SALVINI RASSICURA - Nei giorni scorsi, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini ha scritto una lettera al direttore della Gazzetta dello Sport, intervenendo su un tema molto dibattuto riguardante il nuovo Codice della Strada: la revoca della patente in caso di positività ai test antidroga. Per il nuovo Codice chiunque venga sorpreso al volante e risulti positivo al test, a prescindere se ciò influisca o meno sulle sue capacità di guidare, viene punito con la revoca della patente fino a 3 anni. Una norma che, in molti, ha sollevato dubbi di costituzionalità (qui per saperne di più). A tal proposito il segretario della Lega ha precisato che “chi assume medicinali prescritti dal proprio dottore, seguendo le indicazioni e le dosi corrette, non ha nulla da temere”.
VALE QUANTO SCRITTO - Un’interpretazione del ministro che, tuttavia, non trova riscontro sulla carta. Così com’è stato modificato, il nuovo articolo elimina la discriminante dello stato di alterazione, occupandosi generalmente di chiunque guidi “dopo aver assunto sostanze stupefacenti o psicotrope”: nessun comma della legge esclude dai provvedimenti chi le abbia assunte per scopi terapeutici sotto prescrizione medica. Non esistendo la deroga, il giudice è tenuto a dare la propria sentenza in base alla legge così come pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, equiparando quindi chi ha assunto farmaci prescritti a tutti gli altri casi. Salvini aveva annunciato a inizio dicembre un imminente confronto sul tema, che avrebbe dovuto portare a una deroga ufficiale per i pazienti, ma dopo l’annuncio non ci sono state novità concrete se non le dichiarazioni sui media del ministro.
DEROGA DIFFICILE DA GIUSTIFICARE - Del resto, secondo alcuni giuristi, una norma che consenta di esentare questo tipo di guidatori sarebbe difficile da giustificare. Il nuovo Codice della Strada introduce infatti un grado pericolosità per chiunque sia positivo alle sostanze, a prescindere dalla sua legalità (la stessa droga, legale o illegale, ha i medesimi effetti sulla capacità di guidare) e quindi una deroga per i pazienti sarebbe illegittima, perché tratterebbe in modo diverso cittadini nelle stesse condizioni. Secondo gli esperti, l’unico modo per affrontare questo problema sarebbe quello di cancellare del tutto la norma nel CdS e trattare la questione con una riforma a parte slegata dalla sicurezza stradale, introducendo l’uso di droghe al di fuori del controllo medico come reato (per la legge attuale il semplice utilizzo di stupefacenti non è punito penalmente).
PSICHIATRI PREOCCUPATI - Intanto la Società Italiana di Psichiatria lancia l’allarme per i pazienti: “Antidepressivi, ipnoinducenti, ansiolitici e tutte le principali terapie per pazienti con malattia mentale non possono essere considerate dal nuovo Codice della Strada alla stregua di sostanze stupefacenti”. Secondo gli psichiatri, la riforma rischia di generare confusioni, portando diversi molti pazienti a sospendere le cure pur di poter continuare a guidare: “Le evidenze cliniche sono univoche nel ritenere più sicuro guidare dopo aver dormito la notte, pur avendo assunto un sonnifero a dosaggi adeguati e sotto controllo medico che affrontare la strada dopo una notte insonne. Lo stesso vale per una persona in una condizione di benessere in trattamento con antidepressivi piuttosto che soggetti non curati ed in gravi condizioni di malattia”.