A CACCIA DEI PM10 - Avrebbe dovuto limitare di molto le emissioni dei motori a combustione, ma la nuova normativa Euro 7 è uscita parecchio annacquata dalla discussione nelle sedi del potere europeo, mantenendo di fatto gli stessi limiti di emissioni allo scarico imposti dall’Euro 6. Vengono però introdotti altri fattori, riguardanti il particolato proveniente da pneumatici e freni. Entro la fine dell’anno, la Commissione Europea produrrà un rapporto per rivedere i metodi di misurazione: l’ultima proposta prevede un limite di 3 mg/km per i PM10, vale a dire il particolato con diametro inferiore a 10 micron. Si tratta di particelle molto piccole (per confronto, un capello umano ha un diametro di 50-60 micron), ma con effetti potenzialmente molto dannosi per il sistema respiratorio.
COME SI FA? - Si tratta della prima volta che una normativa mette dei limiti di questo tipo, quindi sono una novità assoluta per le aziende che devono ora avere a che fare con i nuovi paletti. Tuttavia non si parte da zero: la Michelin, per esempio, conduce studi sui particolati derivanti dall’usare dei pneumatici da 20 anni. L’azienda francese misura i PM10 con una sorta di grande aspirapolvere e un sistema di misurazione a due stadi (vedi schema qui sotto).
Si inizia aspirando l’aria dalla parte anteriore dell’auto, per misurare il particolato ambientale che proviene dall’esterno: il dato ottenuto viene poi confrontato con i campioni prelevati direttamente dietro il pneumatico. Ogni campione passa attraverso un sistema di filtraggio trainato dietro all’auto, che intrappola le particelle a seconda delle dimensioni, da 10 micron a 6 nanometri (6 miliardesimi di metro). Si passa quindi alla separazione, che consente attraverso un processo di pirolisi di identificare la fonte delle particelle in ciascuno dei filtri, isolando quelle provenienti dai pneumatici. Il campionamento finale quantifica, in base alle dimensioni le proporzioni delle particelle.
LE AZIENDE AL LAVORO - La Michelin assicura di produrre meno dell’1% del PM10 e meno dello 0,6% del PM2,5 totale, la cui miscela risulta per metà dalla gomma e per l’altra metà da minerali e altri materiali della superficie stradale. L’azienda condivide la progettazione delle sue attrezzature con il resto dell’industria del settore. Parallelamente, l’Associazione europea dei produttori di pneumatici e gomma ha in programma nel corso dell’anno di condurre uno studio su larga scala insieme a un ente terzo indipendente.