L’IMPORTANZA DELL’IDROGENO - Abbiamo avuto modo di guidare in anteprima la nuova Toyota Mirai, la berlina a emissioni zero della casa giapponese, giunta alla seconda generazione. Da noi sarà in vendita da metà 2021: il prezzo non è stato annunciato, ma sappiamo che in Germania l'auto costerà 64.000 euro. Tuttavia, ne arriveranno poche, perché qui manca una vera rete di distribuzione dell’idrogeno (che, stivato in un serbatoio ad alta pressione, genera corrente grazie alle fuel cell e, dopo essersi combinato con l’ossigeno presente nell’aria, aziona un motore elettrico che muove la vettura). In Italia, infatti, l’unica stazione di rifornimento aperta ai privati è ancora quella di Bolzano, ma altre potrebbero sorgere nei prossimi anni in virtù della semplificazione normativa del 2018, che ha ridotto i vincoli alla costruzione dei nuovi impianti equiparando finalmente il nostro Paese agli altri del Vecchio Continente.
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Prima di parlare della Toyota Mirai, ricordiamo che all’idrogeno è dedicato un importante progetto dell’Unione europea, che nel suo piano strategico del luglio scorso ne fa un elemento-chiave per la riduzione delle emissioni di CO2 (l’anidride carbonica responsabile dell’effetto serra). Si tratterà, secondo il documento dell’Ue, di svilupparne la produzione fino a un milione di tonnellate entro il 2024, per poi salire a dieci milioni entro il 2030; parliamo di idrogeno verde, quello generato mediante elettrolisi da fonti rinnovabili, non dagli idrocarburi e dai combustibili fossili, che non risolvono il problema della CO2. Interessante, a questo proposito, anche il progetto della Snam, per portare in Italia (e in tutta Europa) idrogeno da produrre nel Nord Africa attraverso impianti a energia solare; l’idea è di avvalersi della propria rete di trasporto e distribuzione del gas. L’Eni, invece, sta investendo nella riconversione green delle raffinerie di Porto Marghera e di Gela, e ha appena annunciato un progetto pilota in collaborazione con l'Enel per la realizzazione di elettrolizzatori alimentati da energia rinnovabile.
NUOVA PIATTAFORMA - Torniamo alla Toyota Mirai per dire che la vettura è piuttosto diversa da quella della prima generazione, lanciata nel 2014. E non soltanto per la linea, che risulta più gradevole e slanciata, anche perché i quasi cinque metri di lunghezza si accompagnano alla riduzione di 7 cm in altezza (ne misura 147) e al notevole aumento (14 cm, per un totale di 292) del passo. Il nuovo modello è basato sulla piattaforma modulare GA-L che i progettisti Toyota hanno pensato sostanzialmente con l’obiettivo di migliorare l’autonomia e l’abitabilità, oltre alla piacevolezza di guida. Ci sono arrivati tagliando il peso e le dimensioni di tutti i componenti, e spostando la nuova cella a combustibile da sotto il pianale al vano anteriore (comprese le pompe dell’acqua, l’intercooler, l’aria condizionata, i compressori dell’aria e la pompa di ricircolo dell'idrogeno). Invece, la batteria ad alta tensione e il motore elettrico sono sopra l’asse posteriore.
FA MOLTA PIÙ STRADA - Il risultato? La nuova Toyota Mirai ha un abitacolo più ampio, con cinque comodi posti a sedere. Ma, soprattutto, mette a segno un significativo aumento (+30%, stando ai dati ufficiali) dell’autonomia: da due, i serbatoi dell’idrogeno (con struttura multistrato rinforzata) diventano tre, garantendo, sempre secondo la casa, di percorrere ben 650 chilometri con un “pieno”. Naturalmente, anche la nuova batteria agli ioni di litio (anziché al nichel-metallo idruro) fa la sua parte: è più compatta, eppure offre una resa migliore e prestazioni superiori. Per quanto riguarda, nello specifico, le celle a combustibile, sono state sviluppate appositamente (come pure il convertitore di potenza) per la piattaforma GA-L. Il gruppo utilizza ancora un polimero solido, ma più piccolo e con meno celle (330 invece di 370). La densità di potenza specifica è di ben 5,4 kW/l, senza tenere conto delle piastre terminali, e la potenza massima passa da 114 a 128 kW. Tra l’altro, spiegano alla Toyota, migliorano nettamente le prestazioni alle basse temperature: ora l’avvio è possibile anche a -30 °C.
GRANDE EQUILIBRIO - Il layout del gruppo propulsore (fuel cell davanti, motore elettrico e batteria dietro) è pensato per conferire alla nuova Toyota Mirai una distribuzione delle masse equamente ripartita tra l’avantreno e il retrotreno. Ne consegue una notevole stabilità, cui concorre il baricentro basso dovuto alla disposizione a “T” dei serbatoi dell’idrogeno, con quello più lungo montato longitudinalmente sotto il pianale e i due più piccoli lateralmente sotto i sedili posteriori e il bagagliaio. L’accresciuta rigidità torsionale, ma soprattutto le nuove sospensioni a bracci multipli che sostituiscono il McPherson anteriore e la barra di torsione posteriore del vecchio modello, si traducono in un miglior controllo della vettura.
La taratura delle sospensioni è un po’ più rigida e le barre antirollio hanno uno spessore maggiore, ma attenzione: la Toyota Mirai è soprattutto un’auto confortevole. Ben rifinita, ha una plancia particolare che ospita lo schermo del cruscotto configurabile e il display centrale dedicato all’infotainment e alla visualizzazione di controllo del sistema elettrico di trazione; dal largo mobiletto centrale si sviluppa la consolle “a onda” con la piccola cloche di comando per la marcia avanti e indietro, il selettore delle modalità di guida e i comandi del “clima” automatico bizona; nella plancia, di fronte al passeggero anteriore, si apre una lunga bocchetta di ventilazione. Silenziosissima (l’aerodinamica è davvero curata, con sottoscocca interamente rivestito), la Toyota Mirai va guidata senza stress, godendosi una progressione fluida e lineare, e l'eccellente risposta del gruppo propulsore a tutte le andature.
L’INQUINAMENTO? SE LO “BEVE” - Le grandi ruote di misura differenziata per l’avantreno e il retrotreno “calzano” pneumatici (rispettivamente, 235/55 R 19 e 245/45 R 20) con bassa resistenza al rotolamento. Un ulteriore segno di rispetto ambientale per la Toyota Mirai. Ma il massimo, sotto questo profilo, sta in un’ulteriore innovazione firmata Toyota: questa vettura va oltre il concetto di “emissioni zero”; di fatto, è un’auto a “emissioni negative”, perché mentre si muove ripulisce l’ambiente grazie a un filtro catalizzatore inserito nella presa d’aria destinata ad alimentare la cella a combustibile. In pratica, una carica elettrica sull'elemento filtrante in tessuto-non tessuto cattura le microscopiche particelle sospese nell’atmosfera, dal biossido di zolfo agli ossidi di azoto, al temutissimo particolato PM 2,5. Il dispositivo, affermano i tecnici della casa giapponese, rimuove dal 90 al 100% delle particelle tra 0 e 2,5 micron di diametro dall’aria che affluisce alle celle a combustibile.