L’auto, con all’attivo circa 77.000km, non ha viaggiato molto ed è stata spesso conservata in box, motivo per cui gli interni si sono abbastanza ben conservati in questi 14 anni. La qualità generale, ad una prima disamina, non sembra peraltro malaccio; le plastiche, fatta eccezione per la grande palpebra centrale che è di materiale soft touch, sono dure ma assemblate tutto sommato robustamente. Ciò che invece ha davvero un’ottima resa è proprio l’impatto estetico in sé; la prima volta che ci sono salito pensavo di essere su una vettura di categoria superiore, grazie a dettagli estetici ben congeniati: la presenza di cromature attorno alle bocchette dell’aria e alla cloche del cambio, con pomello in alluminio, nonché sulla terza razza del volante, i sedili misto alcantara, la differenza cromatica con alcuni portaoggetti posti proprio sotto la grande palpebra centrale; sotto questo punto di vista plauso a Citroën per l’ottima lavorazione estetica degli interni. Altri grandi pregi di questa C3 Picasso sono la visibilità, data dalla ampissima vetratura anteriore divisa in 3, dai montanti ben studiati, da un lunotto squadrato e ben inquadrato nello specchietto retrovisore centrale, e lo spazio interno; quest’ultimo mi ha davvero sbalordito, pur essendo una vettura lunga neanche 4,10 m riesce a consentire di viaggiare agiatamente a 5 occupanti, e a parte l’abitabilità generale (io sono 1,83 e dietro di me poteva viaggiare bene un altro me), anche il tunnel centrale posteriore ha un’altezza davvero risicata tanto che il pavimento è quasi piatto; non da ultima, buona anche la capacità del bagagliaio, pari a 385 litri, con una soglia di carico comoda e poco alta. I sedili sono molto comodi, tarati alla francese, ma sono tuttavia poco avvolgenti; poco male, non è una vettura con cui darsi alla sportività, ma non è comunque raro ballonzolare un po’.
Veniamo alla posizione di guida, che è molto rialzata e perciò adatta sicuramente per chi è più attempato. Il volante a tre razze, rispetto alla mia Golf 7, ha un diametro più grande, una parte centrale più imponente, e la corona del volante, in pelle, è assai più massiccia; bello sia il contrasto cromatico delle impunture, che sono bianche, sia la differenza tattile, con alcune parti in pelle traforata e dalla percezione ruvidina; la pelle della mia Golf, per quanto bellisssima, è molto più liscia e soprattutto in estate un po’ appiccicosa. Il volante è altresì regolabile in altezza e in profondità, e su questa parte luci ed ombre: ho senza dubbio apprezzato che il cruscotto, essendo posto al centro plancia e non davanti alla visuale, mi possa consentire di regolare il piantone parecchio in basso per una guida più comoda e meno stancante per le braccia, tuttavia non è confortato dal fatto che l’escursione della profondità non è invece così estesa, motivo per cui mi sono ritrovato a guidare col volante basso e con il braccio eccessivamente disteso; poco male, ci si fa l’abitudine, semplicemente sulla mia Golf sono avvezzo a tenere il braccio più angolato e le gambe più distese. Comodissima la posizione del cambio (su cui però aprirò un capitolo funzionalità nella scheda successiva) in una posizione elevata e comodamente posta alla stessa linea dell’agevole bracciolo centrale ripiegabile. Il pannello centrale è parecchio inclinato rispetto alla plancia, ed è rivestito in una plastica nero lucida, bella da vedere ma molto sensibile alla polvere (ci sono ahimè abituato sulla mia Golf), che riporta in alto il climatizzatore automatico bizona e in basso l’autoradio con lettore CD e comandi del computer di bordo, con altresì sotto un piccolo vanetto per poggiare telefonini o oggettucoli vari. Suggestivo il cruscotto completamente digitale posto al centro della plancia, diviso in tre grandi quadranti rettangolari: a sinistra troviamo il piccolo contagiri semicircolare, il tachimetro meramente in digitale a caratteri molto grandi, le informazioni sul cruise, i km parziali e totali, e l’indicatore della benzina a tacchette; al centro invece abbiamo il computer di bordo con le info, che possono essere cambiate con un pulsante posto sui comandi dei tergicristalli, del consumo medio e istantaneo, la data, l’autonomia residua, i km percorsi dalla partenza ed altro. Diversi vani portaoggetti sparsi nell'abitacolo, tutti non rifiniti ma comunque capienti.
Veniamo ai difetti che ho riscontrato. anzitutto all’esterno, ho storto il naso vedendo che i fascioni dei paraurti non erano di plastica grezza ma era tutto verniciato come il resto della carrozzeria, e benchè esteticamente ammicchi, per un’auto pensata anche per la città non è forse il massimo; alcune plastiche interne hanno risentito del caldo e del sole, mi riferisco a quelle dei comandi dei vetri, che sono diventate appiccicose e si sono rovinate, e considerando che l’auto non ha neanche 100.000km, forse potevano essere progettate meglio. Proseguendo, ho trovato la collocazione dell’autoradio troppo in basso e questo porta ad una distrazione dalla guida. A onor del vero, dietro il volante sono posti due satelliti che comandano rispettivamente, a sinistra il cruise control, e a destra il cambio traccia e il volume; per cui in realtà basterebbe usare quest’ultimo come azionamento per ovviare al problema della radio. Sebbene siano nascosti sotto il volante, e ad un primo approccio siamo effettivamente molto scomodi da azionare, in realtà con l’abitudine ci si orienta tranquillamente e diviene un comando agevole. Il pomello del cambio è rivestito in alluminio, con una resa estetica sicuramente impattante, ma ad usarlo d’estate, specie lasciando l’auto al sole, è come appoggiare la mano sulla pentola della cottura della pasta. Il difetto forse più fastidioso è dato dal cruscotto centrale, che è evidentemente stato assemblato molto male rispetto al resto della carrozzeria, perché crea scricchiolii davvero davvero fastidiosi. Per ultimo I sedili anteriori, eleganti per via dell’alcantara ma non mi hanno poi trasmesso quel senso di durevolezza rispetto al resto della carrozzeria, ma questa rimane solo una mia impressione.