NON SI FARÀ - Quelle che una settimana fa erano indiscrezioni, oggi sono diventate decisioni ufficiali: la fusione tra Nissan e Honda, che avrebbe dovuto dar vita al terzo costruttore automobilistico mondiale, non si farà. Tuttavia le aziende collaboreranno ugualmente per lo sviluppo di veicoli intelligenti ed elettrificati, dando continuità all’alleanza annunciata nel marzo del 2024 (qui per saperne di più). Ma cos’ha fatto saltare l’accordo?
HONDA VOLEVA DI PIÙ - A quanto si apprende dalle notizie che arrivano dal Giappone, a cambiare le carte in tavola sarebbe stata la volontà della Honda di rendere la Nissan una sua sussidiaria, modificando il memorandum d’intesa siglato a dicembre. La Honda avrebbe quindi nominato la maggioranza dei manager e il ceo della nuova società. La Nissan sta attraversando un momento difficile, che l’ha spinta ad annunciare a novembre il passaggio alla “modalità d’emergenza”, con un taglio previsto di 9.000 posti di lavoro e alla rinuncia del 20% della sua capacità produttiva per risparmiare circa 3 miliardi di euro. Secondo la Honda, la nuova struttura societaria avrebbe consentito una soluzione più rapida alla crisi della Nissan. Tuttavia il consiglio di amministrazione della Nissan non avrebbe sostenuto questo cambio di direzione, opponendosi alla fusione e ritirandosi dai colloqui.
L’OMBRA DELLA FOXCONN - Secondo alcuni analisti la fusione tra due aziende, che spesso hanno prodotti negli stessi segmenti di mercato, sarebbe stata rischiosa senza modificare in modo significativo la proposta di una delle due. Tuttavia per entrambe, l’aumento della concorrenza soprattutto cinese continua a rendere necessaria l’individuazione di nuovi partner per restare competitive. La Nissan può contare ancora sulla Renault, che possiede sempre il 15% delle azioni, ma sull’azienda giapponese è forte l’interesse del gigante tecnologico taiwanese Foxconn, che si è ufficialmente dichiarata aperta alla cooperazione, pur negando la volontà di acquistare parte delle quote societarie. Più punti interrogativi lascia invece la situazione della Honda, che da sempre ha voluto mantenere la propria autonomia, evitando di condividere il capitale con altre aziende: secondo alcuni analisti questa posizione potrebbe rivelarsi un boomerang alla ricerca di nuove sinergie.