisivo per la diffusione delle station wagon su scala globale negli anni ’90. Pratica, versatile, robusta e - nella versione 4x4 - a suo agio anche sui fondi più difficili, la Legacy merita di essere ricordata anche per i suoi trascorsi sportivi: debutta nel Campionato del mondo rally nel 1990 con al volante l’espertissimo Markku Alén, al quale la stagione successiva la scuderia delle Pleiadi affianca il veterano Ari Vatanen (campione del mondo nel 1981) e un promettente scozzese che risponde al nome di Colin McRae. Dopo ventitré gare senza alcun trionfo, nel 1993, al rally di Nuova Zelanda, sarà proprio il pilota britannico (futuro campione del mondo nel 1995 con un’altra Subaru, la Impreza) a centrare, con una Legacy RS Gruppo A, la prima e unica vittoria della Legacy nel Mondiale. Giunta nel 2019 alla settima generazione e recentemente aggiornata con un facelift, oggi viene venduta quasi esclusivamente in Canada e Nordamerica.

Disegnata da Giorgetto Giugiaro, la Subaru SVX (venduta in Giappone con il nome di Alcyone SVX) è una coupé sportiva a trazione integrale dalle forme originali e ricercate. Prodotta tra il 1991 e il 1996 in poco più di 24.000 esemplari e commercializzata, oltre che in patria, anche in Asia, Europa e Oceania, è mossa da un sei cilindri boxer di 3,3 litri di cilindrata con distribuzione quadrialbero che fornisce 231 CV. Non brillantissima in accelerazione (per raggiungere i 100 km/h con partenza da fermo impiega circa 8 secondi), raggiunge una punta massima di 240 km/h.

Sulla breccia da ormai vent’anni, nel 1992 la Leone cede il testimone a un modello completamente nuovo e destinato a un grande successo sia sulle strade di tutti i giorni sia nel motorsport: la Subaru Impreza. Offerto con carrozzeria berlina a 2 o 4 porte e station wagon, il primo modello rimane in produzione fino al 2001 (oggi l’auto è giunta alla sua quinta generazione). Seguendo l’architettura meccanica di base tipica delle Subaru (motore boxer longitudinale e, per le versioni più potenti, trazione integrale permanente), i progettisti giapponesi optano per uno schema sospensivo con MacPherson all’anteriore e quadrilateri deformabili al posteriore. Inoltre, riescono a ottenere una distribuzione degli organi meccanici tale da consentire, oltre un eccellente bilanciamento dei pesi, anche un baricentro del veicolo molto vicino al suolo. Ne deriva un’auto particolarmente adatta ai rally, disciplina in cui competerà ai massimi livelli dal 1993 al 2008.

Basata sulla seconda serie della Legacy in versione giardinetta, la Subaru Outback (lanciata nel 1995 e nel 2020 giunta alla sua sesta generazione) ne è in pratica la variante con la carrozzeria rialzata e rinforzata con protezioni in plastica. La maggior altezza da terra rispetto all’auto da cui deriva, unita alla trazione integrale, ne fa un’auto ideale per avventurarsi anche lontano dall’asfalto. Tutt’oggi in vendita, va ricordata per essere stata la prima vera crossover della casa giapponese.       
 

Ispirata alla concept car Streega svelata nel 1995 al salone di Tokyo, la Subaru Forester ha messo le ruote sulle strade giapponesi nel 1997, approdando nei mercati esteri un anno più tardi. Il concetto alla base della Outback viene rivisitato in un’ottica ancora più off-road: ne viene fuori una macchina che, pur mantenendo una carrozzeria familiare, strizza l’occhio alle 4x4 pure, rispetto alle quali però è meno rude nell’aspetto. Antesignana delle moderne suv, in tempi non sospetti la Forester ne offriva il lato più “glamour”, ma con doti nel fuori strada del tutto sconosciute alle sport utility che conosciamo oggi. Quella oggi in vendita, lanciata nel 2018 e rinfrescata nella linea nel 2021, continua a incarnare lo spirito “avventuroso” dell’antenata.

Basata sul modello a due porte di prima generazione, la Subaru Impreza 22B STi viene lanciata nel 1998 per festeggiare i primi quarant’anni d’attività della casa giapponese e il Campionato mondiale costruttori di rally vinto nel 1997. Allestita in 424 esemplari, tutti dipinti nel Sonic Blu della vettura da corsa, è un vero “mito” per gli amanti del genere e oggi nel mercato delle auto d’epoca e da collezione può spuntare quotazioni superiori ai 100.000 euro. Sviluppata in collaborazione con la britannica Prodrive (che della Subaru, a cavallo tra gli anni ’90 e 2010, è stata la scuderia ufficiale nel Mondiale rally per ben 18 anni), si distingue, oltre che per la livrea specifica, per i parafanghi allargati e l’alettone più grande rispetto a quello delle “sorelle” sportive meno potenti. Sotto il cofano, accoppiato a un cambio manuale a cinque marce, pulsa un 2.2 quattro cilindri boxer turbo a benzina con 280 CV che le consente di bruciare lo “0-100” in circa cinque secondi e di allungare oltre i 250 km/h.

Svelata nell’autunno del 2011 pochi giorni dopo la “gemella” diversa Toyota GT86, la Subaru BRZ nasce da un progetto congiunto tra i due costruttori giapponesi. Sostanzialmente identiche sopra e sotto la “pelle”, entrambe queste grintose coupé 2+2 sono mosse da un 2.0 a quattro cilindri contrapposti con 200 CV, abbinato alla trazione posteriore con differenziale autobloccante e a uno svelto e preciso cambio manuale a sei marce. Alla fine del 2020 debutta il modello di seconda generazione: rimodernato nella linea, resta fedele al motore boxer aspirato, che cresce nella cilindrata (2,4 litri), nella potenza (231 CV) e nella coppia massima (da 205 a 250 Nm).