LE RAGIONI DEI TAGLI - Nell’ambito di una riorganizzazione che porterà lo spostamento di alcune attività aziendali negli Stati Uniti, la Ford ha annunciato un nuovo ridimensionamento della propria forza lavoro in Europa. Il taglio dei lavoratori, si apprende nell’ultima nota diramata dal consiglio di fabbrica della filiale tedesca del colosso americano e dal sindacato IG Metall, interesserebbe in particolare le fabbriche tedesche. In totale, i posti di lavoro a rischio sono 3200: 700 posizioni nell’amministrazione e 2.500 nello sviluppo del prodotto. Le ragioni alla base dei nuovi tagli, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa britannica Reuters, sarebbero legate soprattutto alle crescenti difficoltà dell’Ovale Blu nel fronteggiare l'aumento dei costi delle materie prime necessarie per costruire le batterie dei veicoli elettrici. Difficoltà inevitabilmente inasprite dal rallentamento dell’economia statunitense ed europea, alla quali si sommano, inoltre, gli effetti negativi della guerra dei prezzi innescata a inizio anno dalla Tesla.
LA SITUAZIONE A COLONIA - Dei piani di riduzione della forza lavoro i dipendenti della fabbrica Ford di Colonia, dove lavorano circa 14.000 persone e nella quale il colosso di Detroit lo scorso anno ha annunciato di voler investire due miliardi di dollari per produrre un nuovo modello al 100% elettrico al posto della Fiesta, che andrà in pensione la prossima estate dopo ben 47 anni (leggi qui la sua storia), sono stati informati dai sindacati durante il consiglio di fabbrica di ieri. Il portavoce tedesco della casa americana non ha rilasciato dichiarazioni al riguardo, limitandosi a ribadire quanto già spiegato lo scorso venerdì. E cioè che l’accelerazione verso la transizione elettrica sta ponendo l’azienda di fronte alla necessità di attuare nuovi cambiamenti strutturali.
PIÙ ELETTRICO, MENO OPERAI - In Europa la Ford ha da poco stretto un accordo con la Volkswagen, (qui la news) per costruire sulla piattaforma MEB del colosso tedesco 1,2 milioni di auto in sei anni. Ma a Detroit, in parallelo, stanno portando avanti altri due progetti nel Vecchio Continente, oltre alla produzione di sette nuovi modelli a batteria: in programma ci sono anche un impianto per l’assemblaggio di accumulatori in Germania e un’alleanza per fabbricare pile al nichel in Turchia. Tra i 45.000 dipendenti europei, rischia di restare senza lavoro anche una parte di quelli impiegati in Spagna e nell’impianto tedesco di Saarlouis, dove la conversione della produzione in elettrico ha ridotto la necessità di manodopera qualificata nell’assemblaggio dei veicoli.