Il circuito del Bahrain è una vera e propria cattedrale nel deserto, fortemente voluta dall'erede al trono Sheikh Salman bin Hamad Al Khalifa e finanziato da vari fondi d'investimento che fanno capo al Governo locale: impossibile che attiri un gran numero di spettatori (infatti l'impianto prevede una capienza di 50.000, pochini in assoluto), ma altrettanto difficile che non faccia gola alla Federazione, vista l'importanza del mercato auto dell'Arabia Saudita e delle regioni circostanti, tra cui proprio il Bahrain (che dell'Arabia costituisce un enclave). Il disegno è opera di Hermann Tilke, le curve spaziano dal lento al medio-veloce. Conta molto la trazione delle monoposto, tanto più per la presenza del vento che spesso porta sabbia in pista; queste due variabili impongono anche una certa flessibilità nelle strategie di gara ai team, specie per quanto riguarda il numero dei pit-stop. La frenata in fondo al rettilineo d'arrivo, che conduce a un tornantino, è un ottimo punto per superare; le curve 9 e 10 non offrono riferimenti visivi sul punto di corda e richiedono ai piloti sensibilità ed esperienza. Da qualche anno è stata anticipata alla seconda data del Mondiale e nel 2019 è stato teatro della prima delle tante vittorie che hanno portato Hamilton al sesto titolo mondiale.