4 ANELLI VINCENTI - Per l’undicesima volta l’Audi ha messo la sua firma nell’Albo d’Oro della 24 Ore di Le Mans, la classica che più classica non si può. A vincere è stato lo stesso equipaggio che aveva vinto l’anno scorso, composto dal francese Benoit Tréluyer, lo svizzero Marcel Fässler e il tedesco André Lotterer. Con la loro Audi R18 e-tron quattro, i tre hanno compiuto 378 volte il giro del circuito di Le Mans, lungo 13,629 chilometri, per un totale di 5.151,76 km, alla media di 214,5 km/h (contando anche i 41 minuti delle 33 soste ai box effettuate dalla vettura per rifornimenti, cambio gomme e riparazioni per problemi; non considerando le soste, la media è di 220 km/h). Dietro alla R18 e-tron quattro dei vincitori, un’altra vettura uguale, il cui equipaggio comprendeva anche l’italiano Dindo Capello. Dietro le due “gemelle” R18, un’altra Audi, la R18 Ultra. L’Audi vincente, la numero 1, ha anche fatto segnare il miglior tempo sul giro, con Lotterer che ha girato in 3’23”787, alla media di 240,8 km/h.
LA VERA NOVITÀ - Ma se tutto ciò è importante, sicuramente l’aspetto più rilevante della 24 Ore di Le Mans 2012 (l’80esima) è che l’Audi ha conquistato il successo con un prototipo a motorizzazione ibrida diesel-elettrica. Una prima volta molto importante, che tra l’altro illustra la versatilità dell’Audi, che a Le Mans vinse con i prototipi a benzina, poi è stata la prima casa a vincere con il turbodiesel, e ora ha regalato un magnifico debutto vincente alla motorizzazione ibrida.
IBRIDO ANCHE DAL GIAPPONE - E l’ibrido non è stato portato a Le Mans soltanto dall’Audi. Due vetture ibride sono state iscritte anche dalla Toyota, le due TS 030 Hybrid. Purtroppo entrambe sono uscite di scena anzitempo, e quel che è più rincresce, non per rotture e malfunzionamenti, ma per incidenti. Una è stata protagonista di uno spaventoso volo: il suo pilota Anthony Davidson ha avuto un malinteso con il pilota di una Ferrari ed è uscito di pista in maniera rovinosa. Pilota in ospedale e vettura irrecuperabile. L’altra è uscita di scena per un’altra toccata.
CONFRONTO RIMANDATO - Peccato per i due ritiri, perché finché le due auto ci sono state, il confronto con l’Audi è stato molto vivace, con la Toyota che si è anche trovata in testa. Oltre che per i normali e ovvi motivi agonistici, il confronto è stato molto interessante per le differenti soluzioni adottate dalle due case per realizzare le rispettive “ibride” da corsa. Un confronto che comunque è stato solo rimandato.
IBRIDO SECONDO AUDI - L'Audi ha messo a punto una vettura che dispone di un turbodiesel V6 di 120 gradi, sovralimentato con due turbine Garrett fino a una pressione di 2.8 bar. La potenza massima erogata da questo motore è di 375 kW (510 CV). Oltre all’unità turbodiesel l’Audi R18 e-tron quattro è dotata di un dispositivo un motore-generatore elettrico, il quale ad ogni frenata accumula energia elettrica che poi impiega per azionare un volano che comanda le ruote anteriori facendo divenire la R18 una vettura a quattro ruote motrici e aumentando la potenza di altri 150 kW.
IBRIDO SECONDO TOYOTA - La Toyota TS 030 (foto qui sopra e sotto) invece sviluppa al massimo livello il sistema ibrido della Toyota, in questo caso basato su un V8 di 90°, di 3,4 litri di cilindrata, alimentato a benzina, a cui sono abbinate due unità elettriche che intervengono sia sulle ruote posteriori che su quelle anteriori. Da notare che la Toyota TS 030 è stata la vettura più veloce della gara, raggiungendo la velocità di 330,1 km/h. La migliore delle Audi ibride ha toccato i 326,1 km/h.
UNA LUNGA TRADIZIONE - Con questa vittoria dell’auto ibrida, la 24 Ore di Le Mans si conferma come forse il più importante banco di prova sportivo per lo sviluppo delle automobili. D’altra parte per la classicissima della Sarthe (la regione di Le Mans) si tratta di una questione che ha nel dna: la prima edizione, il “Grand Prix d’Endurance de 24 Heures” disputatosi il 26 e 27 maggio del 1923 fu organizzato con l’intento di cercare la migliore prestazione degli impianti di illuminazione, fondamentali nelle ore notturne per tenere una velocità sostenuta.
UN PO' D'ITALIA - Infine, è da segnalare l’enorme partecipazione di pubblico, con oltre 240 mila spettatori, di ogni nazionalità, a fronte di una partecipazione eccezionale delle Case in gara, testimonianza di un rilievo enorme non solo sul piano sportivo. Onore all’Audi che forse se sta avendo i successi commerciali che ha, lo deve anche alla determinazione con cui partecipa agli eventi che contano davvero. Così come onore alla Ferrari, che seppur assente nella massima categoria dei prototipi, ha vinto con la 458 della AF Corse nella categoria delle Gran Turismo con Fisichella, Bruni, Vilander.